Compleanno ‘tondo’ per un festival che si guarda intorno in cerca di un cinema in crisi. Dal 30 agosto al 9 settembre
Quasi tutto pronto al Lido per questa Mostra di Arte Cinematografica, che festeggia i suoi primi 80 anni con tanti dubbi. Non è un caso che il direttore artistico Alberto Barbera si sia poggiato su due frasi per introdurre il suo intervento iniziale. La prima è tratta da ‘Prima della rivoluzione’ (1964) di Bernardo Bertolucci: “Andavamo a letto la sera, sapendo che ci saremmo svegliati nel futuro”; la seconda è una citazione di David Thomson, da alcuni ritenuto il più grande critico cinematografico vivente, il quale nel suo (tradotto in italiano) ‘La formula perfetta. Una storia di Hollywood’ pubblicato lo scorso anno da Adelphi scrive “Anche al cinema ci sono le stagioni. Il cinema muto è stato la primavera, la Golden Era l’estate, il cinema degli anni 80 e 90 l’inverno. Verso una nuova primavera?”. Dopo queste due frasi Barbera prosegue: “Viviamo davvero in un momento storico interessante? L’interrogativo affiora quando sembriamo renderci conto che un combinato disposto di incertezze, difficoltà e disordini, si sta addensando sulle nostre teste di spettatori.”
Dubbi che sorgono anche al solo guardare i titoli dei 23 film portati in competizione: ben sei tra produzione e coproduzione italiana; cinque con bandiera (più o meno innalzata) francese; quattro con lo zampino degli Stati Uniti, nonostante lo sciopero degli sceneggiatori proprio in America. Due i titoli in cui figura la Svizzera (in ‘comproprietà’): ‘Lubo’ di Giorgio Diritti, adattamento de ‘Il Seminatore’ di Mario Cavatore, storia che si svolge durante la pulizia etnica nei confronti degli zingari in Svizzera alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale; e ‘Die Theorie Von Allem’ di Timm Kröger, ambientato durante un convegno di fisica in un hotel tra le Alpi svizzere.
Se il film di apertura è ‘Comandante’, di Edoardo De Angelis, è una scelta decisamente politica contro l’attuale governo italiano e il suo odio verso i migranti, il comandante del titolo si riferisce a un militare alla guida di un sommergibile italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale accolse naufraghi nemici per non farli affogare.
‘Ferrari’ di Michael Mann con Adam Driver e Penélope Cruz è una pellicola tratta dal libro di Brock Yates ‘Enzo Ferrari: The Man and the Machine’ (1991) ed è ambientata nell’estate del 1957, quando l’ex pilota da corsa Enzo Ferrari è in una profonda crisi personale e professionale, acuita dalla morte del figlio.
‘Io Capitano’, di Matteo Garrone, che affronta ancora, in modo questa volta diretto, il tema dell’immigrazione. Lo fa mostrando il destino di due giovani senegalesi, che lasciano il loro Paese per raggiungere l’Europa in una drammatica Odissea tra insidie della natura e quelle ben più tragiche degli uomini.
‘Poor Things’, nuovo lavoro di Yorgos Lanthimos è un film di fantascienza surrealista. La protagonista è Emma Stone nella parte di una donna resuscitata da uno strano medico e desiderosa di vivere libera e felice. Mentre ‘Hors saison’ di Stéphane Brizé narra una storia d’amore che si intreccia con il mondo di chi crede ancora nel teatro e nella musica.
Prodotto tra gli altri anche da Martin Scorsese e Steven Spielberg, ‘Maestro’ è il film che Bradley Cooper, qui protagonista oltre che regista, dedica a uno dei personaggi della musica che ha segnato la cultura del novecento: Leonard Bernstein, straordinario compositore, pianista dalla tecnica sopraffina, direttore d’orchestra e autore di opere immortali come ‘West Side Story’. Uomo che ancora oggi serve per dire della non serialità dell’amore, sposò l’attrice Felicia Montealegre da cui ebbe tre figli, ma che abbandonò, per andare a vivere con il giovane Tom Cothran. Bernstein tornò da Felicia quando lei si ammalò gravemente, e rimase accanto a lei fino alla morte.
‘El Conde’ del cileno Pablo Larraín affronta in chiave grottesca un criminale come Augusto Pinochet; immaginandolo, tra black comedy e horror film, come un vampiro che dopo 250 anni decide di morire a causa della sua complicata situazione familiare e del disonore della sua figura. Questo di Larrain, insieme a ‘Maestro’ di Bradley Cooper e, sempre in concorso, a ‘The Killer’, thriller di David Fincher con Michael Fassbender, sono i prodotti che Netflix ha portato in competizione.
Alla ricerca di un Leone ci sarà anche ‘Priscilla’ di Sofia Coppola, un’altra pellicola sul mito di Elvis, in questo caso visto con gli occhi dell’amata Priscilla.
L’altra dozzina di film non è che una parte dei tanti che, durante gli undici giorni della Mostra di Arte Cinematografica di Venezia, affolleranno le sale della laguna; animando in parte, solo in parte, un Lido che come direbbe il Carducci paragonandolo a un asino “Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo /Rosso e turchino, non si scomodò: /Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo/ E a brucar serio e lento seguitò”.
Anni fa, tanti anni fa, Marco Müller aveva capito il problema e aveva cercato di risolverlo. Lo aveva fatto cercando di avvicinare la gente del Lido a una Mostra che si riempie, come dicono qui, di estranei. Poi, come oggi, è una convivenza tra separati.