Durante i lavori nel nucleo medievale sopra Bellinzona ritrovati oggetti dell'epoca. I primi interventi hanno evidenziato criticità strutturali
Il passato dell’antico villaggio di Prada è ancora in gran parte avvolto nel mistero. Ma qualche pezzetto di storia in più sta venendo a galla grazie ai lavori di recupero e valorizzazione che man mano restituiscono una fotografia un po’ più nitida dell’insediamento medievale e della comunità che ci viveva. Un nucleo composto da circa 70 costruzioni e situato a 577 metri di altitudine sulla montagna sopra Ravecchia che rappresenta oggi un’importante eredità storica e culturale bellinzonese. E che passo dopo passo vede arrestarsi il suo decadimento grazie alla missione della Fondazione Prada, costituita nel settembre 2016 per volere dei Patriziati di Ravecchia, Bellinzona, Carasso e Daro, della Città di Bellinzona, dell’Associazione Nümm da Prada e della Parrocchia di Ravecchia.
Durante i primi scavi del 2021 «abbiamo già avuto modo di fare preziose scoperte, nello specifico è stata ritrovata una ciotola risalente al XV secolo ed è venuto alla luce un sistema di drenaggio e scarico dell’acqua di semplice fattura in uno degli edifici», spiega Alberto Marietta, presidente della Fondazione Prada. «Anche in questa fase dei lavori speriamo di effettuare dei ritrovamenti che permettano di ampliare ulteriormente le conoscenze su Prada e sulla vita di tutti i giorni dei suoi antichi abitanti». E l’inizio della nuova fase di scavi promette bene. È stato infatti rinvenuto quello che ha le sembianze di un forno, ma soltanto l’analisi archeologica potrà determinare con certezza di cosa si tratta. Le informazioni sicure che abbiamo oggi sull’antico nucleo è che ci vissero circa 200 abitanti, quando Bellinzona ne contava 1’200/1’400. Una comunità, composta da una quarantina di famiglie principalmente dedite all’agricoltura, che oltre agli edifici costruì aree di pascolo, vigne e orti. La prima attestazione di abitanti a Prada è del 1381. Si suppone tuttavia che vi fossero residenti già dal 1200, se non prima. Il villaggio è stato abbandonato a partire dal 1600 per una serie di cause tuttora sconosciute. Si ipotizzano condizioni meteorologiche avverse e l’epidemia di peste.
I lavori di preparazione sono iniziati nel corso del 2017, quando si è liberato il villaggio dagli alberi. Questo ha permesso di vedere Prada nel suo insieme e di elaborare il progetto di recupero e valorizzazione. Ricevuta l’approvazione da parte dell’Ufficio dei beni culturali e le prime decisioni di sussidio, è iniziata l’importante raccolta fondi che ha avuto un discreto successo. Il progetto prevede un costo di poco meno di 1,7 milioni, dei quali circa il 65% coperto grazie a sussidi federali, cantonali e comunali, il 15% assicurato da aiuti di altri enti e fondazioni, e il rimanente coperto da privati e altri fondi.
Nel corso del 2021 è stato effettuato un primo intervento campione su una parte degli stabili: «Lavori che ci hanno permesso di realizzare l’effettiva particolarità e difficoltà dell’intervento così da calibrare quelli futuri», rileva il presidente della Fondazione. Nella seconda metà del 2022 si è proceduto a un concorso a inviti e all’assegnazione dei lavori di scavo archeologico, valorizzazione e messa in sicurezza di tutti gli stabili presenti, interventi che sono così iniziati alla fine di questo mese di aprile e che dovrebbero durare circa un anno e mezzo.
Come detto, i primi lavori hanno permesso di evidenziare criticità strutturali di alcuni stabili che presentano mura molto fragili. «Nonostante ciò la scheda di progetto che prevede la ricostruzione completa di un edificio è sempre d’attualità. Gli interventi campione citati in precedenza hanno messo in risalto alcune criticità che impongono però una serie di verifiche di fattibilità supplementari prima di poter decidere come procedere», aggiunge Marietta. Tuttavia, l’idea di realizzare un museo che possa fungere da filo conduttore in chiave didattica è ancora presente, «così come sono presenti nelle nostre discussioni una serie di proposte e attività che permettano al futuro visitatore di Prada, indipendentemente dalla sua età, di vivere un’esperienza interessante e il più arricchente possibile». Tra gli scopi primari della Fondazione vi è proprio quello di promuovere e valorizzare la scoperta di un lontano passato legato alle radici storiche e culturali del territorio di Bellinzona, facendo rivivere l’antico villaggio abbandonato.
Nell’ambito del progetto di valorizzazione si prevede anche la sistemazione dei sentieri di accesso, oggi logorati dal tempo, prevedendo anche la creazione di altre vie sicure e alla portata di tutti. «Stiamo infatti lavorando sul recupero di un vecchio sentiero che da Serta condurrà a Prada», fa presente Marietta. «La sistemazione delle vie di accesso al villaggio è uno dei punti importanti del progetto. È evidente che più comodi e sicuri sono i sentieri, più la gente è stimolata a raggiungere il luogo d’interesse», riconosce il presidente della Fondazione. «In questo senso abbiamo instaurato un’ottima collaborazione con il Settore sentieri dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino che nel corso dello scorso anno è intervenuto per sostituire i ponti sul Riale Guasta (da Serta) e sul Dragonato (da Pian Laghetto). Siamo poi intervenuti sui sentieri con degli interventi di manutenzione e ‘abbellimento’». E per godere della vista su Prada nella sua totalità, passando nella parte alta del villaggio è stato creato un nuovo sentiero panoramico.