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Tra commerci e casse malati, quando qualcosa è meglio di niente

Il voto di ieri attesta che su lavoro e costi della salute le preoccupazioni sono tante, ed è un momento dove si gratta (anche poco) dove c'è da grattare

In sintesi:
  • Né un'apertura domenicale in più né poche decine di franchi di risparmio risolveranno le cose
  • I timori di persone e famiglie mostrano però segnali d'allarme
  • Una domenica positiva per il Plr. La lista per il Nazionale ha buoni nomi, ora diventi una squadra
I tempi son quelli che sono
(Ti-Press)
19 giugno 2023
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L’esito delle votazioni di ieri in Ticino mostra una popolazione attenta nel rimarcare come il lavoro e i premi di cassa malati siano preoccupazioni costanti, prendendo decisioni che, pur nel loro ridotto peso specifico nella risoluzione dei problemi, mostrano un certo segnale d’allarme.

La possibilità di aprire una domenica in più e abbassare le serrande un’ora dopo in alcuni festivi non rappresenterà la medicina miracolosa per rianimare un settore che, sedutosi troppo sugli allori dei bei tempi che furono, a volte fatica a trovare una via percorribile. Il commercio ha bisogno di ben altro rispetto a una domenica di vendita in più, ma una maggiore libertà – si tratta di una possibilità, non di un obbligo di apertura – è sempre meglio sia di un divieto, sia di una stagnazione che non fa bene a nessuno.

Allo stesso modo, lo sgravio introdotto con la deduzione di 1’200 franchi per i premi di cassa malati di ogni figlio non avrà conseguenze rilevanti nelle tasche delle famiglie del ceto medio. Ma, alla stregua del discorso fatto sui negozi, anche qui ha prevalso il fatto che qualcosa è sempre meglio di niente. Il punto è che quando si affronta una votazione delicata come ogni appuntamento che riguarda gli sgravi o, banalmente, i soldi che il contribuente versa allo Stato, se al centro del discorso c’è che dalla prossima dichiarazione fiscale si risparmierà qualche decina di franchi grazie a questa deduzione la situazione non è rosea.

Non lo è in uno dei Cantoni con la socialità più sviluppata della Svizzera, non lo è perché spesso la strada del sussidio è più facilmente percorribile del cambio di paradigma necessario affinché persone e famiglie siano messi nella condizione di non aver più bisogno di quel sussidio. Questo implica una visione del Ticino dei prossimi vent’anni che latita sia dalle parti del Consiglio di Stato, sia da quelle del Gran Consiglio. Con tutto quel che ne consegue.

Ciò detto, per il Plr è stata una buona domenica. Ha vinto due votazioni su iniziative fortemente volute anche dal suo gruppo parlamentare. Un buon viatico per le Elezioni federali di questo autunno, per le quali ieri il Comitato cantonale liberale radicale ha approvato la lista.

Lo shock della rinuncia del consigliere nazionale uscente Rocco Cattaneo è stato più forte di quanto le dichiarazioni a mezzo stampa e gli applausi scroscianti dedicatigli ieri dal ‘parlamentino’ del Plr possano far pensare. Ma il partito di Alessandro Speziali, con la scelta dei nomi, ha dimostrato di aver capito la lezione delle scorse Cantonali, quando la lista proposta per il governo non si è rivelata forte come si pensava. Quella che accompagnerà Alex Farinelli nella doppia corsa per Nazionale e Stati è, invece, una lista davvero forte, con profili di rilievo, competenze e discreti bacini di voti.

Il compito che spetta in primis a Speziali, adesso, è far diventare dei buoni nomi una squadra che lavori insieme al di là di antipatie personali, ambienti diversi o sbilanciamenti verso il Sottoceneri (sei su otto). E il rischio che si celebri il festival delle rigature c’è. Il compianto Alex Pedrazzini e la sua fulminante citazione del 1995 – “quattro partiti in governo, in mancanza di una concreta volontà di mediazione, danno un’accozzaglia di tenori che inonda l’aria di una cacofonia stonata” – possono fornire spunti anche in assenza di congiunzioni col Centro, fu Ppd.

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