Ticino

‘Le televisioni Iptv sono un'offerta sul filo della legalità’

Alessandro Trivilini (Supsi): ‘Chi le utilizza in Svizzera potrebbe essere punito all'estero’. Un problema per le televisioni? ‘Per loro è pubblicità’

In sintesi:
  • C’è la condivisione dei contenuti ma anche la condivisione del rischio
  • Chi vende questo servizio non va certo a dichiararlo in modo esplicito
  • I pagamenti stanno diventando sempre più digitali, sfruttando criptovalute che non sono tracciabili
(Ti-Press)
15 aprile 2023
|

La perquisizione e il sequestro, in una società del Sopraceneri, di alcuni server e di materiale per l’acquisizione e distribuzione non autorizzata di segnali Iptv, tra i quali Sky e Dazn. Detto in altre parole: un sistema per la trasmissione di canali televisivi a pagamento, ma a prezzi inferiori rispetto all'originale. È uno degli interventi, scaturito da una richiesta di assistenza giudiziaria internazionale da parte delle autorità italiane, che ha impegnato lo scorso anno la Sezione analisi tracce informatiche (Sati) della Polizia cantonale. «Ogni paese ha le sue regole sulla fruizione online di diritti d’autore. La Svizzera, contrariamente ad esempio all’Italia, è più flessibile. Per uso familiare è consentito l’utilizzo e la condivisione di questi contenuti che si trovano in rete», spiega alla ‘Regione’ Alessandro Trivilini, responsabile del servizio informatica forense della Supsi, che abbiamo interpellato per capirne di più su un ‘fenomeno’, quelle delle Iptv, presente anche in Ticino nonostante sia difficile quantificarlo. «Chi lo offre generalmente non lo notifica», puntualizza Trivilini.

Quindi in Svizzera non c’è nessun problema a possedere una Iptv, con magari un abbonamento televisivo a un prezzo più basso che trasmetta partite di calcio o serie televisive?

La questione è delicata, ci si muove sul filo del rasoio a livello legale. Da un lato è possibile condividere e visualizzare a livello strettamente personale contenuti soggetti a diritti d’autore, come partita di calcio o serie televisive. Dall’altro le Iptv funzionano come ‘Catene di Sant’Antonio’, con una condivisione di codici tra utenti. Se l’origine di questa catena, o uno dei suoi nodi, è in Italia, dove la condivisione a uso personale è proibita, sarà perseguibile e punibile anche chi fruisce dei contenuti in Svizzera.

Quali possono essere i rischi se un utente ticinese se entra a far parte di una ‘catena’ che ha origine in Italia o in un altro paese con una legislazione più severa rispetto a quella elvetica?

Proprio come una catena, c’è la condivisione dei contenuti ma anche la condivisione del rischio. È un aspetto del quale bisogna essere coscienti. Se sottoscrivo un contratto di servizio con una società Iptv che ha foro giuridico in Italia potrei essere passibile di denuncia per ricettazione. Poco importa dove il servizio viene fruito.

Origine del segnale che, in ogni caso, non è quasi mai conosciuta agli utenti…

Difficilmente quando si sottoscrive un contratto viene fornita questa informazione, proprio per tutelare chi diffonde questi codici. Il fenomeno è quindi difficile da quantificare perché tutti sanno che ci si muove su una linea sottile tra non proibito e proibito. Chi vende questo servizio non va certo a dichiararlo in modo esplicito.

Ma le televisioni che possiedono i diritti, come Sky e Dazn pensando allo sport, e chi produce direttamente i contenuti non ci rimettono economicamente da questo sistema?

È un meccanismo complesso che però va a vantaggio di tutti. Si può infatti vedere l’Iptv come uno strumento di marketing che permette di aumentare la condivisione e la popolarità di un prodotto. Avere un sistema fraudolento, che potrebbe essere smantellato o comunque contrastato più efficacemente, si inserisce in un gioco delle parti. Un po’ come i falsi nella moda o nell’industria orologiera: il prodotto falso si diffonde e aumenta il desiderio di avere l’originale. Per gli abbonamenti o i contenuti televisivi è la stessa cosa. Attraverso le Iptv gli utenti entrano in contatto con l'offerta, che però probabilmente ha una risoluzione più bassa rispetto all'originale, e sono invogliati sottoscrivere un abbonamento.

Altra questione delicata, il pagamento. Non basta seguire il flusso di denaro per risalire a chi è all'origine della catena e che quindi offre il servizio?

I pagamenti di questi servizi stanno diventando sempre più digitali, sfruttando criptovalute che non sono tracciabili. Se un pagamento avviene con una criptovaluta ‘ribelle’, quindi non riconosciuta, poi anche le investigazioni si complicano e diventa difficile arrivare al venditore.