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Guai in busta paga. Ma per Natale c’è il lieto fine

La vicenda di alcuni operai impiegati da una piccola ditta, che ha ricevuto un mandato da Artisa per lavori sul cantiere del Grand Hotel di Muralto

Lavori in corso allo storico albergo
22 dicembre 2023
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È una storia che, nonostante le apparenze, potrebbe quasi avere un sapore natalizio. Una vicenda di strani pagamenti “alla mano”, di contratti non rispettati, di licenziamenti a voce e di fogli paga mai visti che si è conclusa, però, con un lieto fine a pochi giorni dalla Vigilia.

Partiamo dall’inizio. Lo scorso settembre un gruppo di operai – in totale una manciata di uomini – viene messo al lavoro, ma senza contratto, dal titolare di una piccola ditta di Locarno. Ditta neocostituita e chiamata a eseguire un mandato assegnatole dalla G&A Total Contract di Manno (società edile del gruppo Artisa) sul cantiere che porterà alla rinascita dello storico Grand Hotel di Muralto.

A metà ottobre l’assunzione senza contratto viene scoperta dal responsabile del cantiere della G&A, che interviene immediatamente. Prende i nomi dei lavoratori e li manda immediatamente a casa. Lì restano per una quindicina di giorni: il tempo necessario per permettere al loro datore di lavoro (il titolare della piccola ditta di cui sopra) di regolarizzare la situazione. Appaiono quindi i contratti e per i protagonisti della vicenda riprende l’attività di demolizione e sgombero in alcuni spazi interni dell’ex prestigioso albergo, considerato una delle ultime significative testimonianze della Belle Époque locarnese. Con il passare delle settimane l’atmosfera sul posto di lavoro si fa tuttavia pesante: la paga non arriva, nonostante le insistenti richieste. Il tira e molla tra operai e titolare della piccola ditta non dà i frutti sperati. In tre diverse occasioni i dipendenti si rivolgono perciò al responsabile del cantiere della G&A, minacciando l’abbandono del posto di lavoro. Tutte e tre le volte, il mattino successivo il loro datore si presenta con i soldi in tasca. Il denaro viene consegnato a mano, senza il relativo foglio paga. Anticipi variabili: a uno mille, all’altro quattromila e a un terzo cinquemila franchi. Somme di denaro che appaiono come una sorta di “contentino”; un invito cartaceo a riprendere in mano il mazzotto. Quei soldi, sebbene siano solo una parte del dovuto, fanno comodo e tutti, ogni volta, tornano a rimboccarsi le maniche.

Ma con l’avvicinarsi delle feste il gruppo di operai si stanca di attendere i versamenti delle parti mancanti dei loro salari. Le fatture e i debiti a casa di ciascuno di loro si accumulano: affitti da pagare e richiami della cassa malati. E poi farebbe comodo qualche banconota da spendere per i regali da mettere sotto l’albero. Gli spiccioli ricevuti nei mesi precedenti come acconti si sono ormai sciolti come neve al sole. La situazione diventa inaccettabile. La corda si spezza e partono altre e nuove veementi proteste all’indirizzo del capo della piccola ditta, che è il loro datore di lavoro.

Le rivendicazione salgono di grado e arrivano fino ai vertici di Artisa. Questi, senza por tempo in mezzo, passano all’azione per regolarizzare la situazione. Il Ceo di Artisa Flavio Petraglio: «Abbiamo incontrato gli operai di questa ditta alla quale la G&A ha affidato un mandato – spiega –. Nel giro di poche ore abbiamo fatto sì che la vertenza venisse appianata: i fogli paga sono stati consegnati agli interessati e tutti i contributi sociali sono stati versati, così come i conguagli dei salari. In sostanza ci siamo incaricati di svolgere un compito di mediazione tra il piccolo imprenditore locarnese e i suoi dipendenti. Ci siamo attivati immediatamente anche perché per noi il cantiere del Grand Hotel è, e deve restare, un fiore all’occhiello. Posso garantire che pure nei mesi a venire vigileremo affinché sul posto tutto funzioni al meglio. Allo stesso modo siamo sempre pronti ad accogliere eventuali reclami».

Un lieto fine che si accompagna anche ad altre rassicurazioni, destinate a placare alcune preoccupazioni manifestate dagli stessi operai. Nei mesi scorsi alcuni di loro avevano sollevato dubbi sulla presenza di amianto durante le opere di demolizione. «Già al momento della richiesta di licenza edilizia, e quindi ben prima dell’avvio del cantiere, abbiamo presentato una perizia sulla presenza di questo materiale. Quindi abbiamo fatto eseguire dagli specialisti le bonifiche e gli interventi necessari per rimuovere gli elementi contenenti amianto». Pure per la sicurezza sul lavoro ci sono stati dei controlli: «A fine novembre la Suva ha eseguito delle verifiche sul posto, visitando il cantiere in tutte le sue parti, e non ha ravvisato particolari problemi».

Tutto è bene ciò che finisce bene, verrebbe da dire. Sicuramente sono soddisfatti gli operai, tornati a casa con in tasca lo stipendio che gli era dovuto, arretrati compresi, e con la garanzia di poter riprendere il lavoro l’anno venturo, dopo l’Epifania. Sempre loro ringraziano Artisa per il provvidenziale intervento e per la promessa ottenuta di una futura vigilanza del rispetto dei loro contratti.

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