Gli studi eseguiti sul Passo da Aet indicano la possibilità di aggiungere da uno a tre aerogeneratori. A fine agosto riunione strategica della Pesg Sa
Il parco eolico del San Gottardo potrebbe venire ampliato aggiungendo uno, due o tre grandi piloni identici ai cinque esistenti. Lo dicono i primi risultati degli approfondimenti di natura tecnica e territoriale effettuati durante l’ultimo anno dall’Azienda elettrica ticinese (Aet) così sollecitata dal Dipartimento del territorio (Dt). Il quale nell’ambito del Piano energetico cantonale aveva chiesto di quantificare l’eventuale potenziale residuo di produzione eolica sul Passo considerando i dati fra l’autunno 2020 – quando l’impianto costato 32 milioni è entrato in servizio con una resa inferiore al previsto – e i due anni successivi di esercizio rodato e continuato. Detto, fatto. D’altronde, come si ricorderà, in origine il progetto già prevedeva di posare otto grandi aerogeneratori, ma come primo passo, per una questione soprattutto territoriale, si era preferito iniziare con cinque lasciando aperta la porta a un eventuale potenziamento. Una decisione in tal senso – premette a ‘laRegione’ il direttore di Aet Roberto Pronini – non sarà presa dalla sola azienda cantonale ma il tema sarà approfondito, verso fine agosto, in occasione della prossima riunione della Parco eolico del San Gottardo (Pesg Sa) che riunisce gli azionisti cofinanziatori, ossia Aet nell’ordine del 70%, i Servizi industriali di Ginevra per il 25% e il Comune di Airolo per il restante 5 per cento.
Sempre un anno fa il Dt chiedeva anche di valutare la posa di pannelli fotovoltaici sul tetto dello stabile governativo e amministrativo del Cantone accanto a quello delle Orsoline. In questo caso lo studio ha richiesto pochissimo tempo, tanto che Aet ha nel frattempo ottenuto l’autorizzazione a installarlo, ciò che avverrà il prossimo inverno. L’operazione s’inserisce perfettamente nella linea strategica del Dt in materia di energie rinnovabili che punta a coprire di pannelli fotovoltaici il maggior numero di superfici già edificate nei fondovalle, specie nelle aree produttive, commerciali e amministrative dotate di tetti e facciate di grandi dimensioni. Risparmiando così, per il momento, le aree alpine sulle quali si stanno concentrando – in virtù delle aperture dimostrate in tal senso dalla Confederazione su scala nazionale – due cordate di promotori di parchi solari di grandi dimensioni nelle zone del Nara e del Tamaro.
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Il direttore di Aet, Roberto Pronini
Tornando sul Passo del San Gottardo e all’eolico, il numero e il posizionamento delle eventuali pale aggiuntive «non per forza potrebbe avvenire laddove indicato nel progetto originario», puntualizza Roberto Pronini ricordando che inizialmente, per motivi paesaggistici, si era preferito costruire nella zona più a nord risparmiando quella più a sud sebbene più redditizia dal profilo delle correnti. Le analisi di dettaglio dei venti, della resa energetica e della presenza di avifauna, indicano adesso anche soluzioni alternative che saranno valutate, dal profilo politico, con le autorità comunali e patriziali di Airolo. Con quale tempistica realizzativa è presto dirlo, considerato che la posa delle prime cinque pale ha richiesto 15 anni fra progettazione, ricorsi interposti dalle associazioni attive nella protezione dell’ambiente e del paesaggio e tempi politici e tecnici necessari per ogni step decisionale. Non da ultimo bisogna anche tenere presente l’esercizio generale di riordino del territorio del Passo che prevede ad esempio, quale contropartita e in base agli accordi presi, l’eliminazione di tralicci e altre infrastrutture, nonché l’interramento delle linee elettriche. A ogni modo il Comune si è già detto possibilista verso un allargamento del Parco eolico.
Il San Gottardo, chiediamo, potrebbe prestarsi ad accogliere anche un parco fotovoltaico? «Se ragionassi in termini tecnici – risponde il direttore di Aet – le premesse sarebbero positive, visto che sul Passo oltre all’eolico abbiamo anche la diga del Lucendro e le reti elettriche. Inoltre si ragionerebbe su una quota sopra i 2’000 metri caratterizzata solitamente da importanti nevicate, coltre bianca indispensabile per la buona resa dei pannelli bifacciali che in inverno producono più corrente sfruttando appunto il riflesso della luce solare». Ciò detto, se si considerano tuttavia le condizioni poste dalla Confederazione per poter beneficiare degli importanti contributi, come depositare entro fine 2025 un progetto per una produzione annua di almeno 10 GWh che richiede una superficie attorno ai 100mila metri quadrati, «allora stiamo parlando di un’operazione impossibile». E difatti le valutazioni fatte da Aet sono giunte alla conclusione che sul Passo e nelle zone limitrofe non vi siano aree ampie a tal punto da riuscire a ospitare un unico grande impianto che sia al riparo da rischi valangari. «Semmai potremmo ragionare su dimensioni assai più limitate – conclude Roberto Pronini –, ma a quel punto verrebbe a cadere l’importante contributo finanziario della Confederazione».
Inoltre, come detto prima, il Dt mira a sfruttare tetti e strutture dei fondovalle. In tal senso s’inserisce la recente creazione del consorzio Solar 120: formato da Aet, Ail (Aziende industriali di Lugano) e Ses (Società elettrica sopracenerina) installerà entro i prossimi tre anni nuovi impianti fotovoltaici sui ripari fonici lungo l’autostrada in Ticino ritenuti idonei per questo scopo. La produzione annuale prevista ammonta a 4 GWh, pari a quasi la metà di un parco solare alpino dalle dimensioni minime richieste dalla Confederazione e a un quarto del parco eolico del Gottardo (progettato per fornire 16 GWh annui), sufficiente a soddisfare da solo il fabbisogno di tutte le economie domestiche della Leventina.