Le incontriamo fuori dall’aula, dove il 23enne che ha causato la morte della più piccola della famiglia a Grancia è stato condannato a 3 anni e 6 mesi
«Ci aspettavamo una pena più severa, come quella proposta dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, ovvero cinque anni e mezzo». È questo ciò che una delle quattro sorelle di Ketty, la 17enne rimasta uccisa nell’incidente di Grancia in quel tragico 12 febbraio del 2021, ci ha confessato. L’abbiamo incontrata oggi, fuori dall’aula penale dove seduto al banco dell’imputato c’era il 23enne che in quella disgrazia era alla guida dell’auto che, sfrecciando a una velocità spropositata, si è ribaltata, collidendo contro un muro. Il presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano, il giudice Amos Pagnamenta, lo ha condannato per omicidio colposo a scontare 3 anni e 6 mesi in carcere. Ma per i familiari della vittima, oltre al dolore subìto e rivissuto in aula, si somma la delusione di una pena che non corrisponde a quanto sperato.
Da quella tragedia che ha scosso il Ticino, però, qualcosa di buono era nato. Unitesi ancora di più, le quattro sorelle hanno creato ‘La Folla’ un progetto per i giovani, con la speranza che ciò che ha strappato loro una parte di vita non ricapitasse più. Un’iniziativa per dare voce ai giovani e permettere loro di esprimere i propri desideri ma anche i loro disagi, in un luogo sicuro. «Abbiamo messo in stand-by il progetto – ci dice la sorella – perché prima dovevamo avere delle risposte e un po’ di giustizia. Anche se quella di oggi non era quella che ritenevamo più adatta. È sciocco da dire perché per la nostra famiglia non sarebbe cambiato nulla, però probabilmente, visto l’ego smisurato che ha questo ragazzo (riferendosi al 23enne, ndr), una pena più severa gli avrebbe dato una mano anche per la sua crescita personale, perché vedo che non è ancora arrivato a capire la gravità della situazione». La stessa Corte, enunciando la sentenza, non ha riscontrato un sincero pentimento da parte dell’imputato, definendo quelle corse in macchina come un modo per appagare il suo ego.
‘La Folla’, nato come movimento socioculturale a sostegno dei giovani ticinesi, aveva l’intento di creare uno spazio giovanile, per dare ai ragazzi la possibilità di avere un luogo in cui esprimere loro stessi, le loro qualità e in cui potessero divertirsi, piangere e rifugiarsi nel bisogno. Un punto d’incontro in cui sfogarsi e divertirsi senza tragiche conseguenze. «Ci sono state un po’ di sfortunate coincidenze che non ci hanno permesso di ricevere il sostegno necessario. Un esempio è la scomparsa del sindaco Marco Borradori, che ci sosteneva e poteva essere un valido aiuto. Avevamo cercato di allontanare il dolore e incanalare tutte le energie in questo progetto, ma forse non era ancora il momento, non avevamo ancora elaborato il lutto. Ma sappiamo che un giorno potrebbe essere un’iniziativa utile».
Guardare al futuro ora sembra forse troppo prematuro, per le sorelle è prioritario poter iniziare a chiudere il cerchio della perdita di Ketty. «Al momento non abbiamo l’energia – ha concluso la sorella –, ma l’intenzione di poterlo rilanciare rimane».