Ticino

Aiti, le priorità: innovazione, formazione e calo demografico

L’Associazione industrie (ri)presenta il proprio Piano strategico dopo la consultazione presso i soci. Modenini: ‘Lo Stato moltiplichi gli interventi’

‘Un contributo alla discussione’
(Ti-Press)
20 ottobre 2022
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Innovazione, formazione e lotta alle conseguenze del calo demografico. Sono queste le tre priorità che emergono – o meglio, si confermano – dal ‘Piano strategico 2032’ che l’Associazione industrie ticinesi (Aiti) ha aggiornato dopo la consultazione presso le aziende associate. Presentato nel mese di maggio con l’obiettivo di «fornire un contributo al dibattito, e stabilire una strategia di crescita economica nei prossimi fondamentali anni», è rientrato da «una consultazione laboriosa», afferma davanti alla stampa il direttore di Aiti Stefano Modenini: «Abbiamo posto 138 domande su questo piano, e le risposte sono arrivate da circa 60 imprese sulle 225 a noi associate. Un numero che ci soddisfa». Ebbene, lo scopo è confermato: «Discutere, suggerire e fare pressione su chi deve prendere decisioni».

‘Senza innovazione il territorio non sarà competitivo’

A partire dall’innovazione, si diceva. «Nei prossimi anni la capacità di innovare delle aziende richiederà sempre più investimenti per competere, anche fuori dalla Svizzera – sottolinea Modenini –. Il problema è che molte Piccole e medie imprese (Pmi) hanno dei limiti in questi investimenti. Lo Stato, quindi, moltiplichi i suoi investimenti e faciliti, con misure fiscali, quelli privati. Sennò il territorio rischierà di non essere più competitivo». Investimenti dove? E come? Modenini è secco: «Non si fa innovazione con pochi milioni: un Centro di competenza, e auspichiamo possa esserne aperto uno sulle scienze della vita, deve essere sostenuto con 30, 40, 50, 60 milioni di franchi. E il futuro Parco dell’innovazione dovrà contenere Centri di competenza che affondino nelle reali necessità dell’economia». Un esempio è il Parco aperto in Vallese, «dove son stati messi 450 milioni con lo Stato a partecipare per oltre la metà della somma».

Sì, ma i soldi?: ‘Bisogna fare delle scelte, imprenditori pronti a investimenti privati se c’è una strategia chiara’

Tutto molto bello, ma con le finanze cantonali messe come sono messe, con i dividendi della Banca nazionale che probabilmente non arriveranno, con la manovra di rientro che si profila all’orizzonte e con il ‘Decreto Morisoli’ sull’aumento della spesa da frenare (sostenuto in votazione popolare anche da Aiti) i soldi che dovrebbe costare il Piano, tra i 200 e i 500 milioni, dove si trovano? A domanda della ‘Regione’ Modenini risponde che «si tratterà di fare scelte, darsi priorità, quantificare le esigenze. Ci sarà qualcosa che si potrà fare subito, qualcosa che potrà essere rinviato. Senza dimenticare – ricorda il direttore di Aiti –, che un imprenditore non si tira indietro negli investimenti quando vede da parte dello Stato una chiara strategia e una chiara tempistica».

Per quanto concerne la formazione, «quella professionale è un asset determinante per lo sviluppo economico». E per questo, dalla consultazione è emerso che «occorra sostenere maggiormente le imprese in quanto la loro crescita è in grado di far aumentare la domanda di lavoro qualificato, mettendo così in moto la formazione professionale e accademica». E, ovviamente, «serve valorizzare l’apprendistato. In Ticino, ma è un problema di tutta la Svizzera, si fa fatica a reperire apprendisti in tante professioni. Già stanno aumentando le aziende formatrici, speriamo lo facciano sempre di più».

Pesenti: ‘Calo demografico, finora belle teorie ma niente di concreto’

E poi c’è la spina nel fianco che tinge di nero le prospettive future, vale a dire il calo demografico, sul quale «finora si son sentite tante belle teorie ma non è stato presentato nessun progetto concreto, ma è un tema fondamentale e la politica deve, ripeto, deve chinarsi subito su questo problema» afferma il presidente di Aiti Oliviero Pesenti. «Nei prossimi 10-15 anni andranno in pensione 50-70mila persone: senza sostituzioni il rischio è la chiusura delle attività».

Insomma, è la vita delle aziende che deve essere sostenuta. «Perché senza produzione non ci sono servizi», ricorda sempre Pesenti. Sottolineando che «dovremo darci delle priorità e delle tempistiche le più precise possibili, perché nelle prossime due legislature molte decisioni dovranno essere state implementate attraverso misure applicative concrete».

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