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‘Salviamo i ragazzi dall'abuso di sostanze’

Tre mamme-volontarie che operano sul territorio lanciano un grido d'aiuto. Presentato al Cantone il progetto per un centro d'accoglienza

‘Il problema è grave’
(Ti-Press)
9 maggio 2023
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Nella voce di Lidia Canonico c‘è rabbia e disperazione. In questi anni, lei che di scarpe ne ha consumate e parecchie andando per le strade, là dove c’è il disagio più profondo, ne ha viste tante. Come fondatrice dell'Associazione ‘La Sorgente’ il problema dei ragazzi (anche giovanissimi) che rincorrono lo ‘sballo’ lo conosce bene. Oggi, però, è cambiato qualcosa e sente l'urgenza di scuotere le coscienze e di lanciare un appello accorato, prime fra tutte alle istituzioni. Al suo fianco vi sono altre due mamme, Anna Marini e Nunzia Cimaglia, dell'Associazione ‘Insieme contro l'uso ricreativo di farmaci’, che come lei sentono forte la necessità che si passi dalle parole ai fatti.

A questo bisogno che urge, infatti, le tre donne hanno dato voce attraverso una lettera aperta. Perché le dipendenze dalle droghe, come dagli psicofarmaci, ci fa capire Lidia Canonico (Premio Lavezzari 2021), stanno dilagando in modo preoccupante. «Non lo dico io, lo dicono le statistiche che i dati relativi al consumo sono allarmanti. E del resto lo vedo quando incontro i giovani: la problematica è grave. Adesso è arrivato il momento di agire. Dobbiamo salvare questi ragazzi», scandisce con forza.

‘Serve una struttura dedicata. Ma tutto tace’

A volte Lidia, la notte, non riesce a dormire. «Mi telefonano. Sono mamme che non sanno più cosa fare con i loro figli; giovani che non sanno come aiutare un loro fratello. Noi siamo dei volontari e li sosteniamo come possiamo, ma serve un aiuto professionale, mirato e continuo». L'autunno scorso si era fatta strada, però, una speranza: un progetto abbozzato un paio di anni fa che la presidnete de ‘La Sorgente’ è riuscita a portare all'attenzione del Consiglio di Stato, e non solo.

«Abbiamo dato forma alla proposta di creare una nuova struttura protetta in grado di accogliere ragazzi e giovani adulti con delle dipendenze – ci spiega la fondatrice de La Sorgente –. L'abbiamo presentata al Cantone e ai Comuni del Mendrisiotto (e in diversi ci hanno appoggiato in questa nostra iniziativa). A livello cantonale ci hanno messo in contatto con alcuni esperti. Poi il tutto sembra essersi arenato: non abbiamo più sentito nulla. L'impressione è che non si voglia realizzare una nuova struttura. Invece, non c‘è più tempo da perdere».

‘Nessuno parla di questi problemi’

In Lidia e nelle sue compagne di viaggio vi è, insomma la percezione che la questione dei ragazzi e delle dipendenze non sia in cima alle agende politiche. Ecco perché, come si legge nella lettera aperta, "vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici affinché si prendano il tempo per analizzare la situazione, cerchino delle possibili soluzioni e mettano in atto i cambiamenti necessari". «Mi fa male costatare che nessuno ne parla – ci dice a chiare lettere Lidia Canonico –. Non dico che non si faccia nulla, ma ciò che si mette in campo non è sufficiente. A questi ragazzi non basta essere visti per 30-45minuti alla settimana, vanno seguiti passo passo e impegnati in attività, non lasciati a loro stessi, assistiti ma non motivati. Senza contare che non è possibile ricoverare i minorenni in Clinica psichiatrica».

Le tre mamme autrici della missiva, quindi, non intendono arrendersi. Se non si è propensi a pensare a un centro dedicato, allora, rilanciano, è possibile intervenire su ciò che è operativo sul territorio. "Si può adattare un reparto delle varie strutture già esistenti – si sollecita nello scritto – per accogliere i ragazzi che abusano di sostanze. Qui i ragazzi andrebbero seguiti e accompagnati da personale specializzato come psicologi, psichiatri, educatori che possano realmente aiutarli nella loro problematica senza ricorrere o sostituire l’uso di sostanze con l’uso di farmaci". Per quale motivo, esplicita ancora Lidia, «non pensare a un padiglione dell'Osc (Organizzazione sociopsichiatrica cantonale)»?

Il fenomeno dell'abuso di farmaci

Agli occhi di Lidia, Anna e Nunzia si avverte altresì la necessità di poter contare, anche in Ticino, su un servizio di ’drug checking‘. "Visto l’aumento del consumo, a nostro avviso – ribadiscono nella lettera –, la legge del 2017 andrebbe rivista. Il Gran consiglio aveva bocciato una mozione che chiedeva di allestire un servizio per l’analisi delle sostanze illegali. In altri cantoni questo servizio esiste. Ci spiace che il Ticino non lo possa offrire".

Un altro nodo da sciogliere, e che sta particolarmente a cuore a queste donne coraggiose, è poi l'abuso e il ’traffico‘ di farmaci psicotropi che, fanno memoria, rientrano nella Legge sugli stupefacenti. «Spero – ci mette a parte Lidia – di poter incontrare il medico e il farmacista cantonali – per poterne parlare con loro. Questi medicamenti vengono prescritti con troppa facilità, anche ad adolescenti. Mentre dovrebbero essere competenza solo dei medici psichiatri, quindi degli specialisti che hanno in cura una persona. I ragazzi invece ne abusano e li condividono».

Senza trascurare il fatto che di queste sostanze, fa presente Lidia, esiste un mercato nero, tra ansiolitici, analgesici e sciroppi per la tosse. Un fenomeno che si è palesato anche agli agenti della Polizia di Chiasso che operano nell'antidroga e a contatto con i giovani: era emerso dalle statistiche del 2021 dando origine, all'epoca, a un paio di inchieste che avevano tutta l'aria di essere la punta di un iceberg.

’L'importante è informare'

A questo punto, incalzano le tre mamme, servono delle soluzioni. «Qui non si tratta di dare la colpa ai genitori o ai ragazzi – chiarisce Lidia Canonico – ma di rimboccarsi tutti le maniche». Accanto ad iniziative concrete, è importante, si sottolinea ancora, che si portino avanti delle campagne di sensibilizzazione. L'auspicio, si rimarca nella missiva, è che pure la scuola - a partire dalle Medie - metta in atto dei cambiamenti. Quali? "I docenti – ad esempio –andrebbero formati e sensibilizzati maggiormente sul consumo di sostanze. All’interno delle materie speciali si potrebbero proporre delle attività volte alla gestione delle emozioni". E ancora, "la programmazione scolastica annuale di alcune materie potrebbe essere adattata inserendo dei momenti di sensibilizzazione sui danni che le sostanze provocano all’organismo. Sempre nelle scuole – si chiosa – sarebbe importante prevedere più momenti di prevenzione, perché è l’unico mezzo che abbiamo per informare i giovani e per dar loro i mezzi per essere maggiormente consapevoli".

Il messaggio è stato inviato forte e chiaro, ora Lidia, Anna e Nunzia si aspettano che qualcuno lo raccolga.

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