I presidenti dei partiti che fanno gruppo in parlamento a confronto sulle priorità per l’anno prossimo. Gli auspici non mancano, così come le differenze
Formazione, difesa del ceto medio e del potere d’acquisto delle persone, un occhio di riguardo alle finanze cantonali ma anche energie rinnovabili e affrontare il tema dei premi di cassa malati. La politica ticinese si è fermata per la pausa natalizia, ma lo sguardo dei partiti è già rivolto al 2023 che sta per iniziare. Tra auspici, polemiche velate e non, obiettivi da raggiungere in un anno che è sì elettorale, ma che sarà anche denso di problemi da (provare a) risolvere.
«Il consolidamento della riforma della scuola media per noi è una delle priorità, perché si tratta di migliorare la formazione in vista del mondo del lavoro» premette il presidente del Plr Alessandro Speziali. Che, sempre a livello di formazione, ricorda come «il Ticino sta diventando un polo di ricerca molto interessante: senza complessi, vorrei vederlo tra le mete più ambite d’Europa». Poi, è chiaro, «un Paese è coeso se aumentano e migliorano i posti di lavoro, quindi ci serve una mentalità diversa per concentrarci su tutti i settori essendo sia vicini alle aziende, sia a sostegno di chi si vuole innovare. E l’innovazione riguarda tutti, dalla falegnameria a chi si occupa di microtecnologie». Il presidente del Plr, a livello più generale, per il 2023 auspica infine che «dal cittadino all’imprenditore ci si possa svegliare la mattina e avere una vita più facile e sburocratizzata». Senza dimenticare che «c’è un problema di potere d’acquisto. Quindi – riprende Speziali – dobbiamo far correre l’economia e mettere le briglie ai costi e alle spese in un anno che voglio pieno di coraggio, fiducia e voglia di fare».
La portavoce e vicecapogruppo della Lega Sabrina Aldi è netta: «Ci concentreremo su misure a sostegno del ceto medio, che è sempre più tartassato e merita contromisure realizzabili, concrete e possibili per contrastare almeno in parte l’aumento del caro vita». A partire dal tema casse malati, su cui la Lega è molto attiva: «Da un lato la raccolta firme per la nostra iniziativa sugli sgravi fiscali riguardo ai premi e alle loro deduzioni è andata molto bene, quindi sosterremo la proposta anche in votazione popolare; dall’altro – spiega Aldi – la proposta dei partiti borghesi votata dal Gran Consiglio sulla deduzione fiscale di 1’200 franchi per i premi di ogni figlio, che difenderemo nell’eventuale referendum». Sempre tenendo da conto le finanze però, «perché la situazione in cui siamo non permette chissà quali margini. Dobbiamo decidere delle priorità». Un occhio di riguardo il movimento leghista, e non sorprende, lo avrà anche sul frontalierato.
Il presidente del Centro/Ppd Fiorenzo Dadò parte da una premessa: «Nel nuovo anno e nella prossima legislatura vorrei che si creasse una volta per tutte un’alleanza seria, duratura e forte nel centro/centrodestra del parlamento, in modo da portare avanti i dossier più importanti. Cosa che purtroppo non siamo riusciti a fare in questa legislatura, creando parecchi problemi e fin troppe polemiche evitabili». Il riferimento alla ‘telenovela’ sulle imposte di circolazione è secco e velato allo stesso tempo, ma chissà che il 2023 porti un po’ di chiarezza come spera Dadò. Che, parlando di temi, ha l’augurio «che arrivi in parlamento la nostra iniziativa sulla deduzione degli affitti, considerando il momento particolarmente delicato per la popolazione sempre più confrontata con aumenti di costi e incertezze». Sempre a proposito di proposte del fu Ppd, Dadò rammenta «la nostra richiesta di istituire una Corte dei conti, per garantire l’utilizzo corretto dei soldi pubblici». E, passando alle energie rinnovabili, serve «fare passi avanti sull’iniziativa interpartitica che chiede la remunerazione della produzione di energia solare, oggi assolutamente insufficiente».
A sinistra, il 2023 sarà un anno «dove ci concentreremo particolarmente sul tema dei premi di cassa malati che continuano a pesare e aumentare sempre di più per il ceto medio», dice la copresidente del Ps Laura Riget. E quindi, «auspico da un lato che le nostre due raccolte firme per l’iniziativa che fissi massimo al 10% del reddito disponibile il premio e per il referendum contro gli sgravi per le famiglie più ricche approvati dai partiti borghesi, vadano in porto; dall’altro – continua Riget – è importante trovare una soluzione accettabile a livello politico, prima o dopo le votazioni popolari». Anche il traffico è in cima alle preoccupazioni del Ps, dal momento che «recentemente il Consiglio federale ha dato via libera al progetto PoLuMe nonostante la mobilitazione popolare nel Mendrisiotto». Ma in generale, e con un rammarico che pare evidente dalla sua voce, Riget spera che «il 2023 porti un modo diverso di fare politica». Nel senso che «l’ultimo Gran Consiglio mi ha proprio stupita negativamente per l’esasperazione del dibattito, la bassezza dei toni e la strumentalizzazione di dipendenti pubblici che manifestavano pacificamente per le loro pensioni». Un rammarico, continua Riget, dovuto «a una narrazione fatta partire che ha descritto una manifestazione pacifica come portata avanti da una casta di privilegiati e violenti che hanno minacciato i deputati...».
In casa Udc, per il suo presidente Piero Marchesi «sarà fondamentale difendere i contribuenti in un momento delicato per le finanze cantonali. Una difficoltà che aumenterà dopo l’ufficialità del mancato contributo da parte della Banca nazionale. Mi aspetto – afferma Marchesi – che la si smetta di giocare e tirar tardi nell’attesa che qualcuno dica alla politica come fare a risanare e si metta subito mano alla questione, perché non c’è più tempo: il Preventivo per il 2023, falsato dai 137 milioni della Bns che non arriveranno, dimostra che bisogna fare in fretta. Se lo Stato fosse un’azienda privata, con questi numeri, sarebbe già fallito». Il presidente dell’Udc va ad alzo zero anche sul Decs e il direttore uscente Manuele Bertoli, rilevando che «la speranza è quella che il prossimo responsabile del Dipartimento abbia una mentalità più aperta e sia disposto a valutare davvero tutte le proposte sul tavolo riguardo la scuola». Una scuola che «oggi non ha una qualità tale per dare prospettive ai nostri giovani».
La co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin pensando al prossimo anno, ma ovviamente anche più in là, rileva che «non si può aspettare il pareggio di bilancio per combattere il surriscaldamento del clima, anche perché non è solo una questione ambientale, ma pure economica, sociale e di salute pubblica. Chiediamoci perché i nostri termometri per misurare la febbre arrivano a soli 42 gradi. È che, se la temperatura va oltre, siamo semplicemente morti». Quindi, «invece di continuare a puntare su gas e petrolio, dobbiamo investire in modo sistematico sulle rinnovabili. Non solo per garantire un approvvigionamento energetico a buon mercato, ma per creare posti di lavoro qualificati e favorire un’economia circolare. Questa transizione dobbiamo realizzarla sostenendo anche le fasce più fragili della nostra società. Le soluzioni ci sono, occorre solo la volontà di implementarle, e non badare solo al profitto a corto termine».