Il presidente del movimento Brenno Martignoni Polti mira a ‘combattere’ l'astensionismo e le schede senza intestazioni che caratterizzano le elezioni
«È ancora il giorno del Noce». Il presidente Brenno Martignoni Polti ha iniziato con queste parole la conferenza stampa tenutasi oggi a Bellinzona con la quale ha annunciato il rilancio del movimento politico che ha fondato nel 2008. Un movimento che da allora «è sempre stato operativo» e che, nella Turrita, si presenterà alle prossime elezioni comunali con due liste, una per il legislativo e un’altra per il Municipio.
Ricordiamo che Martignoni Polti si è recentemente dimesso dall’Udc, di cui era anche presidente sezionale. Proprio per questo motivo, Sacha Gobbi, a capo del gruppo Lega/Udc nel legislativo, lo ha invitato a rinunciare alle cariche di presidente del Consiglio comunale e di membro della Commissione della gestione. “Un passo indietro che riteniamo coerente con la sua nuova scelta politica, rispettoso di chi aveva deciso di affidargli i due importanti ruoli e non da ultimo dell’elettorato che lo aveva votato sulla lista congiunta nel 2021”, si legge in un comunicato. «Questa è la dimostrazione che ci troviamo in un sistema partitico ed esclusivo», ha affermato ai media il presidente de Il Noce. «La richiesta è arrivata proprio perché ho scelto la via dell’indipendenza [ndr: da qui alla fine della legislatura che termina il prossimo aprile sarà in effetti indipendente]», ha aggiunto. «Farò un passo indietro solamente se questa sarà la volontà di chi mi ha nominato, ovvero il Consiglio comunale». Mercoledì 29 novembre, durante la seduta straordinaria, chiederà dunque formalmente al plenum di decidere se lasciarlo in carica o se dovrà farsi da parte. Nel caso dovesse rinunciare, «non sarà un dramma».
Motivando la scelta di rilanciare Il Noce, Martignoni Polti ha voluto mettere in evidenza due temi in particolare che il movimento intende «combattere»: l’astensionismo e le schede senza intestazione. A eleggere i rappresentanti politici «è solo la metà dell’elettorato», ha sottolineato riferendosi alla partecipazione che si aggira attorno al 50-60% (a Bellinzona alle scorse elezioni comunali del 2021 il tasso era stato del 59%, mentre alle più recenti Federali era meno del 50%). Inoltre, «le schede senza intestazione oscillano tra il 20 e il 25% (ndr: a Bellinzona nel 2021 erano oltre il 25%). Questo significa che della metà che va a votare, un quarto non sceglie un partito», ha affermato ricordando che i voti ricevuti dai candidati su una scheda senza intestazione valgono meno degli altri. «Questo dimostra che il sistema partitico è in crisi e provoca disaffezione». Insomma, «sono questioni che non ci possono lasciare indifferenti, sulle quali dobbiamo chinarci con propositività. Il Noce è una risposta a questa tendenza, visto che permette a tutti coloro che lo desiderano di dire la loro o di mettersi a disposizione della politica senza lacci e senza manette. È una porta di accesso per tutti senza esclusioni, senza doversi orientare a destra o sinistra e senza dover sottoscrivere un atto di fedeltà a un partito».
Alla conferenza stampa erano presenti alcuni ‘amici del Noce’, diversi dei quali ex Udc come Orlando Del Don (già granconsigliere e dimessosi dal partito nel 2021), Ivano De Luigi (già presidente della sezione bellinzonese, dimessosi nel 2020), Paolo Balzari o Csaba Princzes. A margine della conferenza stampa abbiamo così chiesto a Martignoni Polti quale direzione politica intende seguire il movimento. Premettendo che «rifuggo da qualsiasi etichettamento», il presidente de Il Noce sottolinea che «anche nell’Udc rappresentavo una sensibilità sociale». L’intenzione è quindi quella di «tornare al centro, essendo vicini alle persone che hanno delle esigenze e che le manifestano, senza scegliere soluzioni per partito preso e senza demonizzare determinate situazioni o gruppi di persone. Tratteremo in particolare temi locali che vengono raccolti sul territorio. Temi che vanno risolti, sia se si è di destra sia di sinistra». In generale Martignoni Polti ritiene che vi sia «un crescente appiattimento del dibattito politico, con un Municipio che si è un po’ seduto sugli allori. Un esecutivo che sta facendo bene a livello amministrativo, ma meno bene a livello politico, essendo poco propositivo».
Lunga e variegata la carriera politica di Brenno Martignoni Polti. Nel 2000 si oppose, unico liberale radicale a schierarsi con i referendisti, al tentativo municipale di vendere l’azienda elettrica ad Aet/Ses: 17 anni dopo, il tesoretto derivante dalla rivalutazione delle linee elettriche comunali ha portato nelle casse della nuova città aggregata tanti milioni da investire in progetti. Se oggi le scienze della vita sono una realtà tangibile di Bellinzona, lo si deve anche alle autorità in carica a cavallo del millennio che hanno elargito milioni e gettato le basi pianificatorie. Se le Officine Ffs avranno un futuro a Castione lo si deve anche all’azione politica di un sindaco che durante lo sciopero del 2008 ha fatto sentire la voce delle Istituzioni cittadine in difesa dei posti di lavoro. Se il Tribunale penale federale sin dal 2004 ha sede nella capitale ticinese lo si deve anche a lui. Mentre il centro storico completamente pedonalizzato ringrazia ancora oggi l’iniziativa popolare del 2007 nell’ambito della quale, da sindaco rimasto solo, andò contro i sei settimi dell’Esecutivo. Pure avviati sotto il suo sindacato gli audit su scuole e polizia che sfociarono in sostituzioni e modifiche operative. A fare da contraltare, è lungo anche l’elenco delle negatività. Fra tante, citiamo la sua festa nuziale privata organizzata nel luglio 2011 nella sala del Consiglio comunale: un agire da molti ritenuto inopportuno e che molti bellinzonesi non gli hanno perdonato, tanto da defenestrarlo da Palazzo civico, politicamente parlando, nove mesi dopo. Tra i suoi cavalli di battaglia, finiti in niente, citiamo l’idea d’istituire un master in clownistica, di realizzare un minimetrò per collegare i castelli al centro cittadino, di inserire in via Tatti lo stadio Bellarena per l’Acb, di comprare Villa Bonetti per destinarla a Casa dei popoli o sede di Ticino Turismo. Per finire nulla da fare anche per il progetto aggregativo con i Comuni a nord, portato avanti indipendentemente dal volere governativo e infrantosi contro la ritrosia allora imperante contro la Turrita. Sconfessato infine nel 2007 sul termovalorizzatore di Giubiasco, schieratosi fra i contrari quand’era sindaco e granconsigliere Udc.