laR+ L’intervista

Signore e signori, la punteggiatura

Il 10 gennaio al Teatro di Locarno, un evento organizzato dalla cattedra di Linguistica italiana dell’Uni di Basilea. A colloquio con Angela Ferrari

Ideale conclusione del progetto Agorà, finanziato dal Fondo nazionale svizzero
(Depositphotos)
28 dicembre 2023
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«Sembrerà un paradosso, ma di questi tempi la punteggiatura è un tema che interessa molto non solo i linguisti o in generale chi studia la lingua, italiana o altra che sia. Sempre più persone, per via del fatto che grazie ai social media scrivono sempre di più, si accorgono di non sapere utilizzare la punteggiatura e hanno sete di regole». Insomma, in epoca di sintesi, abbreviazioni, acronimi ed emoticon, c’è chi presta attenzione a punti e due punti, a virgole e punti e virgola e al resto, almeno, della dotazione di base.

Parliamo di punteggiatura con Angela Ferrari, locarnese di nascita, professoressa ordinaria di Linguistica italiana all’Università di Basilea e dal 2019 Accademica corrispondente della Crusca. Parliamo di punteggiatura e di ‘La punteggiatura, che spettacolo! Letture, riflessioni, performance attorno alla punteggiatura’, evento organizzato dalla cattedra di Linguistica italiana dell’ateneo basilese e che il Teatro di Locarno ospiterà il prossimo 10 gennaio dalle 17.30 alle 19.30. Si tratta dell’ideale conclusione del progetto Agorà, finanziato dal Fondo nazionale svizzero, nel quadro del quale un gruppo di studiosi ha interagito con diverse categorie di professionisti della parola: i giornalisti della carta stampata e della radio, i traduttori dei testi della Confederazione svizzera, gli insegnanti ticinesi e i loro allievi, gli operatori del web, gli scrittori. «È la conclusione di dieci anni di ricerca sulla punteggiatura, guardata da tutti i punti di vista possibili», spiega Ferrari. «L’obiettivo di Agorà è quello di portare la ricerca universitaria al di fuori dalle mura dell’università, per farla conoscere al pubblico».

C’è sete di punteggiatura, si diceva, un insieme di segni assai difficile da utilizzare. «Soprattutto la punteggiatura italiana, che a differenza di quella tedesca non segue regole grammaticali precise, ma è molto più libera e creativa: se in presenza di ogni frase subordinata in tedesco si mette una virgola, in italiano dipende dal tipo di subordinata, dalla gerarchia del messaggio, dal tipo di testo. La punteggiatura italiana, come del resto quella francese, spagnola e delle lingue romanze in generale, è complessa perché risponde al senso e non alle regole grammaticali, che sono molto poche. Anche una delle poche, quella che chiede di non mettere una virgola tra soggetto e verbo, può essere violata se ci sono ragioni comunicative per farlo». Viste le poche regole, dunque, non esiste un libretto delle istruzioni: «Per usare la punteggiatura correttamente, bisogna avere in chiaro la struttura del testo, la sua architettura, l’evoluzione del pensiero. È quanto è emerso dai miei studi, e da quelli di colleghi».

Sette scrittori, uno per decennio

Per parlare dell’evento locarnese partiamo dal momento finale, dalla presentazione di ‘La punteggiatura perduta e ritrovata. Pensieri liberi di sette scrittori e scrittrici della Svizzera italiana’ (Franco Cesati Editore, 2023). Il libro, curato da Angela Ferrari e Giulia Tonani, raccoglie le ‘confessioni’ di sette autori svizzeri su cosa significhi la punteggiatura nel lavoro di scrittura di ognuno di loro. Sette scrittori, uno per decennio a partire dagli anni 30: Anna Felder (1937-2023), Alberto Nessi (1940), Fabio Pusterla (1957), Claudia Quadri (1965), Vanni Bianconi (1977), Yari Bernasconi (1982) e Stella N’Djoku (1993). Spentasi lo scorso 15 novembre ad Aarau, Anna Felder non sarà tra gli ospiti della presentazione, a lei dedicata. Ferrari: «La riflessione di Anna è stata sin da subito centrata sulla difficoltà provata dai traduttori nel tradurre la sua punteggiatura, originale, creativa, ben diversa da quella francese e tedesca, più grammaticale, più ingessata». Traduttori a parte, «c’è sempre stata guerra tra scrittori ed editori, che si sono spesso eretti, questi ultimi, a padroni della punteggiatura, considerata come qualcosa di puramente meccanico». C’era una volta, e ancora c’è «la tendenza a correggere la punteggiatura all’autore come se si trattasse di un corpo estraneo all’autore stesso, qualcosa di esterno alla sua scrittura». Ferrari cita, a questo proposito, i saggi raccolti in Francia nel volume ‘A qui appartient la punctuation?’ (Doculot Louvain).

Non c’è un solo modo di usare la punteggiatura: «Un conto è punteggiare un testo di legge, un altro è punteggiare un romanzo, un altro ancora una comunicazione social. Ogni tipo testuale ha le sue peculiarità interpuntive, le sue abitudini». Le sue abitudini e, aggiungiamo, la sua portata artistica: «La gente pensa che la punteggiatura sia uguale per tutte le lingue, o che sia sempre stata così. Nel Seicento e nel Settecento non si punteggiava in italiano come si punteggia oggi, era una punteggiatura più vicina a quella tedesca, più regolamentata. Dalle nostre ricerche è risultato che, proprio come accade per il lessico, la morfologia, la sintassi, anche la punteggiatura italiana odierna è un livello linguistico di costruzione del senso: come gli altri tre, può essere utilizzata in modo standard o creativo».

Il libro ‘La punteggiatura perduta e ritrovata’ non ha pretese di assolutezza, conclude Ferrari. Per dirla coi segni, non mette il punto a nulla. «Si tratta di una raccolta di testimonianze, è una specie di gioco, nell’accezione più bella del termine, che gli scrittori coinvolti hanno accettato di fare. Sono saggi molto diversi, che rispecchiano la personalità dei vari scrittori. L’intervento di Fabio Pusterla è più accademico, Vanni Bianconi era di ritorno da un viaggio in Giappone e si è interrogato sulla sua personale percezione della punteggiatura del giapponese non conoscendo la lingua. Non c’è l’intenzione di mettere nessun punto, semmai i due punti…».

Le altre performance

Prima della presentazione del libro, il pubblico del Teatro di Locarno assisterà ad altre quattro performance legate al progetto Agorà: quella dedicata ai traduttori con lo spettacolo di mimo ‘Di punto in bianco. Bozzetto svirgolato’, animato da Giovanna Banfi, attrice e traduttrice, e Jean-Luc Egger, traduttore e giurilinguista. Seguirà la parte dedicata ai giornalisti con la messa in scena di un ‘Processo alla punteggiatura’, col ruolo di giudice affidato a Simone Fornara, professore alla Supsi di Locarno, chiamato a emettere sentenza sulla punteggiatura della carta stampata. Sarà poi la volta degli alunni della 2B della scuola media di Faido/Giornico, coordinati dall’insegnante Angela Fontana nella lettura de ‘La scomparsa di Puntoevirgola’, testo scritto dai colleghi di Morbio, vincitori (sotto la guida dell’insegnante Tiziano Conti) di un concorso sulla punteggiatura organizzato nelle scuole a inizio anno. Il finale è riservato al web, con la performance del giornalista Rsi Francesco Gabaglio, all’interno della quale verrà inaugurato un nuovo profilo Instagram dedicato alla punteggiatura e si coinvolgerà il pubblico in un sondaggio interattivo su usi (e abusi) interpuntivi tipici della scrittura in rete.


Università di Basilea
Angela Ferrari, locarnese di nascita, professoressa ordinaria di Linguistica italiana all’Università di Basilea e dal 2019 Accademica corrispondente della Crusca