Giornalista, scrittore, autore, documentarista, conduttore televisivo italiano, è morto a Roma all'età di 84 anni dopo breve malattia cardiaca
“Ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari”. È quanto si legge sulla pagina Facebook di Gianni Minà, morto a Roma all’età di 84 anni nella clinica Villa del Rosario dopo una breve malattia cardiaca. Giornalista, autore, intrattenitore, conduttore, documentarista, appassionato di America Latina, fu autore di memorabili interviste.
“Mi hanno sempre attratto persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell’isolamento, della solitudine. Persone capaci di raccontare storie, di mostrare visioni altre. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell’America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, ‘il cammino si fa andando’, non sai mai dove queste storie ti possano portare. È il bello della vita, tutto sommato”. Così si raccontava Minà, signore del giornalismo, oltre sessant’anni di carriera sempre fuori dal coro, noto per gli incontri con i grandi personaggi dell’attualità, della politica, della musica, dello spettacolo e dello sport. Il più celebre: le sedici ore con Fidel Castro, nel 1987. Nato Torino nel 1938, Minà fu l’inventore di ‘Blitz ’, che negli anni 80 rappresentò su Rai2 il ‘rivale innovativo’ di ‘Domenica in’, ospitando, tra gli altri, Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel Garcia Marquez, Enzo Ferrari.
Dai personaggi incontrati, raccontava, aveva imparato ad "esercitare il pensiero critico, anzi, il pensiero complesso, e a respirare la libertà di essere come si è, mostrando soprattutto la propria fragilità". L'incontro più bello? “Quello con Muhammad Alì, il più grande di tutti, perché ha rotto un sistema, una cultura. All'inizio di ogni intervista, esordiva sempre con le sue idee di riscatto per il popolo nero ed enumerava tutto quello che un nero americano non era riuscito ad avere nella vita: ‘Tutti hanno una terra per la quale lottare, combattere... tutti. Solo noi, solo i neri d'America non hanno una terra di riferimento’. Purtroppo le sue battaglie non hanno prodotto grandi cambiamenti, ma non mi sento di dire che ha perso”. Il personaggio che avrebbe voluto incontrare senza riuscirci? “Sicuramente Nelson Mandela, ci siamo rincorsi: una volta non potevo io, una volta non poteva lui. E l'ho perso, come ho mancato l'intervista a Marcello Mastroianni, una persona gentile e ironica”. Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato il giornalista? “Sono nato giornalista, lo sono stato, lo sono e lo sarò”, aveva sottolineato un anno fa, in occasione della presentazione al Bif&st del docufilm ‘Gianni Minà – Una vita da giornalista’.
Gli inizi della carriera nel 1959 come giornalista sportivo per Tuttosport, di cui è stato direttore dal 1996 al 1998. Poi l'approdo in Rai come collaboratore dei servizi sportivi, seguendo per la rete pubblica cinque Olimpiadi, tre mondiali di calcio e i più importanti incontri di pugilato. Dopo aver esordito per il rotocalco ‘Sprint’, ha realizzato reportage e documentari per rubriche come ‘Tv7’, ‘Dribbling’, ‘Odeon. Tutto quanto fa spettacolo’, ‘Gulliver’ ed è stato tra i fondatori del programma ‘L'altra domenica’. Per il Tg2, dal 1976, ha realizzato non solo servizi sportivi ma anche reportage dall'America Latina. Poi ha collaborato a ‘Mixer’, ha esordito come autore e conduttore di ‘Blitz’ e ha condotto ‘La Domenica sportiva e il talk show Storie. Ha diretto la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Collaboratore per anni di quotidiani come Repubblica, l'Unità, Corriere della Sera’ e ‘Manifesto’, ha scritto numerosi libri tra cui ‘Il racconto di Fidel’ (1988), ‘Un continente desaparecido’ (1995), ‘Storie’ (1997), ‘Un mondo migliore è possibile. Da Porto Alegre le idee per un futuro vivibile’ (2002), ‘Politicamente scorretto’ (2007), ‘Il mio Alì’ (2014), ‘Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà’ (2017, con G. De Marzo), ‘Storia di un boxeur latino’ (2020) e ‘Non sarò mai un uomo comune’ (2021).
Paolo Ranzani
Gianni Minà