Pubblicati gli aggiornamenti dei ‘movimenti di versante’ che interessano le zone collinari abitate: indicati gradi di pericolo e possibili soluzioni
Tecnicamente sono definiti ‘movimenti di versante’. In parole semplici rotolamenti di massi, piccoli scoscendimenti, cedimenti puntuali, franamenti, distacchi. Buona parte del Ticino, Bellinzona inclusa, deve fare i conti con un rischio più o meno marcato. Le zone sono monitorate dalle autorità competenti ogni qualvolta si verifica un evento, piccolo o grande che sia. In questi giorni e per la durata di un mese sono consultabili negli uffici di quartiere di Sementina i Piani aggiornati delle zone di pericolo legate ai movimenti di versante nei quartieri di Bellinzona centro (località Nocca), Claro, Gudo e Monte Carasso. Il tutto con la definizione, in taluni casi ridefinizione, del grado di pericolo. Responsabile il Dipartimento del territorio affidatosi per rilievi e analisi ad alcuni studi d’ingegneria e geologia. Documenti di sicuro interesse per chi risiede o ha proprietà o attività nelle aree considerate. Vi sono elencati tutti gli eventi piccoli e grandi verificatisi negli ultimi decenni, i gradi di pericolo fissati per ciascuna situazione e le misure di messa in sicurezza ritenute necessarie per ridurre il rischio di nuovi eventi e danneggiamenti.
Partiamo dalla zona che più ha fatto parlare di sé negli ultimi tre anni, la collina di Gudo dove in località Sasso Grande nel dicembre 2020 dopo una forte nevicata e nel luglio 2021 a seguito di importanti precipitazioni sono franati massi e terriccio che hanno invaso proprietà private e strada collinare. Uno squarcio ben visibile. Rilevata l’instabilità della roccia sovrastante, è stata fatta brillare e successivamente la Città ha eseguito una complicata e onerosa opera di premunizione e consolidamento. Oltre agli episodi più eclatanti ve ne sono molti altri di minore portata, non mediatizzati ma che richiedono monitoraggio e gestione per stabilire se rischiano di ripetersi e invadere zone edificate a valle, e se sì con quali ipotetici volumi. Quattro le zone potenzialmente instabili: sopra il Centro civico sede delle scuole e dell’amministrazione di quartiere, a valle della località Cacima, a monte della carrale Alla Rocca e di due abitazioni lungo via alla Chiesa. Quanto al Centro civico, viene citata la presenza di una piccola parete di roccia finemente fratturata con stacchi dal volume pari a 0,5-1,5 metri cubi composti da elementi molto piccoli. “La propagazione è molto limitata ma la vicinanza con l’edificio, soprattutto a ovest, non esclude impatti”. Perciò – qui come in linea generale laddove sono presenti situazioni simili in prossimità degli edifici – viene raccomandata “la costante pulizia della parete rocciosa per evitare che la vegetazione, crescendo, disgreghi la roccia già fratturata”. Questo considerando che “la vegetazione è molto invasiva e lo stato del bosco è degradato, ciò che può contribuire a modificare rapidamente la stabilità”. Sopra Cacima i provvedimenti già eseguiti (spurgo, taglio alberi, costruzione muro e posa rete) sono considerati “adeguati a prevenire un nuovo evento e a proteggere l’area a valle”.
A Monte Carasso l’aggiornamento ha riguardato la zona Urenn che stando alle carte del 2016 presenta un pericolo di grado basso, ma dove dal 2018 al 2021 vi sono stati crolli di piccola entità che hanno interessato anche delle abitazioni. Qui non sono presenti opere di premunizione e la caduta di sassi “è causata principalmente dal degrado di vecchi muri a secco abbandonati”, come pure da intemperie, ghiaccio e incuria della vegetazione. Da notare che a seguito del taglio e pulizia della vegetazione già eseguiti, le future precipitazioni provocheranno la caduta di detriti a bassa energia. Proposta la posa di una stuoia e di una rete metallica con ancoraggi su una superficie di 100-150 metri quadrati. Il distacco di sassi e lastre di piccole dimensioni è fonte di preoccupazione anche in zona Nocca, parte orientale di Ravecchia. Parliamo di eventi causati principalmente dall’azione delle radici degli alberi e in corrispondenza dello spazio libero presente fra la rete metallica paramassi n° 4 e le pareti presenti 20 metri più a nord. Soluzione: la posa nello spazio intermedio di un’ulteriore rete e la rimozione delle piante cresciute in parete e di quelle che possono destabilizzare i muri a secco esistenti.
Infine Claro dove l’area di studio ha riguardato la zona della vecchia cava e i nuclei di Scubiago, San Nazaro, Celso, Matro e Duno. Durante l’ultimo trentennio vi è stata una dozzina di cadute blocchi, massi e sassi. Un cedimento di medio-piccola entità viene indicato in prossimità del riale Scubiago, “ma vista la situazione morfologica locale non è giudicato probabile un eventuale franamento sino alla zona edificabile di Scubiago”. Perciò il rischio per Claro si riduce a “probabili crolli in roccia e cadute”, con volumi fra 0,5 e 5 metri cubi, a causa di eventi atmosferici e vegetazione. Nel caso di crolli, il rotolamento “potrebbe protrarsi sino alle prime costruzioni, vicino alla chiesa di San Nazaro. Fenomeno comunque contenuto dalla presenza di alberi ad alto fusto e asperità”. In altri punti di Claro “elementi lapidei di una certa importanza hanno già raggiunto strade comunali e terreni edificati”. Particolarmente attiva è ritenuta la zona Matro, con probabilità di rottura media. A salvaguardia degli edifici maggiormente esposti viene proposto il placcaggio tramite funi o lo smontaggio dei blocchi situati sul ciglio. Sei mappali della zona edificabile di San Nazaro sono stati attribuiti al grado di pericolo alto, tuttavia “interventi non sono necessari in base ai principi di protezione dipendente dalla tipologia degli edifici presenti”. Il grado di pericolo potrebbe comunque venire mitigato costruendo un terrapieno. Una sottomurazione è poi consigliata a protezione del grotto Mai Morire. Mentre per tutto ciò che si trova a nord si ipotizzano reti paramassi.