Il centro di Lugano fatica a soddisfare le richieste, che giungono non solo dal cantone. Ne abbiamo parlato con il professor Manconi
Il sonno. Spesso viene sottovalutato, ma è un aspetto che incide in maniera molto importante sulla qualità di vita e sulla salute. All’Ospedale civico di Lugano, il Servizio di medicina del sonno aiuta centinaia di persone a trattare i disturbi che portano a un cattivo riposo. Le richieste aumentano di anno in anno e il centro deve farsi strada attraverso varie difficoltà tipiche delle branche della medicina più recenti e meno conosciute. Ne abbiamo parlato con il professor Mauro Manconi, viceprimario e responsabile del Servizio.
Il centro riesce a sostenere il numero di richieste di presa a carico?
Bisogna fare una premessa. Nel nostro centro trattiamo persone di ogni età e una vasta gamma di malattie. Come le apnee notturne, l’insonnia, la sindrome delle gambe senza riposo, la narcolessia eccetera. Quasi tutte malattie ad alta prevalenza. Quindi, malgrado abbiamo aumentato il personale e l’offerta, facciamo fatica a rispondere a tutte le richieste. La nostra lista d’attesa è di circa 3-4 mesi. Sia per esami strumentali sia per le prime visite. Siamo passati infatti dai 300-400 consulti all’anno una decina d’anni fa, ai circa 2’700 del 2022. Ogni notte, dal lunedì al venerdì, facciamo esami nelle nostre stanze, che sono 4 o 5, e abbiamo incrementato la disponibilità aggiungendo anche il sabato notte.
Una scrematura delle richieste viene già fatta dai medici di famiglia, è corretto?
Il 90% dei nostri pazienti viene mandato da uno specialista o da un medico di base, ma accettiamo anche persone che si annunciano autonomamente.
Da qualche mese avete un distaccamento anche a Bellinzona, come sta andando?
A parte gli esami stanziali notturni, viene fatto praticamente tutto ciò che facciamo a Lugano. È stato aperto a gennaio e le richieste sono state subito molte. Ha sicuramente contribuito a ridurre un po’ la lista d’attesa, ma non come ci aspettavamo. La consapevolezza e la conoscenza riguardo ai disturbi del sonno sta crescendo sia tra i pazienti sia tra i medici. È una disciplina in netta ascesa.
Le richieste di presa a carico arrivano solo dal Ticino?
No, arrivano anche da altri cantoni e dal Nord Italia. Riguardo alla Svizzera, molte richieste giungono dai Grigioni e dal Canton Zurigo. Ci sono però pazienti anche di altre nazioni, soprattutto per quanto riguarda la sindrome delle gambe senza riposo. Quest’ultima è una patologia ad alta prevalenza, si stima infatti che circa il 5% delle persone ne soffra e noi siamo un centro di riferimento internazionale. In Europa, oltre al nostro, ce n’è soltanto un altro a Innsbruck, in Austria.
Date delle priorità a seconda della provenienza?
No, non facciamo questo tipo di differenza. Per casi urgenti abbiamo dei posti riservati in modo tale che queste persone possano avere una precedenza. Chiaramente si parla di urgenze relative al nostro settore, di solito non riguardano casi da Pronto soccorso.
Ci sono dei periodi dell’anno con più richieste?
Sì, generalmente in primavera e in autunno. Questo a causa del cambio dell’ora e degli andamenti stagionali dell’umore, che riguardano per esempio una maggiore presenza di depressione. Le mezze stagioni sono due momenti particolarmente delicati per quanto concerne l’insonnia. Per quanto riguarda la sindrome delle apnee ostruttive del sonno non notiamo una grande differenza durante l’anno, mentre quella delle gambe senza riposo è un po’ più presente in estate a causa del caldo.
Il vostro centro non si occupa solamente di cura dei pazienti.
Una parte molto importante delle nostre attività riguarda l’aspetto universitario, quindi quello dell’insegnamento e della ricerca: sperimentiamo farmaci, facciamo trial clinici. È un centro con parecchi compiti e che sta crescendo. L’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) ci ha affiancato per quanto concerne l’aumento della strumentazione e del personale. Più difficile è invece il tema degli spazi, che sono difficili da trovare e che rappresenta tuttora il principale limite alla crescita. Stiamo cercando di porvi rimedio, ma non è facile.
Secondo lei, per quale motivo questo tipo di medicina non è visto come una priorità?
C’è ancora una problematica culturale. La situazione sta migliorando, ma la medicina del sonno viene spesso ancora vista come una medicina di ‘lusso’. Pensarla così è sbagliato. Basti vedere l’impatto che hanno certe patologie come l’insonnia sul costo dei farmaci e sulla qualità di vita. Sono disturbi più frequenti e di impatto maggiore di altre malattie croniche come per esempio il diabete. Nonostante ciò, facciamo fatica a farci spazio rispetto a branche mediche più affermate e considerate più importanti. D’altro canto, però, se c’è un aumento della richiesta così elevato malgrado una crescita del numero dei centri in Svizzera, significa che c’è un bisogno concreto e non può essere considerata una medicina di lusso.
Come diceva, il vostro è un centro d’eccellenza per la sindrome delle gambe senza riposo. Di cosa si tratta?
È un disturbo che viene spesso scambiato per una ‘banale’ insonnia o si pensa sia legato a patologie vascolari o osteomuscolari e ortopediche alle gambe. Questo perché la caratteristica principale di questa sindrome è la presenza di un fastidio, una specie di nervosismo, una ‘smania’ agli arti inferiori, soprattutto nella zona dei polpacci, che si associa a un forte desiderio di muovere le gambe. Nel 70% dei casi questo porta a difficoltà ad addormentarsi. Questo perché i sintomi sono maggiormente presenti quando la persona è sdraiata, nonché durante la sera e la notte. Il fastidio diminuisce invece muovendo le gambe. Non essendo molto conosciuta, questa sindrome viene spesso vista, oltre all’insonnia, come legata a sintomi di natura psichiatrica come l’ansia. E a volte è il paziente stesso a credere di essere nervoso perché non dorme, mentre invece è il contrario.
Quali sono le cure?
È possibile trattare il disturbo con dei farmaci, che però generalmente non sono gli stessi che si usano per l’insonnia. Spesso però arrivano pazienti che stanno prendendo questi ultimi e ne sono diventati magari dipendenti. Per poter valutare la situazione sarebbe meglio visitare le persone senza ‘l’interferenza’ di questi farmaci. Per questo motivo è importante che ci sia una maggiore conoscenza di questa sindrome tra la popolazione e i medici.
A settembre ci sarà una serata pubblica.
Sì, giovedì 21 settembre alle 18, nell’aula magna dell’Ospedale civico di Lugano. È un momento divulgativo organizzato dall’Associazione svizzera pazienti con sindrome delle gambe senza riposo, in cui discuteremo con la popolazione, con l’obiettivo di far conoscere meglio questa sindrome. Proprio perché spesso arrivano da noi con un certo ‘ritardo’ e con alle spalle varie terapie non idonee.