Il municipale di Mendrisio: ’Ho dato la mia disponibilità a correre con i democentristi per il Nazionale’. ‘Dai vertici dell'ex partito? Abbandonato’
Martedì sera il Comitato cantonale dell’Udc ha ratificato, in vista delle elezioni federali di ottobre, sei candidature per il Consiglio nazionale. E le altre due? Il coordinatore della commissione ‘cerca’ e capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli aveva fatto sapere che erano in corso contatti con «due persone liberal-conservatrici, provenienti da altri partiti». Altro Morisoli non aveva aggiunto. Un nome però comincia a circolare. È quello di Massimo Cerutti, il 60enne imprenditore e municipale, oggi indipendente, di Mendrisio. Indipendente dopo aver lasciato la sezione cittadina del Plr in aperta polemica col partito: sullo sfondo la vicenda del mancato passaggio di proprietà delle reti Ail alle Aziende industriali Mendrisio. Vicenda per la quale l’Esecutivo lo ha esonerato dalla conduzione del Dicastero Aim. Una decisione che Cerutti ha sempre contestato. Ora ha pure deciso di voltare politicamente pagina. «Ho accettato l’invito dell’Udc e ho quindi dato, di recente, la mia disponibilità anche a candidarmi per il Nazionale – conferma Cerutti alla ‘Regione’ –. L’ultima parola spetterà comunque alla Direttiva democentrista».
Ha accettato per fare un dispetto al Plr?
No. Ho chiuso col Partito liberale radicale anche con un po’ di dispiacere. Per la questione Ail-Aim il Municipio aveva bisogno di un capro espiatorio e il capro espiatorio sono diventato io. Gli approfondimenti avviati dall’Esecutivo successivamente al mio esonero hanno confermato quanto avevo sempre dichiarato e cioè che il sottoscritto non ha nessuna responsabilità: il rapporto d’inchiesta non mi attribuisce alcuna colpa e non evidenzia errori da me commessi quando ero alla testa del Dicastero. In gennaio avevo comunicato all’Ufficio presidenziale del Plr di Mendrisio di lasciare la sezione cittadina e di proseguire la mia attività in seno all’Esecutivo come indipendente. Da allora né l’Up locale né gli altri municipali liberali radicali della città hanno cercato di ricucire lo strappo con chi le parla. Soprattutto sono rimasto deluso dal silenzio, fattosi assordante da febbraio, dei vertici cantonali del partito: da febbraio mai hanno discusso con me dei miei passi politici in seguito alla decisione del Municipio, che continuo a considerare ingiusta, di togliermi la responsabilità del Dicastero Aim. E neppure lo hanno fatto dopo il mio comunicato stampa di settimana scorsa in cui ribadivo la mia estraneità alle accuse politiche rivoltemi per il caso Ail-Aim.
E il dispiacere?
Lascio il Plr con un po’ di dispiacere perché l’elettorato liberale radicale, che ringrazio, mi ha permesso di muovere i primi passi nella politica attiva. Mi ha sostenuto per esempio alle elezioni cantonali nel 2019, primo subentrante per il Gran Consiglio, e ha consentito la mia elezione in Municipio.
Adesso passa all’Udc...
Alcuni esponenti democentristi sono rimasti molto sorpresi, in negativo, dall’atteggiamento del Municipio nei miei confronti. Tengo però a precisare che in passato tante volte, in veste di imprenditore, mi sono riconosciuto nelle proposte democentriste. Ideologicamente sono molto vicino al pensiero liberal-conservatore. Ritengo che l’Udc oggi sia l’unico partito che sostenga in maniera chiara gli interessi della piccola e media impresa, l’ossatura economica della Svizzera, e che supporti in maniera altrettanto chiara e con convinzione la nostra neutralità integrale, nonché quei valori e quelle tradizioni che vengono assai apprezzati dagli altri Paesi, democrazia diretta in primis.
A indurla ad accettare di candidarsi con i democentristi alle Federali di quest’autunno è stata anche un po’ di fame di poltrone?
Assolutamente no. Come imprenditore sono conosciuto e credo apprezzato. Ho, questo sì, una grande passione per la politica e da sempre una grande voglia di mettermi a disposizione della collettività, del Ticino e della Svizzera. Certo, affronto un nuovo percorso con un nuovo partito, ma l’idea che ho della politica non cambia e non cambierà ed è quella di battersi per il bene e gli interessi della collettività. A tutti i livelli: comunale, cantonale, nazionale.
Cosa pensa di portare politicamente in dote all’Udc? Voti di liberal-conservatori?
Porterò in dote anzitutto il mio approccio verso la popolazione. Ascoltarla e poi cercare, con determinazione, di tradurre in proposte politiche concrete le sue richieste, le sue speranze.
Massimo Cerutti si dice dunque pronto a far parte della squadra Udc che correrà per il Consiglio nazionale. «È una persona che vanta una certa esperienza politica e si riconosce nei nostri valori. È un imprenditore: sono convinto che il nostro partito rappresenta al meglio anche chi fa impresa, oltre che i cittadini dipendenti – afferma il presidente cantonale dei democentristi Piero Marchesi –. Se in Ticino l’Udc in questi ultimi sei, sette anni è cresciuta molto lo deve sì alle persone che già erano nel partito, ma anche a quelle nuove che hanno contribuito a farla crescere e che sono arrivate da altri partiti. Le persone che sposano i valori e i temi dell’Udc e che vogliono aiutarci a crescere sono certamente benvenute. Cerutti porterà sicuramente nell’Udc le sue competenze e le sue conoscenze».
Manca ancora l’ottavo nome per completare la lista... «L’attesa dovrebbe durare pochi giorni, ma sarà un altro profilo molto interessante che viene dall’esterno», assicura Marchesi.