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The Vad Vuc, il disco come forma di riabilitazione

‘Tegnum la man’ è il singolo in uscita oggi; l’album invece è ‘Postumo’ e del fato si fa beffa. Parla il Mago, parla Cerno

Live from Ospedale Civico Lugano, luglio 2022
16 settembre 2022
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Il titolo è un dito medio alzato al destino, e il lavandino con dentro il sangue è horror, ma alla maniera di ‘Scary Movie’. O di ‘Frankenstein Junior’, per qualità di scrittura. I Vad Vuc annunciano l’uscita di ‘Tegnum la man’, orecchiabile già al minuto 00:50, e col singolo annunciano pure ‘Album Postumo’, pubblicato da gente in vita. "Abbiamo deciso scaramanticamente di voler essere i primi al mondo a pubblicare, da vivi (trovatene altri se ci riuscite) un album postumo, tiè!". Operazione riuscita, che acquista black humor britannico (irish, in questo caso, perché esiste anche il black humor irish) pensando al recente stop di Cerno, l’aneurisma dell’aorta che pare il titolo di uno sketch o quello del disco di un gruppo indie-pop e invece era realtà.

«Sono in studio», risponde il Mago. «Sto aggiungendo piccole cose, le rifiniture». Mentre, anche lui da vivo, cura gli ultimi particolari di ‘Album Postumo’ (uscita: 11 novembre), Fabio Martino, uomo di fisarmonica e manopole, è il primo nostro interlocutore per parlare del ritorno dei Vad Vuc, che è tutto tranne che un ‘come se niente fosse’. «Dopo ‘Vadavialcovid’, il Covid non è andato via per niente. Non potendo suonare ci si trovava, abbiamo assecondato un periodo di grande creatività di Cerno. Poi è successo quello che è successo, la tournée è saltata. A quel punto ci siamo chiesti cosa fare e si è deciso di dedicarci al disco e di chiuderlo. Diciamo che di fronte al dolore, al disco ci siamo un po’ aggrappati».


Il singolo, da oggi

Sulla copertina di ‘Tegnum la man’ – in rotazione da oggi con tanto di video realizzato da Alberto Meroni (‘Frontaliers Disasters’, ‘La Palmira’) – ci sono le mani più famose del mondo (le ha disegnate Michelangelo) e nelle note accompagnatorie c’è scritto "due mani che, nonostante tutto, hanno bisogno di stringersi, anche nei silenzi, che proprio nel silenzio esprimono tutta una serie di sentimenti". Magari non c’entra alla lettera, ma noi ci mettiamo vicino le parole del Mago: «Quando è successa la cosa, ho pensato a Cerno in sala prove, allo sguardo che siamo scambiati senza dover spendere parole su quanto è bello suonare insieme. Lo dico sinceramente, ho vissuto per due giorni sperando che non fosse l’ultimo sguardo tra di noi. Anche per quello siamo andati avanti, perché era ciò che anche Cerno voleva».

Su ‘Tegnum la man’ e su altre cose dell’album – registrato in parte alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani – ha messo le mani il produttore dei produttori, Taketo Gohara (Capossela, Afterhours, Baustelle, Ministri, Brunori Sas). In ‘Album Postumo’ suonano pure gli amici dello Gnu Quartet e della Banda Osiris. C’è anche Giorgio Gaber (vedi più avanti). Nelle 12 tracce inedite, nell’ordine: "Sessismo, razzismo, bullismo, pregiudizi, omicidi, indifferenza, violenza domestica, guerra, abusi…". È un mondo difficile, Mago? «Non vogliamo fare politica spiccia, la politica la facciano pure i politici. È che non siamo più una band di ventenni e c’è maggior coscienza riguardo ai temi quotidiani». E dunque l’Album Postumo è «impegnativo nei contenuti, ma sempre un disco dei Vad Vuc, che trovano il modo di far passare concetti e pensieri non troppo retorici, che non vogliono sventolare il voler essere dalla parte della ragione». Il Mago lo chiama «il disco della maturità», con dentro una cosa (canzone) «che sarà un bel pugno in faccia a molti».

Cerno

‘Album superserio,
ma ci si può ridere sopra’

La destinazione, nell’immediato, è il Cardiocentro di Lugano per non farsi mancare una delle tante visite. Quella successiva è il ritorno sul palco, ma è ancora troppo presto per parlarne. Meglio assaporare le buone notizie una per volta, e la buona notizia è che se esce un singolo e si annuncia un album, vuol dire che Cerno è tornato.

Cerno, la domanda non è originalissima: come stai?

Inizio a stare bene, e la cosa mi gasa tantissimo. Ma ne avrò ancora per un paio di mesi. Continuerò con la riabilitazione fino a fine novembre, ma si cominciano a vedere i risultati. Dunque ‘evviva’.

I Vad Vuc aspettano che tu, testualmente, "torni a gonfiare il petto"…

E io mi sto allenando per gonfiarlo.

Il lavoro su ‘Album Postumo’ è continuato anche in tua assenza. Come hai vissuto l’album a distanza?

Benissimo. Quando sei costretto a letto e non puoi fare niente se non piccolissime cose, avere la mente impegnata in un disco di questo tipo, così importante, dedicare le risorse che sei in grado di dedicare a una cosa che ami fare è anch’essa una forma di riabilitazione. Non voglio prendermi alcun merito su come il lavoro è continuato, mi sento solo di poter dire di aver messo del mio a dare il La alla cosa. Provocatoriamente, un giorno ho intimato agli altri, via messaggio, di non fermarsi. Una cosa tipo: "Non provate a prendere la scusa per lasciare lì il progetto. Il progetto va avanti lo stesso". L’obiettivo restava quello di uscire il primo novembre e poi se ne sarebbe potuto parlare, ma quello che era successo non sarebbe dovuto servire da pretesto per fare altro se non andare fino in fondo col lavoro. Questa ‘intimazione’ è stata presa bene da tutti. Dopo il grande spavento, il mio e degli altri, è iniziata una di quelle fasi che mettono un sacco di ‘power’.

‘Album Postumo’ è il titolo, e si ride; ‘Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane’ è il sottotitolo. Nella tendenza musicale odierna che – siccome viviamo tempi pessimi – allora è meglio metterla sull’allegria, c’è ancora chi preferisce affrontare il problema. Questo mi pare, da sempre, il vostro approccio…

Sì, è il nostro approccio. E come sempre non tutte queste tematiche sono trattate in maniera drammatica. Nel nuovo disco ci sono brani davvero tosti, scritti, arrangiati e suonati per trattare i temi in modo serio, e altre tematiche gestite in maniera più ironica, vicine a una presa per i fondelli che ha comunque un suo bellissimo valore. In ‘Album Postumo’ ci saranno canzoni che ti sbattono in faccia alcune certezze tipiche di quei posti in cui sembra che tutto vada bene e in realtà non è così. Non è un disco superserio, o meglio, lo è, ma ci si può anche ridere sopra.

Cito dal comunicato: "Grazie alla gentile autorizzazione della sua famiglia (…) un ‘intervento’ del grande Giorgio Gaber"…

Significa che in una di queste canzoni, ‘Checkpoint Charlie’, che tratta il tema dell’indifferenza ed è un altro dei brani prodotti da Taketo Gohara, si sente la voce di Gaber. Ascoltando lo spezzone di una sua pièce teatrale ho trovato che stesse dicendo cose fondamentali, sembrava avesse colto l’esatto nocciolo della questione contenuta nella nostra canzone. Così ho mandato una e-mail alla fondazione Gaber: "Salve, siamo una band svizzera, abbiamo fatto questo brano, ci avremmo messo la voce di Gaber, ve lo giro da ascoltare…" e via così. Avevo già montato la voce di Gaber, volevo informarmi sui diritti, sulle questioni burocratiche, mi sono messo a totale disposizione. Hanno risposto subito. Non lo so, forse hanno pensato che Gaber sarebbe stato contento...

E con Taketo Gohara com’è andata?

Era già qualche anno che lo seguivamo, nei lavori del mondo ‘indie’ italiano. Ci eravamo sempre detti che sarebbe stato bello un giorno avere qualcosa prodotto da lui, ma erano quei "sarebbe bello se" tipicamente da bar. E il Mago, tramite le sue conoscenze, è venuto in possesso dell’indirizzo e-mail di Taketo: gli abbiamo scritto, lui ha risposto "sì, va bene, mandale" e io mi sono messo nella modalità ‘Tu-gli-mandi-i-brani-e-lui-non-risponderà-mai’. In realtà la settimana dopo ci ha scritto e il singolo che esce oggi è il brano che ha dato il via alla collaborazione, perché ci ha risposto "che figo sto pezzo". Gliene avevamo mandati quattro, in verità, ma gli altri tre non gli erano piaciuti… (ride, ndr). Ma è giusto che sia così, perché lui di musica ne mastica.

Per finire. Il Mago, poco fa, diceva che per questo ‘Album Postumo’ tutto è cominciato assecondando un momento di grande creatività di Cerno. Anche la creatività è in riabilitazione?

La creatività sta bene. Ho appena scritto una canzone nuova. Finché gira come sta girando, lasciamola girare.


L’album, dall’11 novembre (già in pre-order)

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