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Unitas, la prima utente a denunciare: ‘C’è urgenza, eccome’

‘Inaccettabile trasformare l’interpellanza in interrogazione’. La socia che ha portato alla luce le molestie: ‘Ora andiamo al Servizio aiuto alle vittime’

(Keystone)
19 gennaio 2023
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«Siamo esausti. C’è chi non ce la fa più, ha paura, soffre d’ansia, non dorme la notte. E ora la notizia che l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio intenderebbe rimandare le risposte che ci spettano ed evitare la discussione non fa che angosciare ancora di più le persone coinvolte. Per questo stamattina (ieri, ndr) mi sono rivolta al Servizio per l’aiuto alle vittime di reato». È con un evidente senso di sconforto che Antonella Bertolini, socia e utente di Unitas da otto anni nonché prima a denunciare la situazione di molestie e mobbing perpetratasi per decenni in seno all’Associazione per ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, spiega alla ‘Regione’ di aver fatto tale passo «perché a questo punto non sapevamo più a chi rivolgerci. Così abbiamo deciso di appellarci alla Legge federale per l’aiuto alle vittime che è basata sulla tutela dell’integrità psicofisica delle stesse. In primo luogo lo facciamo ritenendo sia nostro diritto non essere più costretti ad avere a che fare con le stesse persone che non sono mai intervenute a sostegno delle vittime. Io accompagnerò all’appuntamento alcune di loro». Appuntamento presso il Servizio Lav fissato per giovedì della prossima settimana.

‘L’associazione è l’unico referente in Ticino a nostra disposizione’

Bertolini è una delle firmatarie della lettera pubblicata l’altroieri attraverso cui alcuni soci, collaboratori e volontari di Unitas hanno voluto ringraziare i firmatari dell’interpellanza interpartitica dal titolo ‘Per fare chiarezza sui risultati dell’audit Unitas nel rispetto delle vittime’ – presentata settimana scorsa dal deputato dei Verdi Marco Noi – che avrebbe dovuto essere trattata nella sessione parlamentare al via lunedì ma che, come anticipato dal nostro giornale, l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio avrebbe intenzione di trasformare in interrogazione. Ciò che significherebbe una risposta governativa di tipo scritta, con conseguente dilatazione dei tempi. Motivo? Per la maggioranza dell’Ufficio presidenziale il criterio dell’urgenza non sarebbe dato per giustificare una risposta orale in seduta.

«L’urgenza c’è, eccome – ribatte Bertolini –. C’è per le persone cieche e ipovedenti dipendenti da Unitas, che in Ticino è l’unica associazione a loro rivolta. Per chiedere dei mezzi ausiliari, un abbonamento, un trasporto e attività varie il nostro referente è Unitas. Sia chiaro, l’associazione funziona e per fortuna esiste, e i collaboratori sono molto competenti. Il problema sta ai vertici». Quella riportata da Bertolini è una condizione di vita decisamente incresciosa per le vittime: «C’è chi rivive ogni volta quanto subito nel momento in cui deve avere a che fare con certe persone dell’associazione, c’è chi continua a chiedere quando se ne vanno».

‘L’accanimento sta nel non voler dare risposte chiare e tempestive’

L’impressione della nostra interlocutrice è che si stiano facendo dei giochi politici sulle spalle delle vittime: «Già in passato un’interpellanza che chiedeva lumi sul caso Unitas è stata trasformata in interrogazione proprio per allungare i tempi. Ora sta succedendo nuovamente. Non sorprende visto che ad aprile ci sono le elezioni e c’è chi non vuole esporsi su un argomento così delicato. Ma tutto questo per le vittime è inaccettabile».

Come già evidenziato la scorsa settimana, sull’atto parlamentare interpartitico spicca l’assenza di una sottoscrizione: quella del Partito socialista. Il motivo sarebbe da ricondurre al fatto che alcune domande poste al governo rischierebbero di dar luogo a una vittimizzazione ulteriore di chi ha subito abusi e molestie. Bertolini dissente: «Ne ho parlato con le vittime e un accanimento su di loro c’è, ma proprio per il fatto che si reputa la questione non urgente, non importante. È questo che fa davvero male, che sminuisce la loro sofferenza e fa sentire queste persone vittime due volte. E davvero non riusciamo a capire come proprio dei rappresentanti di una certa area politica che dovrebbero avere a cuore simili questioni, e che da sempre difendono le donne maltrattate e moleste, agiscano in questo modo».

La richiesta rimane quella di fare esaustivamente chiarezza. «Internamente sappiamo che il numero delle vittime coinvolte è alto – evidenzia Bertolini –. Lo dimostra anche il fatto che per l’audit è stato chiesto l’intervento di un secondo avvocato. E ci sembra opportuno che anche l’opinione pubblica venga a conoscenza dell’ampiezza e della gravità di quanto successo». Ma tempestiva trasparenza è chiesta soprattutto per le vittime: «Ci sono state tante persone che hanno trovato il coraggio di denunciare quanto successo anche dopo anni. Non è sicuramente stato facile. Queste vittime si sono sentite meglio quando hanno potuto parlare con qualcuno che le ha ascoltate, come l’avvocata Martinelli Peter. Adesso invece si sentono tradite dal Cantone. È una situazione che le destabilizza ulteriormente. Per questo come ultima spiaggia ci appelliamo a una Legge che prescrive l’obbligo di tutelare le vittime. Dire che si è loro vicini non basta. Serve fare giustizia».

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