Sull’iniziativa popolare del Ppd le posizioni in Gestione sono immutate. Si va in parlamento. Con la possibilità però che il dossier torni in commissione
Nessuno fa un passo indietro, neppure di lato. In altre parole, posizioni immutate anche dopo la riunione di stamattina. E così la commissione parlamentare della Gestione si presenterà con tre rapporti al plenum del Gran Consiglio la prossima settimana, quando tornerà in aula per l’ultima sessione prima della pausa estiva. Tre rapporti sull’iniziativa popolare ‘Per un’imposta di circolazione più giusta!’ lanciata dal Ppd nel 2017 (oltre 12 mila firme raccolte). Tre diverse proposte di riduzione della tassa di circolazione, che si distinguono per quel che riguarda i parametri di calcolo della tassa e di riflesso per l’entità delle entrate per il Cantone. C’è il rapporto stilato dal popolare democratico Fiorenzo Dadò e dal leghista Daniele Caverzasio che plafona il gettito dell’imposta a 86 milioni di franchi, tenuto conto dell’asserita moratoria (all’anno 24 milioni di minor incasso da parte dello Stato). C’è quello del Plr, con relatore Bixio Caprara, che il gettito lo limita a 96 milioni, aderendo così alla proposta del Consiglio di Stato. E c’è il rapporto Ps e Verdi, messo a punto da Ivo Durisch e Samantha Bourgoin: plafonamento a 96 milioni, con la proposta però di destinare al ceto medio una parte della somma indicata per incentivare l’uso del trasporto pubblico e ciò tramite uno sconto del prezzo dell’abbonamento Arcobaleno.
«Chiaramente dipenderà dal numero di deputati presenti (e dalle scelte di quelli che non fanno gruppo, ndr), ma verosimilmente nessuno dei tre rapporti otterrà la maggioranza in Gran Consiglio: vi è quindi una buona probabilità che il dossier torni in commissione – commenta il capogruppo del Ps Ivo Durisch –. Questo perché in Gestione non c’è stata la volontà di discutere. C’è stato di fatto un muro, quello dei firmatari del rapporto di Dadò e Caverzasio (i commissari popolari democratici, leghisti e democentristi, ndr). O lo si accettava così oppure niente, visto che la loro volontà era di andare in parlamento a giugno e poi, questa perlomeno la mia impressione, al voto popolare in autunno qualsiasi fosse stata la decisione del Gran Consiglio». Alla fine comunque, prosegue Durisch, «potrebbe succedere quello che avevo proposto in commissione: si rimandi il tutto a settembre in modo da trovare nel frattempo una possibile convergenza su un testo conforme con eventualmente uno o più controprogetti. Niente da fare. Peccato!». Per la corelatrice Samantha Bourgoin (Verdi), «quanto sta avvenendo in Gestione è la dimostrazione che invece di risolvere i problemi, e di agire quindi a favore dei cittadini, si ragiona in termini elettorali. È facile fare del populismo su delle soluzioni apparentemente semplici e puntuali, ma la realtà della mobilità è piuttosto complessa. Occorre tenere conto di altre modalità di spostamento: oltre che a usare i mezzi di trasporto pubblici, ci si può muovere a piedi o con la bicicletta. È per questo che noi proponiamo di impiegare una parte del gettito dell’imposta di circolazione per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, con uno sconto del prezzo dell’abbonamento Arcobaleno».
A tuonare contro il rapporto di Caprara è il primo firmatario dell’iniziativa, il deputato del Ppd Marco Passalia. Che, con una lettera alla commissione, preannuncia battaglia: "Qualora il testo in questione fosse adottato dal Gran Consiglio con l’indicazione ‘testo conforme’, mi riservo di impugnarlo in sede giudiziaria". E scende nel dettaglio, ricordando che l’iniziativa aveva quattro richieste: "l’imposta deve essere fissata unicamente in funzione delle emissioni di Co2 fatta salva un’imposta minima per i veicoli ecologici, deve essere referendabile, il ricavo annuo non deve eccedere gli 80 milioni e che i proventi dell’imposta confluiscano in un ‘conto mobilità’ (sul modello del Fostra a livello federale)". Ebbene, per Passalia "il decreto legge al rapporto, qualificato come ‘testo conforme’, si discosta in realtà dall’iniziativa". Perché "l’imposta è definita anche in base alla massa; la previsione di gettito è di 96 milioni di franchi; la legge non prevede alcuna correlazione tra ricavo delle imposte di circolazione e mobilità stradale".
In questo senso, scrive Passalia, "contesto fermamente che il decreto legge in questione possa essere considerato un testo conforme; lo stesso può tutt’al più essere qualificato quale proposta di controprogetto". Il problema qual è? È che se in aula passa un ‘testo conforme’, l’iniziativa non va al voto popolare. Se passa un controprogetto, invece, sì. Un modo di procedere "poco rispettoso dei 12mila firmatari dell’iniziativa popolare, visto che il testo del Plr impedisce ai cittadini di esprimersi sulla proposta di sgravio di 30 milioni. Quindi una proposta antidemocratica e contraria ai diritti popolari".
«Gli iniziativisti hanno tutto il diritto di essere infastiditi per il lungo tempo trascorso dal deposito delle loro richieste, poi però c’è stata la pandemia e per due anni la Gestione, con l’accordo di tutti, ha bloccato l’esame di qualsiasi iniziativa che andasse a peggiorare le finanze del Cantone. Ciò premesso – continua il liberale radicale Bixio Caprara –, ricordo che stiamo parlando di un’iniziativa popolare generica. E quando è generica, per legge è il Gran Consiglio che deve elaborare un testo conforme. Qui invece lo hanno fatto gli iniziativisti, attraverso Dadò e Caverzasio. I quali hanno elaborato un testo conforme e ce lo hanno sbattuto sul tavolo: prendere o lasciare. In base alla procedura – prosegue Caprara – quando il parlamento assume il compito di trovare un testo conforme ci sono una discussione in commissione e uno scambio di vedute con gli iniziativisti: il tutto per arrivare alla condivisione di un testo. Qui questa fase non c’è stata».
Ciò per quel che attiene alla forma. Nel merito: «L’iniziativa formula quattro proposte, due delle quali però non hanno riscontro nel rapporto di Dadò e Caverzasio. A cominciare dal plafonamento a 80 milioni di franchi del gettito dell’imposta di circolazione, indicato nel testo dell’iniziativa. Applicando la loro formula, e questo ce lo ha detto il Consiglio di Stato, si arriva 91,5 milioni. Dunque né 80. E neppure 86 con questa storia della moratoria, moratoria di cui nell’iniziativa non si parla. E allora chi sta ingannando le persone che hanno firmato l’iniziativa popolare?». Rincara Caprara: «L’iniziativa chiede di costituire un fondo Fostra come a livello federale. Ma il rapporto di Dadò e Caverzasio non propone questo fondo». Accennando al contenuto della lettera di Passalia, il granconsigliere del Plr rileva: «Leggo che il ricavo annuo non deve eccedere gli 80 milioni e che i proventi dell’imposta confluiscano in un ‘conto mobilità’ (sul modello del Fostra a livello federale). Se si parla di mobilità, oltre ai 110 milioni per la gestione e la manutenzione delle strade, bisognerebbe ricordare che il Cantone spende altri 100 milioni all’anno per il trasporto pubblico. Chi li paga?».
Il testo conforme allestito dal Plr? «Proponiamo – spiega il relatore – di introdurre tre categorie di auto: sotto i mille chili, tra i mille e i duemila, e tra i duemila e i 3’500 chili. Con tre tasse di base differenziate per le tre categorie. Perché questo rispecchia quanto chiede l’iniziativa, di mettere cioè in relazione i costi per la manutenzione delle strade con l’imposta di circolazione, e tiene conto del criterio della massa, che secondo il Consiglio di Stato è determinante. Venendo alla formula vera e propria, proponiamo che all’interno di ciascuna categoria di peso venga calcolata l’imposta considerando l’emissione di Co2. Con questi due importi si arriverebbe a un gettito di 96 milioni annui. Che è l’importo che il Consiglio di Stato ritiene ancora sostenibile per le finanze pubbliche».
Valuta ancora il deputato e relatore del Plr: «Gli iniziativisti volevano forzare la mano, costringere chi non era d’accordo con loro a presentare un controprogetto e andare in votazione. Troppo facile amico…».