laR+ IL COMMENTO

Migranti, accogliere i giovani in famiglia

Un rifugiato integrato è una scommessa vinta per l’intera società. Servono però dirigenti coraggiosi

In sintesi:
  • Qualche voce di sdegno si è alzata, ad esempio da Vaud, dove le autorità si rifiutano di sistemare in alloggi sotterranei, dove manca luce e circola poca aria, famiglie con bambini
  • Accogliere sotto il proprio tetto dei migranti è il modello di solidarietà promosso dalle autorità vodesi, che permette di accelerare l’integrazione dei migranti, ridurre i pregiudizi della popolazione e anche risparmiare
(Keystone)
27 luglio 2023
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Un enorme ‘carcere galleggiante’ per i migranti è la nuova soluzione del governo britannico per ospitare nuove ondate di richiedenti l’asilo. Un formicaio da 500 persone che trasmette, a guardarlo, un senso di oppressione. Così ha voluto il primo ministro Rishi Sunak per ridurre le fatture dei costosi alberghi, una soluzione temporanea durante l’elaborazione delle richieste di asilo. Nello stesso periodo, il parlamento elvetico rifiutava un credito da 130 milioni per nuovi container destinati a ospitare temporaneamente migliaia di migranti su terreni militari tra Vaud, Vallese e Giura. Soprattutto per la destra sarebbero stati soldi mal spesi perché abbiamo nei cantoni i rifugi della Protezione civile (dove peraltro capita già di far soggiornare migranti). Qualche voce di sdegno si è alzata, ad esempio da Vaud, dove le autorità si rifiutano di sistemare in alloggi sotterranei, dove manca luce e circola poca aria, famiglie con bambini. Un’accoglienza per nulla dignitosa. Anche in Ticino si stanno cercando soluzioni.

Il tema, da sempre, divide gli animi, tra chi apre le porte, chi le chiude, chi non sa che fare. Non mancano slanci di sana umanità, ma anche tanti timori, come quello di venir ‘invasi’, che si traduce nel disagio di quegli svizzeri che dicono di sentirsi sempre più stranieri nel loro Paese. Un malessere che l’iniziativa popolare ‘No a una Svizzera da 10 milioni’, vuole catalizzare. Per i vertici dell’Udc la colpa di ogni male è l’immigrazione.

In un mondo stravolto da periodiche ondate di flussi migratori, parlare di numeri da non superare ci pare arduo. Piuttosto impegniamoci a integrare chi arriva con buone intenzioni e resta, rendendolo un cittadino felice, produttivo e responsabile. Nessuno ha facili ricette in tasca. Ma la fine del giovane Arash deve far riflettere con onestà su come stiamo aiutando questi ragazzi. Fuggito dall’Afghanistan perché sperava di poter cambiare la sua vita, Arash è morto suicida l’11 luglio al Centro richiedenti asilo di Cadro. Sarebbe andata diversamente se avesse avuto attorno il calore di una famiglia? Nessuno ha la risposta.

Ma ci sono esperienze in Svizzera che ci sembrano un faro nella tempesta. Accogliere sotto il proprio tetto dei migranti è il modello di solidarietà promosso dalle autorità vodesi, che permette di accelerare la loro integrazione, ridurre i pregiudizi della popolazione e anche risparmiare (perché in famiglia l’accoglienza costerebbe meno che in un foyer). È fuor di dubbio che l’intimità della famiglia sia meglio del foyer: il migrante diventa come un parente, si integra più velocemente, impara la lingua e familiarizza con la cultura, sfrutta anche la rete sociale di chi lo ospita, trovando ad esempio più facilmente un posto di stage. Insomma, diventano autonomi più rapidamente.

Un migrante integrato è una scommessa vinta per l’intera società. Non sempre va tutto bene, ma sapendo di essere sulla buona strada, si è andati avanti imparando dagli errori. Servono però dirigenti coraggiosi. A dare la scossa ai vodesi è stato nel 2015 un uomo pragmatico, si chiama Nicolas Rouge (ex direttore di Henniez e allora municipale a Giez). Aveva lanciato la sfida: ‘Se ogni villaggio accoglie una famiglia di migranti risolviamo il problema’. Questo ha dato la sveglia a molti.

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