I promotori contestano al Tribunale federale la sentenza del Tram che accolse il ricorso della Stan contro la licenza edilizia concessa dal Municipio
È arrivata fino Losanna la vertenza tra i proprietari di Villino Farner e Casa Walty e la Società per l’arte e la Natura (Stan). I promotori del progetto che prevede la demolizione dei due edifici, situati in via Montarina, considerati meritevoli di conservazione, per fare posto a una nuova costruzione hanno infatti contestato con un ricorso al Tribunale federale la sentenza a loro sfavorevole scritta dai giudici del Tribunale amministrativo cantonale (Tram).
Il Tram, lo ricordiamo, aveva accolto il ricorso della Stan presentato contro la licenzia edilizia concessa dal Municipio, bloccando, di fatto, la procedura edilizia, e annullando anche la decisione del Consiglio di Stato, risalente al 21 ottobre 2020. Ma i promotori non si son dati per vinti e sono tornati alla carica. I due sedimi ospitano il villino Farner, sorto nel 1914 sul mappale 1026, progettato dal capomastro Carlo Rezzonico di Porza per la signora Verena Farner (ora noto come Villa Ganser) e la Casa Guido Walty, (mappale 1025), disegnata dagli architetti Alberto Camenzind e Bruno Brocchi, risalente al 1959. Complessivamente, equivalgono a circa 4’000 metri quadrati di superficie, su cui i promotori vorrebbero edificare una palazzina di appartamenti.
I due edifici inseriti nel quartiere di Montarina a Besso sono già stati oggetto di prese di posizione pubbliche e di atti parlamentari. Ricordiamo, tra le altre, la mozione interpartitica risalente al febbraio 2022 (primo firmatario, l’allora consigliere comunale Nicola Schönenberger dei Verdi di Lugano). Dal canto suo, il Municipio di Lugano, nel suo preavviso, aveva però considerato questi due fondi, sui quali sorgono Casa Walty e Villa Ganser, nel perimetro di valorizzazione, perché aveva ritenuto che non avessero un influsso sulla protezione degli oggetti tutelati nel comparto della Montarina. Da qui, la concessione della licenza edilizia ai promotori.
Eppure, secondo la Stan, dalla sentenza del Tram emergeva che sia il Municipio, sia “l’Ufficio della natura e del paesaggio del Dipartimento del territorio, quanto il Consiglio di Stato, non hanno verificato il progetto alla luce dei principi della Legge sullo sviluppo territoriale (Lst), in materia di inserimento ordinato e armonioso nel paesaggio, né hanno considerato i contenuti dell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (Isos) per determinare le qualità del comparto di Montarina”. Invece, le autorità cantonali e comunali hanno dato luce verde alla realizzazione di un unico volume, che assorbirebbe quasi tutte le quantità edificatorie derivanti dalla superficie non di uno ma di due fondi. Bisogna peraltro ammettere che i due oggetti si trovano in uno stato di manutenzione davvero precario.
Un comparto che ha invece ha una sua chiara identità storico-architettonica, urbanistica ed è di grande valore culturale. Proprio per questi motivi, la Stan, nel 2017, chiese una tutela accresciuta, con l’estensione del Perimetro di valorizzazione, per includere i fondi oggetto della domanda di costruzione. In passato, pure l’Ufficio dei beni culturali aveva sottolineato il valore degli edifici ai fondi 1025 e 1026, proprio perché si inseriscono perfettamente nel contesto della città-giardino progettata dall’architetto Americo Marazzi. La Città-giardino di Montarina non perderà lo storico edificio esistente in via Stabile 10, che aveva suscitato polemiche, perché i proprietari hanno rinunciato a demolirlo e a costruirne uno nuovo a carattere residenziale, perché il Municipio ha negato la licenzia edilizia.
Sempre in tema di beni culturali, occorre segnalare che i proprietari delle ville Colombo in via San Gottardo hanno rinunciato la domanda di demolizione. A Besso, però, la battaglia della Stan continua nel tentativo di salvaguardare il villino Liberty disegnato da Americo Marazzi in via Angelo Jelmini. Sull’edificio, che non è stato inserito nella lista dei beni culturali meritevoli di tutela da parte della Città di Lugano, sono spuntate le modine. Il sedime è di proprietà della parrocchia che vorrebbe demolire per costruire un edificio nuovo. Secondo la Stan, si tratta di un esempio eloquente di una serie di edifici realizzati in stile liberty tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, che meriterebbero una protezione, ma che purtroppo sono sfuggiti all’attenzione dell’autorità comunale.