Herzog: ‘Ci aiutò ad amare la nostra terra e la nostra lingua’
Meir Shalev, una delle voci più autorevoli della cultura israeliana negli ultimi 50 anni, è morto oggi nella propria abitazione in seguito a una lunga malattia. Figlio del poeta Yitzhak Shalev, era nato nell'anno della fondazione di Israele (1948) a Nahalal, un'azienda agricola fondata da pionieri sionisti nella valle di Jezreel, nel Nord di Israele. Per tutta la vita lo avrebbero accompagnato l'amore per la lingua ebraica, ereditata dal padre, per la terra d'Israele, che aveva visto rifiorire davanti agli occhi assieme alle narrazioni raccolte in prima persona dagli anziani pionieri, e per la lettura approfondita della Bibbia: separata però nettamente dall'ebraismo ortodosso dal quale si sentiva estraneo. E come altri grandi romanzieri israeliani non disdegnava di prodursi in libri per bambini, spesso esilaranti, i quali sono stati poi accolti con grande favore negli asili nido del Paese.
Cittadino impegnato di Israele fino agli ultimissimi giorni (come ha testimoniato oggi il cugino Ram Ben Barak, un deputato centrista), Shalev era stato fin dagli anni Ottanta schierato con la sinistra sionista, per una soluzione negoziata del conflitto con i palestinesi. "Negli ultimi mesi, con la costituzione del nuovo governo Netanyahu, aveva sofferto non poco", ha aggiunto Ben Barak. In Israele il grande pubblico avrebbe scoperto le sue doti di romanziere nel 1988 con la pubblicazione del suo poderoso ‘Romanzo Russo’ (in italiano: ‘La montagna blu’): la storia della fondazione nella valle di Jezreel, nella Palestina del primo Novecento, di una piccola comunità di ispirazione socialista da parte di pionieri giunti dall'Ucraina, e poi del suo sviluppo nelle generazioni successive. Negli stessi anni Shalev pubblicò in Israele ‘La Bibbia adesso’, una collezione di storie bibliche rilette con occhi moderni a beneficio dei giovani laici israeliani.
Interessato a mantenere un filo diretto con il pubblico israeliano, per decenni Shalev ha pubblicato sul supplemento settimanale di Yediot Ahronot una pagina di commento (spesso dai toni ironici) su eventi di attualità. Pur acclamato all'estero, in seguito alla traduzione dei suoi libri in decine di lingue, Shalev trovava sempre tempo per incontrare i bambini israeliani: molti di loro si sono divertiti nello sfogliare il suo irriverente: ‘La pidocchia Nehama’. Con l'artista italiano Emanuele Luzzati pubblicò ‘Un serpente, un diluvio e due arche’, e realizzò un film di animazione su Gerusalemme. Oltre alla narrazione biblica (ad esempio ‘Esaù’) Shalev dedicò energie anche alla ricostruzione della storia recente di Israele: ad esempio alla guerra di indipendenza (1948), con il romanzo ‘Il ragazzo e la colomba’.
Nel ricordare la figura di Shalev, il capo dello Stato Isaac Herzog ha osservato che "in ciascuna delle sue parole vibravano la terra della patria, la nostra storia come società, come popolo e come nazione". "Il suo legame con la tradizione – ha aggiunto – era molto profondo. Ha saputo farci amare le immagini del luogo in cui è cresciuto, il suo panorama umano e fisico, che ha descritto con tale perizia. Ricorderemo sempre il suo amore per la lingua ebraica, per la Bibbia e per il popolo d'Israele".