Luganese

Mortale di Grancia, il 23enne colpevole di omicidio colposo

Il giovane che causò la morte di una 17enne è stato condannato a tre anni e sei mesi. Il giudice Amos Pagnamenta: ‘Appagava il suo ego’

L’ultimo saluto degli amici
23 novembre 2023
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«Ha agito mosso dai più futili motivi, alla ricerca dell’adrenalina e non l’ha fatto per rendere contenti gli amici. È stato un modo per appagare il suo ego». Accompagnato da queste parole del giudice Amos Pagnamenta, è giunto a sentenza il dibattimento durante il quale è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo il 23enne che il 12 febbraio 2021, nel Parco commerciale di Grancia, alla guida della sua auto ha causato la morte di una 17enne. È di 3 anni e 6 mesi interamente da espiare la pena che la Corte delle Assise criminali di Lugano ha inflitto al giovane. «Si è rivelato complesso giudicare per gli interessi in gioco: le conseguenze gravissime del comportamento assunto dall’imputato da un lato e dall’altro le conseguenze che la sanzione potrebbe avere su di lui e sul suo futuro».

Per la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, che aveva richiesto una pena di cinque anni e mezzo, «c’è stata intenzionalità perché pur non volendo la morte di qualcuno l’ha ritenuta possibile e ha deciso comunque di agire». L’imputato, l’ha affermato lui stesso in aula ieri, era consapevole del rischio che correva e ha ammesso di aver utilizzato quel tracciato come un circuito da corsa e a ostacoli, sfrecciando a una velocità tre volte superiore a quella consentita, raggiungendo i 105 chilometri orari. Un percorso che aveva già effettuato altre volte, almeno sette, prima di quella tragica notte. Lo faceva alla ricerca dell’adrenalina e per far divertire i propri amici in un periodo caratterizzato dalle restrizioni pandemiche. Quella sera erano in cinque su quella Volkswagen che è finita per ribaltarsi e collidere contro un muro. In quell’incidente letale, una 17enne ha perso la vita e un 16enne ha subito lesioni gravi, mentre gli altri passeggeri non hanno riportato ferite importanti. Per queste ragioni, il giovane è stato inoltre ritenuto colpevole di lesioni colpose gravi, esposizione a pericolo della vita altrui e grave infrazione alle norme sulla circolazione stradale. Al giovane portoghese residente nel Luganese è infine stato riconosciuto il caso di rigore e non è ha dunque ordinato l’espulsione dal territorio elvetico.

Il fatto che il 23enne fosse consapevole dei rischi non comporta – per l’avvocata Anna Grümann – che «abbia accettato il rischio di uccidere qualcuno, oltre che sé stesso. Pensava di saper gestire quella corsa, come nelle altre occasioni e che si sarebbero divertiti come sempre. Non aveva nessun motivo per pensare il contrario: ha effettuato lo stesso percorso, con le stesse modalità, non aveva mai perso il controllo dell’auto e nessuno si era fatto male. Come era convinto lui – ha proseguito – lo erano anche i quattro amici che quella sera sono saliti a bordo della sua auto, consapevoli che lo scopo era compiere quel circuito a forte velocità». La difesa ha dunque principalmente contestato l’intenzionalità per dolo eventuale e aveva chiesto che la pena non superasse i 24 mesi, da sospendere condizionalmente. Aveva inoltre chiesto il proscioglimento dagli altri capi d’accusa.