Inaugurata ufficialmente la nuova mensa scolastica, che comprende anche spazi per il doposcuola. Ultimo tassello di rivendicazioni decennali
Un ‘Fil Rouge’ sotto ogni punto di vista. Nominale, visto che è il nome del progetto dello studio d’architettura Inches Gelata che nel 2017 si è aggiudicato il concorso. Fattuale, perché collega l’edificio scolastico vecchio alla costruzione nuova. E simbolico, dato che rappresenta un filo conduttore dalle prime richieste degli anni Settanta a oggi in materia di conciliabilità lavoro-famiglia. Rappresenta tutto questo la nuova mensa del centro scolastico di Viganello che, sebbene sia in funzione dall’inizio del corrente anno scolastico, è stata ufficialmente inaugurata oggi, 21 dicembre.
«Rappresenta soprattutto un ambiente familiare e accogliente» aggiunge il capodicastero Formazione Lorenzo Quadri. «Questo è uno spazio che offre interessanti opportunità di scelta per i bambini e per gli adulti che lavorano con loro, ci sono angoli di tranquillità e altri per svolgere attività differenziate, didattiche o ludiche». Una struttura multifunzionale dunque – che comprende scuole elementari e dell’infanzia –, alla quale fanno capo in totale una settantina di bambini, di due sedi scolastiche (Cassarate e Viganello).
Il municipale leghista ha poi posto l’accento sull’importanza della struttura nell’ambito della conciliabilità lavoro-famiglia. Quest’ultima «rappresenta uno degli obiettivi delle Linee di sviluppo 2018-28 della Città e offrire strumenti come questo a costi sostenibili è una conquista per la politica comunale. La partecipazione femminile all’economia è sempre più significativa e il beneficio per le aziende e per il Prodotto interno lordo è importante. Ma per le donne la difficoltà maggiore resta tuttora la conciliabilità tra famiglia e lavoro. Una difficoltà che può incidere pesantemente sul benessere finanziario delle famiglie e che si ripercuote sulle condizioni di lavoro e la salute dei bambini e dei genitori». A tal proposito, ha sottolineato Quadri, la Città si è molto impegnata nelle ultime legislature per dare un seguito a questi obiettivi al punto che oggi «non ci sono quartieri scoperti, senza mense o doposcuola. In alcuni casi magari è necessario il trasporto, ma c’è sempre una struttura alla quale far capo».
Della realizzazione di questi nuovi spazi si è occupato come detto lo studio Inches Gelata. «Il concorso è del 2017, la progettazione si è svolta tra il 2018 e il 2019 e nel 2020 è partito il cantiere – ha ricordato l’architetto Matteo Inches –, al quale ha creato purtroppo non pochi problemi e rallentamenti la pandemia». Inches ha poi spiegato che ‘Fil Rouge’ si riferisce sia alla concezione architettonica e strutturale della facciata, ma anche come congiunzione fra l’edificio nuovo e quello vecchio, col primo realizzato come sopraelevazione su quello costruito negli anni Settanta su progetto dell’architetto Sergio Pagnamenta. «È una struttura leggera, in acciaio, poco impattante, realizzata con materiali che saranno in gran parte riciclabili. Un bell’esempio di economia circolare» ha aggiunto dal canto suo la capodicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi.
La municipale socialista ha poi ricordato brevemente la storia, non solo del progetto ma in generale delle mense scolastiche a Lugano. «Per lungo tempo si è trattato di un servizio sociale, rivolto solo alle fasce più fragili della società. Le prime rivendicazioni sono arrivate negli anni Settanta con l’ingresso delle prime donne in Consiglio comunale, ma il messaggio ‘mense per tutti’ per estendere il servizio risale al 2012, grazie a un grande sforzo effettuato dall’allora municipale Nicoletta Mariolini. Poi è arrivata la crisi finanziaria e nel 2013 il nuovo Municipio ha dovuto sospendere il dossier in attesa di tempi migliori». La spinta per riattivarlo è poi arrivata nel 2015 grazie a un emendamento al Preventivo 2015 del legislativo. È stato così riattivato il credito quadro da 10 milioni «e questo progetto rappresenta l’ultimo e il più importante investimento di quel messaggio».
La mensa, ha detto infine Zanini Barzaghi, si sarebbe dovuta costruire nella Villa Bolla Rava ma per questioni logistiche e finanziarie è stata fatta una scelta più innovativa. «In tal modo non si spreca ulteriore territorio (costruendo sul tetto, ndr) e si valorizza un edificio già esistente».