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I segretari giudiziari e i tempi biblici del Gran Consiglio

Attribuzione di competenze decisionali nei procedimenti contravvenzionali: la proposta del governo è pendente in parlamento da ormai quasi quattro anni...

Il messaggio governativo risale al 2019
(Ti-Press)
26 giugno 2023
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Attribuire competenze decisionali ai segretari giudiziari del Ministero pubblico nei procedimenti contravvenzionali perché anche loro possano firmare decreti di accusa o di abbandono, sgravando così i procuratori dai casi di lieve entità per i quali la pena comminata è la multa? Il quesito è ancora senza risposta. Lo è da oramai quasi quattro anni. Il tema è rimbalzato la scorsa settimana in parlamento durante la discussione sul Dipartimento istituzioni nell’ambito dell’esame del Consuntivo 2022 del Cantone. Eppure basterebbe approvare una piccola modifica di legge per dare seguito alla proposta del citato Dipartimento contenuta in un messaggio licenziato dal governo nel settembre del 2019, quella appunto di conferire, a determinate condizioni, le indicate competenze agli stretti collaboratori dei magistrati inquirenti. Un passo – fra l’altro a costo zero, finanziariamente neutro: aspetto non irrilevante in un momento in cui si parla di risparmi – che la politica, nella fattispecie il Gran Consiglio, non ha però fino ad oggi compiuto.

Maderni: nel merito dopo la pausa estiva

In altre parole, il dossier è sempre sul tavolo della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’. È sotto la lente di una sua sottocommissione, che dall’inizio di questa legislatura, da quando la ‘Giustizia e diritti’ è stata ricostituita dopo le elezioni cantonali di aprile, è coordinata da Cristina Maderni. «Ci siamo presi l’impegno, considerata anche la presenza di nuovi deputati in sottocommissione, di vagliare gli atti parlamentari e i messaggi pendenti che riguardano il Ministero pubblico in modo da essere pronti a discuterli nel merito subito dopo la pausa estiva», spiega la deputata del Plr, interpellata dalla ‘Regione’. Quanto alla prospettata, dal Consiglio di Stato, “estensione delle competenze decisionali dei segretari giudiziari”, Maderni commenta: «Personalmente la ritengo una strada percorribile, che necessita comunque di approfondimenti». Entro la fine dell’anno il Legislativo cantonale prenderà finalmente una decisione, rispondendo affermativamente o negativamente alla richiesta del governo?

Il pg confida (da tempo) nel via libera alla modifica legislativa

Il procuratore generale Andrea Pagani è tra coloro che confidano nel via libera parlamentare all’ampliamento delle competenze. «Se la politica cantonale non ci darà una mano, se non assegnerà al Ministero pubblico dei rinforzi in termini di personale amministrativo e se non attribuirà competenze decisionali ai segretari giudiziari nei procedimenti contravvenzionali, mi domando come faremo a dar seguito, con la necessaria celerità, alle incombenze derivanti dalla revisione del Codice di procedura penale, che per giunta dovrebbe entrare in vigore a inizio 2024», ha dichiarato il pg in un’intervista rilasciata poco più di due mesi fa a questo giornale alla luce della prevista introduzione di modifiche procedurali stabilite a Berna e che si tradurranno per i magistrati inquirenti svizzeri, evidenziava Pagani, «in nuovi oneri che potrebbero rallentare parecchio l’evasione degli incartamenti».

La nuova norma prospettata dal Consiglio di Stato

Il messaggio licenziato dal governo nel settembre 2019 suggerisce al Gran Consiglio di ritoccare la Legge sull’organizzazione giudiziaria, inserendo nell’articolo 68, quello sulle competenze del pg, la disposizione secondo cui il procuratore generale “autorizza nei casi esclusivamente contravvenzionali singoli segretari giudiziari a dirigere il procedimento penale, emanare i decreti di non luogo a procedere, sospendere o abbandonare il procedimento penale, emanare i decreti d’accusa, promuovere l’accusa e rappresentare il Ministero pubblico nelle sedi giudiziarie competenti”. Una miniriforma che, secondo l’Esecutivo, contribuirebbe però “a sgravare i procuratori pubblici dalla responsabilità dei procedimenti contravvenzionali di natura bagatellare per i quali la pena comminata è esclusivamente la multa”. Questo tipo di procedimenti, precisa il Consiglio di Stato, “costituiscono circa il dieci per cento delle entrate annuali del Ministero pubblico (pari a circa 1’200 incarti)”. Non sono grandi numeri, ma incidono sull’attività dei procuratori pubblici, quando la loro attenzione «dovrebbe invece essere costantemente rivolta al penale ordinario», come ha già avuto modo di osservare il pg Pagani. Tornando al messaggio, altra precisazione del governo: “Non tutti i segretari giudiziari, per assenza di specifica formazione (accademica), potranno essere autorizzati dal procuratore generale ad agire autonomamente”. Di più. “Non viola il diritto superiore – sottolinea il Consiglio di Stato – una regolamentazione cantonale che assegna la competenza per emanare i decreti d’accusa in materia di contravvenzioni non ai procuratori, bensì ad altri collaboratori in seno al Ministero pubblico: è tuttavia necessaria una base legale formale a livello cantonale che lo preveda in modo esplicito”. Da qui la disposizione di legge prospettata dall’Esecutivo.

Approfondimenti sì, purché non siano eterni

Due, per l’esattezza, le proposte governative oggetto del messaggio del 2019. Quella di aumentare il numero dei magistrati della Procura è stata nel frattempo evasa: un paio di anni fa il Gran Consiglio ha potenziato il Ministero pubblico, due pp in più. Mentre è tuttora pendente la proposta che attiene ai segretari giudiziari. Nell’allora rapporto commissionale, redatto dal liberale radicale Marco Bertoli e dalla granconsigliera del Ppd (oggi Centro) Sabrina Gendotti, si sosteneva che “per quanto concerne l’estensione delle competenze decisionali dei segretari giudiziari, di principio vi è accordo commissionale. Va però rilevato che una simile estensione di competenze a funzionari non magistrati e la relativa modifica normativa meritano approfondimenti di natura giuridica”. Pertanto “la commissione ritiene opportuno rinviare l’esame di questo specifico aspetto a un più ampio approfondimento, segnatamente parallelo all’ipotesi di istituzione (di reintroduzione ndr) della figura del sostituto procuratore pubblico”. Il rapporto stilato da Bertoli e Gendotti per la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ è del marzo 2021.

Ora, va bene approfondire. Ma gli approfondimenti non durino un’eternità.