laR+ Ticino

Riforma fiscale, ‘un muro di firme e di opposizione agli sgravi’

Sinistra e sindacati consegnano oltre 10mila firme per il referendum contro la revisione della Legge tributaria: ‘Si taglia e si fanno sconti ai ricchi’

In sintesi:
  • Sirica: ‘Mai visto una raccolta firme andare così bene’
  • Gargantini: ‘Sembra uno scherzo di carnevale proporre questa riforma in questo momento, invece non è così’
  • Gli altri partiti: ‘Se non passa la riforma, più imposte per tutti’. La replica: ‘Foglia di fico, i Comuni alzerebbero il moltiplicatore’
Oggi a Bellinzona
(Ti-Press/Golay)
9 febbraio 2024
|

Sinistra e sindacati parlano di "muro di opposizione" alla riforma fiscale votata dal Gran Consiglio lo scorso dicembre, ed effettivamente complice la pioggia battente che cade su Bellinzona l'immagine è proprio quella. L'entrata di Palazzo delle Orsoline è stipata di scatole con le firme – ne sono state raccolte oltre 10mila – e appartenenti alle molte sigle che, con il comitato ‘Stop ai tagli’ hanno deciso di chiamare alle urne la popolazione ticinese contro la revisione della Legge tributaria che prevede la riduzione del prelievo sulle tasse per donazioni e successioni, un aumento delle deduzioni per le spese professionali, misure in favore del trapasso delle aziende (e fin qui la sinistra potrebbe ascoltare), ma anche due provvedimenti fortemente divisivi e che hanno polarizzato le opinioni: lo sconto d'imposta generalizzato dell'1,6% per compensare il ritorno del coefficiente cantonale d'imposta al 100% – che fece salire sulle barricate, poi ridimensionate, i Comuni per via dei riflessi a livello di imposta comunale in calo – e, soprattutto, l'abbassamento progressivo da qui al 2030 dell'aliquota massima dal 15 al 12%. Insomma, i famosi sgravi ai più abbienti.

‘Vogliamo vincere per dare equilibrio alle finanze cantonali’

E il "muro di opposizione" pare bello compatto. «In dieci anni che sono nella direzione del Ps non ho mai visto un referendum andare così bene», afferma convinto in entrata il copresidente socialista Fabrizio Sirica: «Basti pensare che il primo sabato di raccolta firme, e non esagero, al mercato di Bellinzona c'erano le file e troppi pochi formulari». Questo perché per Sirica «la popolazione è davvero consapevole del tema, abbiamo sottolineato a più riprese l'importanza e le contraddizioni di una riforma fiscale che arriva in un momento dove si volevano tagliare i sussidi di cassa malati, si taglia sugli istituti per invalidi, sui docenti con una misura gravissima introdotta nel Preventivo all'ultimo minuto. E in questo stesso periodo – tuona ancora il copresidente del Ps – con questi sgravi si vorrebbero regalare milioni di franchi a chi guadagna più di 30mila franchi al mese». L'intento è chiaro, combattere: «Spingeremo il più possibile in vista della campagna per la votazione del referendum a giugno, che vogliamo assolutamente vincere non per noi ma per dare maggiore equilibrio alle finanze cantonali. Non è possibile regalare soldi alla fascia di popolazione che dovrebbe, invece, essere lei a dare un contributo di solidarietà. Questo muro con le firme rappresenta un muro di opposizione a questi tagli che le piazze del 22 novembre e del 20 gennaio hanno detto di non volere».

Unia e Ocst compatti

A ruota e pronto alla lotta è Giangiorgio Gargantini, segretario di Unia: «È vero che l'ambiente carnevalesco che ci circonda farebbe pensare che sia uno scherzo il proporre questa riforma fiscale in questo periodo, ma è uno scherzo malriuscito». Il biasimo di Gargantini si estende però anche al governo, considerato come «il Consiglio di Stato di Berna ha rinunciato ai previsti tagli fiscali a fronte della situazione economica insicura. Saremo pronti alla battaglia alle urne, a combattere in questa campagna permanente, come lo siamo stati tutti in queste settimane».

Sul fronte sindacale anche il futuro segretario dell'Ocst Xavier Daniel è in trincea: «Il problema è che si va a ridurre le entrate, soprattutto sgravando le fasce più alte. Si impoveriscono i Comuni, che avranno una perdita e non ci pare il momento più opportuno per intervenire in questo modo. È talmente palese...».

Per il co-coordinatore e deputato dei Verdi Marco Noi il punto di partenza è che «il Consiglio di Stato fa appello all'unità per salvare i conti dello Stato e riportarli in equilibrio, ma se tutti devono contribuire lo facciano anche i ricchi. Qui il dato di fatto è che ai ricchi si fanno degli sconti, e se si fa parte di una collettività devono partecipare agli sforzi anche i più abbienti». Così come «è una balla» il fatto che «tutti siano toccati dalle misure di rientro».

A far parte del comitato referendario ‘Stop ai tagli’, in ordine rigorosamente alfabetico, Associazione Atlas, Coordinamento donne della sinistra, Forum alternativo, Giovani Verdi, Gioventù comunista, Gioventù socialista, Mps, Ocst, Pc, Pop, Ps, Più donne, Sev, Sisa, Sit, Ssm, Syndicom, Unia, Uss, Verdi, Vpod.

Gli altri partiti

‘Un no alle urne? Più imposte per tutti’

Il presidente del Plr Alessandro Speziali, interpellato da ‘laRegione’, resta fermo sulle sue posizioni: «Questa riforma contiene tante misure che vanno a sostegno del ceto medio, e anche quella che serve per trattenere e attirare sul territorio grandi contribuenti. Quelli che, spesso, aiutano a tirare grandi capitali che si traducono in più imposte pagate». Misura contestata in toto dai referendisti, ma sulla quale Speziali ricorda: «Per renderla più sostenibile è stata spalmata nel tempo, e sembra che nel grande dibattito sulle finanze sia tutta colpa della riforma fiscale e della misura per i più abbienti. La risposta è ‘no’. È inutile vedere in questa riforma tutti i problemi del Ticino, anzi – riprende il presidente del Plr – non ci fa diventare un paradiso fiscale, ci avvicina solo alla media perché intanto gli altri cantoni stanno lavorando. Dire che questa riforma è la madre di tutti i mali è creare alibi per non affrontare il fatto che le spese continuano ad aumentare». In più, e sarà palesemente il refrain della campagna da parte dei favorevoli, «se viene bloccata questa riforma, la traduzione sarà un aumento di imposte per tutti vista la mancata compensazione del ritorno al 100% del coefficiente cantonale d'imposta».

Dal canto suo, il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni (che sospende ancora il giudizio sulla riforma) rileva come «non sorprende che abbiano raccolto così tante firme, dato che questa riforma è cascata in un periodo quantomeno improvvido». Ciò detto, «nel frattempo alcuni provvedimenti come il taglio ai sussidi di cassa malati sono stati tolti dal parlamento, quindi sarà un'operazione meno iniqua di quel che poteva sembrare quando è stata approvata dal parlamento. Resta il fatto che da qui al voto del referendum dovremmo avere qualche informazione in più da parte del governo su come pensa di risanare le finanze nel 2025. Sarà un elemento che avrà il suo peso nella votazione».

In casa Lega, la deputata Sabrina Aldi sottolinea come «si tratta di misure che permettono di compensare l'aumento del coefficiente senza le quali aumenterebbero le imposte per tutti». E no, «non è vero che sgraviamo i ricchi, la maggior parte di chi paga imposte trarrà beneficio da questa riformetta, o, meglio, da questi correttivi». Anche perché «bisogna considerare che a livello di concorrenza intercantonale il Ticino è agli ultimi posti, e serve agire in un'epoca dove la grande mobilità permette di spostare facilmente il domicilio fiscale dove è più conveniente: e quelli sono soldi che mancherebbero, punto fine e stop».

Come rispondono i referendisti? Sirica è nettissimo: «Partiamo col dire che l'aumento del 3% del coefficiente era già previsto e sarebbe scattato comunque. La riduzione dell'1,66% vorrebbe sgravare il ceto medio a livello cantonale e comunale ma è una foglia di fico. I Comuni hanno già detto che ci sarà un grave peggioramento: a Bellinzona 1,4 milioni di maggiori oneri, a Locarno sarà un milione. Non si pagherà con la tasca sinistra, ma con la destra perché inevitabilmente i Comuni saranno chiamati ad alzare il moltiplicatore».