laR+ Ticino

Formatori di apprendisti in attesa, il Decs: ‘Stiamo risolvendo’

I corsi hanno più richieste che disponibilità, e le aziende sono in coda. Aumentati i posti. Aiti e Camera di commercio: ‘Il Cantone faccia uno sforzo’

Segnalazioni arrivate anche prima della pandemia
(Ti-Press)
6 giugno 2023
|

Gli apprendistati hanno tante figure chiave a reggerli e gestirli, e per una di queste si è arrivati a un piccolo collo di bottiglia: i corsi base per formatori di apprendisti organizzati dall’Istituto della formazione continua – che alla fine certificano questi formatori – hanno richieste che superano la disponibilità. Con la conseguenza che si formano code e alcune aziende – delle segnalazioni sono giunte al nostro giornale – non avendo persone certificate a formare apprendisti o rinunciano o ne prendono meno, con tutte le conseguenze del caso.

È vero che c’è più interesse rispetto ai posti messi a disposizione e tante persone vengono rinviate al corso successivo? A questa domanda la direzione del Dipartimento educazione, cultura e sport da noi interpellata risponde con una premessa: “L’interesse per i corsi offerti dall’Istituto della formazione continua è alto e questo è un segnale positivo. Per quanto riguarda il ‘corso base per formatori di apprendisti in azienda’, ogni anno proponiamo due edizioni, in primavera e in autunno, che permettono di formare annualmente oltre 600 formatori e formatrici di apprendisti”. Ad ogni modo, si diceva, “attualmente la richiesta effettivamente supera la disponibilità, anche a seguito dell’arresto forzato dei corsi durante la pandemia, che ci ha costretti ad annullare due edizioni. Siccome tra le persone interessate al corso ce ne sono anche alcune che necessitano nel breve termine di questo corso per motivi professionali, attualmente la priorità è data alle persone che ne hanno maggiore necessità. Abbiamo inoltre creato alcuni corsi supplementari dedicati a settori specifici di attività in collaborazione con le associazioni di categoria”.

‘Ripristinato il numero massimo per classe’

Insomma, il classico collo di bottiglia anche perché “l’offerta è molto ampia”. Annualmente, risponde ancora il Decs, “offriamo 60 corsi con 18 partecipanti per classe. Durante il periodo pandemico il numero di partecipanti per classe era stato temporaneamente limitato a 14, ma nel frattempo siamo tornati alla normalità. Il corso dura 40 unità didattiche (5 giorni) ed è proposto in molti formati: diurno, serale, compatto oppure ripartito su più settimane. Il tutto in tre sedi: Camorino, Trevano e Mendrisio”. E nel corso di questi due ultimi anni “sono stati introdotti diversi adeguamenti, ripristinando il numero massimo di partecipanti per classe, introducendo delle priorità per l’accesso in funzione dell’effettiva necessità della formazione da parte delle aziende e organizzando dei corsi supplementari di settore. La situazione è monitorata in collaborazione con la Divisione della formazione professionale al fine di assicurare alle aziende formatrici la disponibilità di personale formato e qualificato per accompagnare gli apprendisti e le apprendiste nel loro percorso”.

Parlando di ‘priorità’ nell’iscrizione, si fa un riferimento temporale dal momento che, afferma la direzione del Decs, “il corso si rivolge a chi esercita una professione e ha la responsabilità di una persona in formazione o prevede di averla a breve”. La priorità è dunque data “alle aziende formatrici che formano o prevedono di formare a breve apprendiste e apprendisti. In questo senso è essenziale la collaborazione con le sezioni di formazione della Divisione della formazione professionale, che sarà ulteriormente rafforzata dal prossimo autunno, per la verifica dei criteri e per rispondere a eventuali esigenze specifiche delle associazioni del mondo del lavoro”.

Al termine della formazione, viene rilasciato un attestato di frequenza, “che è uno dei criteri da soddisfare per poter formare apprendisti e apprendiste. Le aziende interessate a diventare formatrici di apprendisti e apprendisti possono contattare direttamente la Divisione della formazione professionale per una consulenza personalizzata” sottolinea il Decs, aggiungendo che in merito agli strumenti e alle conoscenze offerte ci sono “contenuti e obiettivi definiti a livello federale dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, validi quindi per tutti i Cantoni. Si tratta di un corso base che permette di fornire gli strumenti di base di ordine amministrativo, organizzativo, didattico e relazionale funzionali ad assicurare un buon accompagnamento della persona in formazione in azienda. Sono poi proposti anche dei moduli di formazione continua per completare o approfondire determinati temi”.

Modenini e Albertoni: ‘Se ne parlava già prima della pandemia...’

«Questa difficoltà ci è stata segnalata da diverse aziende, assieme alla relativa frustrazione» commenta a ‘laRegione’ il direttore dell’Associazione industrie ticinesi Stefano Modenini. Le rassicurazioni da parte del Decs confortano, anche se, annota, «sinceramente le avevamo sentite anche prima della pandemia». Ciò detto, «prendiamo per buone queste giustificazioni, sperando che non rimangano tali per l’eternità. È chiaro che le aziende devono impegnarsi, perché formare apprendisti non è un gioco. La speranza è che queste liste d’attesa vengano ridotte, così potremo avere maggiori possibilità di avere formatori e, di conseguenza, portare le aziende ad avere apprendisti».

Anche dall’osservatorio della Camera di commercio, ci risponde il direttore Luca Albertoni, «il tema non è nuovo, se ne parlava già prima della pandemia e ciclicamente riemerge». E, commenta, «verosimilmente un problema c’è, e mi riallaccio ai rilevamenti che facciamo presso le aziende. Qualche anno fa, una di queste indagini era mirata alla fatica che fanno le imprese a prendere apprendisti. Ebbene – continua Albertoni – è significativo che una motivazione fosse nel dedicare sufficiente tempo alla formazione di un apprendista, quindi la mancanza di personale dedicato all’interno dell’azienda». Ma un’altra, riprende il direttore della Cc-Ti, «verteva sulle difficoltà burocratiche nel gestire la questione, e la difficoltà nell’avere dei formatori certificati entrano in questo aspetto. E per risolvere questo problema lo sforzo non devono farlo solo le aziende. Ma anche il Cantone».