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Salario minimo non adeguato all’inflazione, Durisch: ‘Contesto!’

Il capogruppo Ps dopo la decisione del governo: ‘Assurdo, è una manovra per non arrivare all’ultima forchetta nel 2025: non sta né in cielo né in Terra’

Il dibattito continua
(Ti-Press)
29 novembre 2022
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«È inaccettabile, non sta né in cielo né in Terra». E ancora: «La scelta di non adeguare le soglie di applicazione del salario minimo all’inflazione è una scelta che rappresenterà un problema per le aziende, e un pretesto che la maggioranza di destra del parlamento potrebbe usare per non adeguare nemmeno la soglia finale: 19,75/20,25 franchi orari all’inflazione, nonostante sia previsto dalla Legge».

‘L’articolo costituzionale parla chiaro’

È una contestazione totale quella che il capogruppo del Partito socialista Ivo Durisch fa alla decisione del Consiglio di Stato di bocciare la sua mozione che chiedeva, appunto, di adeguare il salario minimo legale, compreso le soglie delle tappe di avvicinamento, all’inflazione. Se il governo ritiene, in base all’articolo 4 della Legge sul salario minimo, che sia il montante finale a contare nel discorso e le soglie di avvicinamento no (forchette definite dall’articolo 11 della stessa legge), di diverso avviso è Durisch: «Sempre in quell’articolo c’è scritto che il salario minimo viene aggiornato annualmente secondo l’indice nazionale dei prezzi al consumo».

‘Come fanno ad aspettare il 2025 senza tener conto dell’inflazione?’

La sua, rimarca, «è un’interpretazione di buon senso. Si deve applicare anche alle fasi di avvicinamento». Così non sarà, visto che il Consiglio di Stato la decisione l’ha già presa a settembre, e per Durisch l’indirizzo è chiaro: «Mi sembra che il governo sia orientato ad arrivare al 2025 con un salario minimo fissato nel 2019, senza tener conto di quello che nel frattempo è successo, ossia senza curarsi minimamente del fatto che l’inflazione è tornata, né delle conseguenze che porta con sé». Di più. Per il capogruppo socialista «questo è un tentativo di aggirare la legge, con lo scopo di abbassare il salario minimo reale finale: se aumenta l’inflazione e non viene adeguato, la traduzione è che viene abbassato».

‘Nel 2025 diranno che l’adeguamento è troppo ampio e non lo faranno’

E se fosse semplicemente un’interpretazione diversa? «Dalla padella alla brace», commenta caustico Durisch. Perché «se quanto detto non fosse vero, se non è un aggiramento della legge sarebbe un errore macroscopico». Il motivo è presto detto: «Le fasi di avvicinamento, come scrive il governo nel rapporto sulla mia mozione, erano pensate perché non ci fosse un impatto improvviso sulle aziende. Se l’intenzione è adeguare all’inflazione il salario minimo nel 2025, la conseguenza sarà che alla fine del 2024 si sarà troppo lontani dalla forchetta finale e quindi l’adeguamento porrà sì, lui, dei problemi alle aziende». A meno che, sospetta Durisch, «l’obiettivo non sia quello di negare alla fine del 2024 l’adeguamento all’inflazione dicendo che è un salto troppo grande. Ma questo problema non ci sarebbe se le soglie venissero adeguate gradualmente come da noi richiesto».

Un adeguamento che, in botta unica, non sarà leggero. «Da quando è entrato in vigore il salario minimo l’inflazione è aumentata del 3% nel 2022, l’anno prossimo si stima un +2,3%, mentre possiamo immaginare un altro 2% nel 2024: totale, oltre il 7%. Che diventerà un problema enorme. Ritengo davvero poco trasparente quanto deciso, e il Consiglio di Stato disattende i doveri che gli sono stati conferiti dalla legge».

E non è finita qui, perché il deputato del Ps contesta al governo anche le tempistiche: «Hanno risposto in ritardo e su sollecitazione della Commissione della gestione e delle finanze, di fatto dopo aver già pubblicato il non adeguamento sul Bollettino ufficiale di settembre, non permettendo una discussione nei tempi adeguati né in commissione né in parlamento. Dal mio punto di vista scavalcando entrambi».

Gianella (Plr) ribatte: ‘Dal governo una decisione lineare e ben motivata’

Di parere opposto è la capogruppo del Plr Alessandra Gianella: «La decisione del Consiglio di Stato è lineare, ben motivata dal Governo che ha applicato quanto uscito dal dibattito parlamentare», commenta infatti da noi raggiunta la deputata liberale radicale. E un elemento in più a sostegno della sua tesi si trova nel fatto che «quando è stata pubblicata questa decisione non c’è stato alcun ricorso. In questi casi, la prima cosa che mi verrebbe da dire è che se non concordano propongano una modifica legislativa, con un’iniziativa parlamentare».

Per Gianella però «c’è un altro problema», e non da poco. Nel senso che «in questa fase di attuazione sappiamo che non ci sarà una vera e propria discussione in parlamento, perché nonostante noi avessimo proposto una prima verifica già nel 2023, il plenum dibatterà e si esprimerà solo tra tre anni quando in discussione ci saranno le soglie definitive sulle quali si potrà discutere e dibattere». Perché potrà esserci una discussione sulla mozione di Durisch, «ma mancherà il necessario sguardo di insieme. Ribadisco che per noi sarebbe stato molto più logico analizzare ogni passaggio di forchetta, per vedere se si registravano effetti positivi o negativi, se si sono create distorsioni…».

‘E ci saranno comunque degli adeguamenti’

Sia come sia, al Plr più passa il tempo meno questo salario minimo convince. È solo una sensazione o corrisponde al vero? «Sappiamo tutti benissimo che la maggior parte delle persone cui si rivolge il salario minimo sono frontalieri – risponde Gianella –, che già con il cambio tra franco ed euro hanno visto la loro situazione migliorare. In più, vi è annualmente un adeguamento in base all’evoluzione della mediana salariale svizzera. Per il 2023 questi adeguamenti portano già a degli aumenti». Insomma, il problema è nel manico: «Abbiamo detto fin dall’inizio che questa non era la soluzione per i problemi del mercato del lavoro, e si sapeva benissimo che sarebbe andato soprattutto a beneficio del frontalierato. Passerà altro tempo e verranno altri nodi al pettine, e il peccato è che dovremo aspettare ancora anni per fare un dibattito globale e serio».

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