La Commissione della concorrenza: ‘Le imprese private potrebbero vedersi limitate nel loro sviluppo, a scapito di un efficiente mercato concorrenziale’
"Una situazione a due velocità nel mercato delle cure a domicilio" di cui "è difficile prevedere i risvolti". È quanto secondo la Segreteria della Commissione della concorrenza (Comco) potrebbe aver creato o creare l’applicazione del sistema attuale di finanziamento residuo per i servizi dell’assistenza e di cure a domicilio, così come previsto dal Cantone. Lo scrive la stessa Comco in una recente lettera all’Association Spitex privée Suisse (Asps), a seguito di un’osservazione di mercato da cui risulta che "gli importi orari del finanziamento residuo stabilito per i Sacd (Servizi di assistenza e cura a domicilio d’interesse pubblico, ndr) sono effettivamente più elevati rispetto a quelli fissati per Ie Oacd (Organizzazioni di aiuto e cura a domicilio private, ndr)". Ciò che "crea una differenza di trattamento che potrebbe risultare problematica a un mercato concorrenziale".
Nella missiva la Comco informa di aver sottoposto al Dipartimento della sanità e della socialità (Dss) del Canton Ticino "in data 15 settembre 2022" i risultati dell’osservazione del mercato aperta nel dicembre 2020, con l’invito a prendere posizione "entro la fine del mese di ottobre 2022" sull’opportunità di rivedere il vigente sistema del finanziamento residuo applicato ai Sacd e alle Oacd. Con l’invito a valutare e intraprendere modifiche "affinché le Oacd possano non solo accedere al mercato dell’assistenza e delle cure a domicilio ma svilupparsi e fornire prestazioni innovative e di qualità, senza limitazioni date da un particolare sistema di finanziamento residuo".
Oltre al problema del parametro dei costi effettivi, vi sarebbe anche il problema dei "vantaggi" di cui godono i Sacd e che, secondo la Comco, non verrebbe preso in considerazione dal sistema in vigore per il finanziamento residuo, "e soprattutto al fatto che non dipendono dal raggiungimento di un utile per la loro continuità economica", diversamente dalle imprese d’interesse privato. "Pertanto, l’attuale sistema solleva la questione a sapere se esso – al suo stato attuale – non sia inadeguato se applicato anche a imprese che non perseguono un interesse pubblico – scrive la Comco –. Infatti, la garanzia della copertura dei costi di funzionamento sarebbe un sistema adatto a un’amministrazione pubblica o a degli enti pubblici ma non sembra essere il più adeguato per delle imprese private. Le Oacd non hanno dei mandati d’interesse pubblico, perseguono uno scopo di lucro e nel caso in esame, sono tutte relativamente piccole rispetto ai Sacd".
Secondo la Comco, poi, se non si prendono in considerazione altri aspetti nella determinazione del finanziamento residuo delle Oacd, "con un’applicazione rigorosa del finanziamento residuo sulla base dei costi effettivi, in modo poco flessibile e con una correzione immediata di eventuali differenze positive per le imprese private, vi è il rischio che anche delle imprese private virtuose (efficaci e con prestazioni di qualità), non dispongano nel corso degli anni di attività del necessario margine di manovra finanziario per pianificare questo tipo di prestazioni a lungo termine o quantomeno che ne siano fortemente frenate". A questo si aggiunge il fatto che in questo modo, le Oacd "non raggiungono una taglia importante per poter avere un ruolo nell’offerta di queste prestazioni come l’hanno i Sacd". E questo, valuta la Comco, "è oltremodo importante se si considera che, dalle informazioni ricevute, più del 50% del fabbisogno di cure a domicilio nel Cantone è soddisfatto dalle Oacd, con costi inferiori ai Sacd, a dimostrazione dell’elevata domanda e del continuo bisogno di un servizio di assistenza e cure a domicilio prestato anche dalle imprese private".
Da noi contattata, la delegata per il Ticino dell’Associazione Svizzera Spitex privati (Asps) Paola Lavagetti spiega che «la Comco è stata interpellata dalla nostra associazione due anni fa a causa dell’esistenza, a nostro avviso, di una discriminazione generale nella gestione delle cure domiciliari tra pubblico e privato, e in particolare per quanto riguarda il finanziamento residuo. Un problema di una portata tale da impedirci di gestire un’attività sostenibile a livello finanziario». Alla richiesta di un’osservazione di mercato, illustra Lavagetti, sono seguiti diversi scambi epistolari con la Comco, degli incontri e delle richieste di informazioni da parte della Commissione al Cantone. «Per diverso tempo non abbiamo avuto notizie. Poi qualche giorno fa a sorpresa abbiamo ricevuto questa lettera che invita chiaramente il Cantone a valutare l’opportunità di rivedere un sistema iniquo e che effettivamente conferma il fatto che potrebbe essersi creata una situazione a due velocità, come da noi sostenuto. Ora – dichiara la delegata Asps – valuteremo come agire per portare avanti le nostre richieste di un adeguato riconoscimento degli Spitex privati a livello di mercato sanitario».
In Ticino le organizzazioni private di aiuto e cura a domicilio sono attualmente cinquantasei. Ma il loro numero è in costante aumento, rileva dal Dipartimento sanità e socialità Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie. «Di questi cinquantasei Spitex, trentanove – precisa Fattorini, che abbiamo raggiunto – hanno un contratto di prestazione con il Cantone. Se gli altri si finanziano esclusivamente con la tariffa assicurata dalle casse malati per la prestazione erogata su prescrizione medica, questi trentanove Spitex, oltre a ricevere la quota parte LaMal, sono al beneficio del finanziamento residuo». I cui parametri di calcolo, tiene a puntualizzare il responsabile della Divisione, «vengono aggiornati: l’ultimo adeguamento verso l’alto del finanziamento residuo è scattato con i contratti di prestazione 2022. Ed è stato possibile – aggiunge Fattorini – sulla scorta dei conti consuntivi 2020 che ci sono stati trasmessi dagli Spitex privati. Visti e analizzati i dati, abbiamo ritenuto opportuno incrementare gli importi. Su questi e altri aspetti ci esprimeremo comunque in maniera esaustiva all’indirizzo della Comco». Ciò premesso, Fattorini sottolinea «la collaborazione molto buona con le organizzazioni private di cura e aiuto a domicilio, con le quali abbiamo, come avviene con le strutture pubbliche, degli incontri regolari».
«In generale quello del finanziamento residuo nell’ambito delle cure a domicilio è un problema ricorrente in Svizzera: diverse organizzazioni private attive in altri cantoni hanno infatti lamentato alcuni aspetti. La questione non è dunque nuova e non è specifica del Canton Ticino – spiega, interpellato dalla ‘Regione’, Stefano Dozio, responsabile in seno alla Comco del settore Mercati della salute –. Le situazioni però cambiano da un cantone all’altro. Per quanto riguarda il Ticino – continua Dozio – l’osservazione di mercato è ancora in corso e in questa fase abbiamo dato ovviamente l’opportunità al Dipartimento della sanità e della socialità di prendere posizione sugli aspetti da noi esaminati, derivanti anche da informazioni forniteci dalle organizzazioni private. Da parte del Cantone c’è stata finora piena collaborazione. In questa fase, insomma, stiamo verificando varie informazioni ed è assolutamente prematuro dire se ciò sfocerà nell’adozione da parte nostra di misure supplementari".