Il Consiglio comunale sancisce il cambiamento di forma giuridica delle Aziende. Restano da sciogliere alcune ‘criticità’. E la Lista civica dice ‘no’
Mendrisio ha trovato la formula giusta. Le Aim, le Aziende industriali della Città, svestiranno l'abito di municipalizzate, per indossare quello di Ente autonomo di diritto comunale. Allontanata, nel marzo del 2017, e per volere popolare, l'idea di privatizzare tutto, alfine si è individuata la forma giuridica che non solo mette d'accordo una larghissima parte dell'arco consiliare - a livello istituzionale e politico -, ma che risponde altresì alle esigenze operative e finanziarie di Aim e Comune. In effetti, per suggellare la conversione non mancava che il ‘timbro’ del Consiglio comunale. E lunedì sera è arrivato, con 37 voti favorevoli, 2 contrari (la Lista civica, per nulla convinta) e un astenuto.
Votato quindi il principio, il vero lavoro arriva adesso. E qui sarà importante, come ha chiarito lo stesso sindaco Samuele Cavadini, confrontarsi sulle «possibili pietre d’inciampo su cui occorrerà mettersi d’accordo». D'altra parte, ha ribadito ancora, «posso assicurare che il Municipio non ha intenzione di perdere la valenza pubblica delle sue Aziende. Un sacrosanto principio a cui teniamo e non verremo meno». Le ragioni per cambiare statuto, in ogni caso, non mancano; a cominciare dallo snodo finanziario. Certo ci si prenderà il tempo necessario (e «ragionevole») per approfondire il dossier. Il sindaco, infatti, non se l’è sentita di sottoscrivere l’orizzonte dell'autunno 2024, sollecitato dai firmatari della proposta.
“Tempi straordinari richiedono misure straordinarie”. L'ottobre scorso quando Gianluca Padlina (Centro), Luca Pestelacci (Plr) e Andrea Stephani (Alternativa) avevano depositato in Cancelleria la mozione generica che perorava la causa dell'Ente autonomo ci credevano fermamente. Anche se allora il nodo da sciogliere era soprattutto quello dei bilanci comunali. Del resto, strada facendo la proposta ha saputo conquistare tanto la Commissione della gestione che il Municipio stesso, il quale intravvede nell'operazione anche la possibilità di affidare alle future Aim dei “compiti pubblici aggiuntivi: come per esempio assegnare a un unico soggetto tutto il ciclo di gestione dell’acqua”. In effetti, lo studio della conversione delle Aziende, incrocerà il processo di riorganizzazione dell'amministrazione (e dei dicasteri), già in fase di approfondimento.
La proposta, dunque, ha fatto breccia; anche in chi, in passato, aveva avversato il passaggio alla Sa. Restano, però, degli aspetti sensibili che evocano il controllo democratico e la tutela dei dipendenti, riconosciuti pure nell'incarto oggi sul tavolo. La soluzione, ha chiarito Giampaolo Baragiola per l'Alternativa, appare buona, con una avvertenza. «Di principio – ha spiegato – non siamo contrari al tenore della mozione, ma riteniamo fondamentale ribadire alcuni punti fermi su cui non si intende transigere. Va considerata – ha rimarcato –l'importanza del servizio pubblico, al quale va garantita parità di accesso. Le Aziende devono, quindi, rimanere totalmente in mani pubbliche e al servizio della cittadinanza; e sottostare al controllo democratico, assicurando precise condizioni di lavoro ai propri dipendenti», sullo sfondo il Regolamento organico del Comune. Come dire che, appunto, delle criticità, neppure troppo di dettaglio, da risolvere ci sono.
Ecco che, come ha suggerito Luca Pestelacci (Plr), pensare di vedere al tavolo del Consiglio direttivo degli specialità del settore potrebbe essere utile al buon andamento delle Aim. In questo modo, ha fatto capire, verrebbe garantito pure il controllo tecnico (oltre a quello democratico).
Messo un punto fermo, da parte del Municipio cittadino sulla guida del dicastero Aziende (che resta nelle mani del sindaco Samuele Cavadini), lunedì è toccato all'aula consiliare mettere il sigillo sui Consuntivi 2022 delle Aim. Bilanci chiusi con un utile di quasi un milione e mezzo e sottoscritti, unanimemente, da tutte le forze politiche. Risultato andato al di là delle previsioni (di circa 300mila franchi) e delle attese, in particolare grazie alla Sezione elettricità che conferma un risultato in linea con il 2021. Certo a incidere su spese (per 55,2 milioni) e ricavi (per 56,7 milioni) è stata in gran parte la “lievitazione dei prezzi nell’ambito dell’energia”, soprattutto per i grandi clienti. E su questo fronte gli effetti pratici dell'andamento dei costi sono ancora tutti da vedere, anche se il quadro (soprattutto delle tariffe) dovrebbe iniziare a delinearsi nelle prossime settimane.
D'altro canto, ha fatto sapere il sindaco, sarà un «autunno caldo» per le tante proposte sul tavolo (in cima alla lista la futura sede delle Aziende). Tant‘è che è intenzione dell'esecutivo presentarsi in Gestione per fare il punto della situazione, strategia alla mano.
Va detto che neanche in sala, lunedì, la temperatura si è abbassata (in particolare in casa Plr) per le vicissitudini che hanno caratterizzato le Aim e il dicastero. È bastato che l’ormai ex capo dicastero Massimo Cerutti prendesse la parola, tentando di difendere il suo operato (del 2022) per rilanciare il confronto.
Finirà in Pretura la lite fra un cittadino e il Municipio di Mendrisio. L'oggetto del contendere? Una licenza edilizia, prima concessa (nel marzo del 2019) e poi annullata dal Tribinale cantonale amministrativo (Tram), istanza alla quale si sono appellati i vicini dello stabile plurifamiliare che il titolare del permesso aveva tutta l'intenzione di edificare in territorio di Rancate. Sfumato il progetto, il proprietario ha così bussato al portone di Palazzo civico chiedendo un risarcimento per il danno subito di quasi 142mila franchi (oltre agli interessi). Somma che comprende la spese sostenute per allestire il dossier per la futura abitazione.
A sostegno della sua tesi, il signore che oggi chiede alla Pretura di Mendrisio nord di dirimere la vertenza avanza una "errata informazione e valutazione" operata nell'ambito della procedura edilizia. La spiega così, del resto, lo stesso esecutivo, che lunedì sera ha portato la questione davanti al Consiglio comunale. Legislativo che, a maggioranza assoluta - con 35 ’sì’ e 5 astenuti -, ha dato luce verde, pur dando voce ad alcune perplessità.
D'altro canto, la via ormai era segnata. In effetti, "ogni tentativo di trovare un accomodamento bonale tra le parti", come si è ribadito, non è approdato a nulla. L'incarto, una volta reso pubblico, aveva attirato da subito l'attenzione di chi poi si è opposto, interpellando dapprima il Consiglio di Stato (che ha confermato la licenza) e quindi il Tram (che l'ha cassata). Un cambio di paradigma legato all’utilizzo di una strada di servizio, che avrebbe dovuto garantire l'accesso veicolare al fondo in quanto collegamento a "prevalenza pedonale". Consultato il Piano del traffico, però, il Tribunale ha rilevato che la via risulta essere solo pedonale, venendo a cadere la base giuridica per concedere il passaggio dei veicoli.