laR+ Quotidiano in classe

Il diritto di votare (e di leggere, riflettere e discutere)

Le elezioni cantonali possono sembrare noiose. Ma come con molte altre cose, ci si rende conto di quanto siano importanti soltanto quando non ci sono

In sintesi:
  • Nell’Argentina di Messi, che è anche il mio Paese di origine, quando sono nato (fine anni 70) la gente non votava
  • Ancora oggi in diversi luoghi del mondo ci sono delle dittature che negano i diritti agli uomini e alle donne
  • C'è un solo modo di prenderci cura delle nostre facoltà: esercitandole
Ogni votazione è un momento prezioso
(Ti-Press)
27 marzo 2023
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Una volta ogni quattro anni ci sono le Olimpiadi, gli Europei e i Mondiali di calcio (l’ultimo ve lo ricordate? Era l’anno scorso a dicembre, una data insolita. In Qatar, una sede insolita. Ha vinto l’Argentina di Messi, a casa mia eravamo tutti molto felici).

Una volta ogni quattro anni, in Ticino, ci sono invece le elezioni cantonali. Un appuntamento del quale ci si accorge facilmente. Come? Basta fare un giro in qualsiasi angolo del cantone per ritrovarsi di fronte a quei cartelloni in cui tanti volti diversi ci guardano sorridenti, promettendoci di voler fare delle belle cose per il Paese. Le elezioni possono sembrare una cosa noiosa e, in effetti, quando i politici (quei signori dal volto sorridente sui cartelloni) non si impegnano abbastanza nelle discussioni in cui dovrebbero affrontare i temi che preoccupano tutti, ci si annoia davvero. Nonostante ciò, ogni votazione è un momento molto importante (in Svizzera, tra l’altro, per fortuna ne facciamo tante di votazioni). Ma come con molte altre cose, ci si rende conto di quanto siano importanti soltanto quando non ci sono.

Nell’Argentina di Messi, per esempio, che è anche il mio Paese di origine, quando sono nato (a fine anni 70) la gente non votava. Non lo faceva non perché non volesse farlo, ma perché nessuno aveva il diritto di farlo. Si viveva sotto una ‘dittatura’, un regime in cui il potere dello Stato è concentrato nelle mani di pochi, spesso militari, che occupano il governo con la forza e dove vengono aboliti tanti diritti di cui le persone invece godono quando vivono in una democrazia. La storia della dittatura militare in Argentina è molto brutta: la gente non era libera di dire o scrivere quello che pensava, tantomeno di votare per eleggere i propri rappresentanti; addirittura chi era contrario a ciò che il governo militare decideva, oppure chi aveva un parente o un amico che era contrario a ciò che i militari decidevano, veniva definito ‘sovversivo’ e in quanto tale finiva detenuto, torturato e perlopiù ucciso. Questa fu la sorte di almeno 30’000 persone, note come i ‘desaparecidos’. Forse ne avete già sentito parlare qualche volta.

Ancora oggi, purtroppo, in diversi luoghi del mondo ci sono delle dittature che negano i diritti agli uomini e alle donne, in particolare alle donne in alcuni posti. Governi brutali che reprimono i dissidenti, che li uccidono anche. Sì, nel 2023 succedono cose del genere. Forme di violenza che si possono riscontrare anche in altri Paesi che si dicono democratici; Stati in cui le persone sono in teoria libere di dire quello che pensano, perfino votano ogni quattro anni, e tutto sembra essere “normale”. Ma la realtà è ben diversa.

A una settimana scarsa dalle elezioni cantonali, lo scopo del ‘Quotidiano in classe’ (un progetto nato più di vent’anni fa e curato dai professori Claudio Rossi, Giovanna Lepori e Clio Rossi) è quello di offrirvi la possibilità di un confronto, all’interno delle vostre classi, attraverso uno degli strumenti più importanti che una democrazia come la nostra possa avere: il giornale.

Cosa si può fare col giornale a scuola? Leggere, scrivere, riflettere e discutere per esempio: tutte azioni che a volte possono sembrare noiose, come votare. Invece sono delle facoltà preziose, di cui tutti dovremmo prenderci cura. In che modo? Esercitandole.