L’associazione nazionale risponde alle critiche dei colleghi: ‘Invitati alle trattative ma hanno rifiutato. Per loro i salari minimi sono più bassi’
Non ci sta l’Associazione gestori di negozi delle stazioni di servizio in Svizzera (Agss) alle critiche espresse dai colleghi ticinesi sul tema del contratto collettivo di lavoro (Ccl). Settimana scorsa, lo ricordiamo, avevamo dato notizia delle opposizioni inoltrate alla Segreteria di Stato dell’economia (Seco) da diversi benzinai ticinesi – oltre all’associazione cantonale di categoria – contro l’estensione dei salari minimi previsti dal Ccl anche in Ticino, attualmente unico cantone dove non sono presenti. Le stazioni ticinesi denunciavano anche un loro mancato coinvolgimento nelle trattative avvenute con i sindacati e l’associazione degli impiegati di commercio. «È sbagliato affermare che i negozi ticinesi non sono stati invitati alle trattative» spiega a ‘laRegione’ Ueli Bamert, vicepresidente dell’Agss. «Abbiamo offerto più volte al direttivo dell’Associazione ticinese delle stazioni di rifornimento di accompagnarci alle trattative con le parti sociali. Ma solo a condizione che l’azienda che partecipava diventasse membro della nostra associazione nazionale. La richiesta è stata respinta». I benzinai ticinesi ritengono inoltre non raggiunto il quorum dei datori di lavoro necessario per rendere valida la modifica. "L’impressione è quella che i grandi gruppi tentino di mettere in difficoltà piccole realtà come la nostra, imponendo salari insostenibili", si leggeva in una delle lettere recapitate a Berna.
A essere al centro delle opposizioni sono proprio i minimi salariali, ritenuti "sproporzionati per la realtà ticinese". Un’argomentazione che non convince Bamert: «Il nostro salario minimo si basa su quello di settori simili, come ad esempio la gastronomia. Rientra quindi in una forchetta già utilizzata». Ma quali sono le cifre di cui si sta parlando? Una retribuzione oraria di 19,95 franchi per personale senza formazione, che sale fino a 21,98 per personale con formazione professionale triennale o quadriennale. Il problema, avverte il vice presidente, è la disparità di trattamento con le altre regioni: «Se l’eccezione per il Ticino verrà mantenuta, altre aree vicine al confine richiederanno sicuramente un’eccezione, ad esempio il canton Giura o il Vallese». Il Ticino, riconosce Bamert, ha però un tessuto socioeconomico diverso rispetto al resto della Svizzera. «Di questo si è tenuto conto. Abbiamo elaborato una categoria salariale separata per il Ticino. In futuro i distributori di benzina a sud della Alpi dovranno pagare un salario minimo significativamente più basso rispetto a tutti gli altri cantoni».
A replicare alle opposizioni dei benzinai ticinesi è anche Chiara Landi, responsabile cantonale di Unia per il settore terziario. «Il Consiglio federale nel 2017 aveva riconosciuto una particolarità socioeconomica ticinese, affermando che i benzinai ticinesi avrebbero necessitato di più tempo per adeguarsi. Con il nuovo Ccl sono stati previsti salari scalari e si è istituita una categoria salariale ad hoc per il nostro cantone. Non sono quindi accettabili le argomentazioni degli oppositori». I sindacati contestano anche la differenza regionale che giustifica una classe salariale inferiore per il Ticino. «Il prezzo del carburante a sud delle Alpi è uguale a quello della Svizzera interna, se non addirittura maggiore. Lo stesso vale per i prodotti venduti nei negozi annessi». I benzinai contrari alla modifica hanno fatto però notare che nessuno si è opposto a inizio anno al rinnovo del Ccl. «Certo – replica Landi –. A inizio anno è stato solo prorogato il vecchio Ccl in scadenza, in attesa di concludere le trattative e arrivare alle modifiche degli scorsi mesi. Un aspetto che le parti coinvolte sapevano bene».
L’attesa è ora per sapere quale sarà la risposta della autorità alle opposizioni. «Poi valuteremo cosa fare, anche se restiamo fiduciosi che le loro argomentazioni vengano respinte», dice la sindacalista. Nel frattempo il sindacato ha fatto sapere che avviserà i lavoratori. «Le lettere recapitate a Berna dai benzinai mostrano tutta l’ipocrisia classista emersa durante il lockdown. Quelle che in periodo di pandemia venivano definite ‘professioni fondamentali’ ora sono definite lavori umili che i ticinesi non vogliono fare», sostiene Landi, che aggiunge: «Se la professione è poco attrattiva per i ticinesi è perché i livelli salariali sono molto bassi, senza dimenticare che stiamo parlando di mansioni a volte anche pericolose, soprattutto in Ticino. Basta vedere il numero di rapine che c’è ogni anno sulla fascia di confine». Il settore, facciamo notare a Landi, sta però vivendo un periodo difficile. I prezzi della benzina sono alti e i clienti si recano in Italia, dove sono state tagliate le accise sui carburanti. «La situazione si è invertita rispetto al passato, quando sono stati i benzinai ticinesi a beneficiare della differenza d’imposizione fiscale. Ma ci troviamo in una situazione transitoria. Il mercato ritornerà sicuramente alla normalità».