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Plr di Lugano, ‘Bertini è una scelta vincente’

L’ex sindaco Giorgio Giudici critica il Municipio che ‘ha vissuto di rendita’. E non ha dubbi sull’ex vicesindaco ‘è l’unica figura forte’

Giorgio Giudici, in alto a sinistra Michele Bertini
(Ti-Press/laRegione)
17 maggio 2022
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«È una scelta che potrebbe rilevarsi vincente». L’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici non ha dubbi, se Michele Bertini dovesse accettare di rientrare e di ricandidarsi alle prossime elezioni, riprendersi la maggioranza in Municipio sarebbe più facile. Del resto, ha suscitato grosse aspettative e grande entusiasmo nel Partito liberale radicale (Plr) l’ingresso dell’ex vicesindaco nella Direttiva all’assemblea della sezione venerdì sera a Pregassona. Volti distesi, sorrisi e tante strette di mano hanno chiuso una riunione ordinaria, corredata da una nomina straordinaria. Sì, perché sebbene quello dell’ex vicesindaco sia un rientro parziale sulla scena politica, tutti sperano che rappresenti il primo passo verso una futura candidatura alle elezioni comunali dell’uomo a cui Giorgio Giudici (sindaco di Lugano fino all’aprile 2013) ha passato il testimone, non solo simbolicamente, nel 2014. Una speranza alla quale tanti si aggrappano, nonostante il diretto interessato abbia ripetutamente affermato di non essere a disposizione.

‘Quasi dieci anni inutili per la Città’

Dopo nove anni di purgatorio, la prossima tornata elettorale potrebbe essere la volta buona. «Si tratta di riprendere le redini della Città. Sono trascorsi quasi dieci anni inutilmente». L’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici ha le idee in chiaro. Pur non avendo partecipato all’assemblea sezionale di venerdì scorso, quando l’ex vicesindaco Michele Bertini ha accettato la proposta del presidente di entrare nella Direttiva del partito, che è peraltro un organo non così rilevante, intermedio, composto, come si legge dallo statuto, da 25 membri nominati dall’assemblea dei delegati, con la funzione di esplicare e coordinare l’azione politica e organizzativa a livello locale. «L’aver riportato sulla scena politica Michele Bertini, l’unica figura forte in grado di convogliare tanti voti al partito, rappresenta un ottimo affare: è chiaro che si può puntare a riprendersi la maggioranza a Palazzo Civico. Devo complimentarmi con il presidente Paolo Morel. Come detto, questa scelta potrebbe rivelarsi vincente. In questo primo anno di presidenza, Morel sta facendo un ottimo lavoro, senza decisioni eclatanti e senza apparire troppo sui media. Deve forse ancora imparare la furbizia al fronte, ma il partito ha sicuramente ancora ambizioni: lui e la sua squadra devono esserci sempre ma non farsi vedere in maniera eccessiva – afferma Giudici –. Il presidente deve fungere da regista credibile e capace di muoversi nel modo giusto, in punta di piedi. Spero che il Plr adotti un programma che venga recepito e sostenuto dai candidati come filo conduttore per i prossimi anni». Nel Plr pare ci sia più coesione e fiducia negli ultimi tempi. Questo, non solo dopo l’assemblea di venerdì scorso.

Il Municipio? ‘Né carne né pesce’

Il partito potrebbe riconquistare la maggioranza anche senza la candidatura di Bertini? «Sì ma ci vuole qualcuno capace di trascinare, di convincere e di portare voti, evitando le fughe in avanti – risponde l’ex sindaco –. Come detto, occorrono persone che stiano dietro le quinte e fungano da registi affinché si possa ricominciare a fare politica come si dovrebbe a Lugano, per il bene della città e dei suoi cittadini». Come valuta l’operato dell’esecutivo e come potrebbe fare meglio? «Questo Municipio non è né carne né pesce: ha vissuto di rendita su progetti passati. Pur apprezzando l’impegno di Michele Foletti, trovatosi a guidare l’esecutivo, dopo l’improvvisa e inattesa scomparsa di Marco Borradori, spero si arrivi presto a voltare pagina». È una questione di approccio, oppure, quali errori sono stati commessi? «Occorreva organizzare un tavolo di lavoro per permettere di discutere, di capire e di avere gli strumenti per continuare l’attività passata – risponde Re Giorgio –. Preferisco evitare di parlare delle persone, ma oggettivamente ci vuole un metodo affinché la Città riprenda il ruolo di leadership che le spetta, senza la presunzione di sapere già tutto».

‘Sull’ex Macello un casino impressionante’

Quali sono le scelte più discutibili? «Le faccio solo qualche esempio. Mi pare si stia pasticciando sul comparto Stazione Ffs: tutti si improvvisano pianificatori rilasciando dichiarazioni pubbliche che hanno fatto dubitare sul campus Supsi sopra la trincea – sostiene Giudici –. Dopo la terza tornata di aggregazioni, era necessario un nuovo assetto per alimentare il senso d’identità, evitando di definire quartieri gli ex Comuni. Ora fatico a capire cosa stia facendo il Municipio. Sull’ex Macello, è stato fatto un ‘casino’ impressionante. Una città non può comportarsi in quel modo. L’esecutivo ha mostrato debolezza, occorre qualcuno che sappia decidere: la demolizione di uno degli edifici è apparso quasi come una forma di vendetta. Sul Polo sportivo e degli eventi, ci sono state discussioni a non finire e non pare si sia intuito il potenziale della Città». Che idea si è fatto in merito alla polemica divampata fra Schönenberger e la municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi? «Non è così che si fa politica, questi attacchi riflettono la debolezza del sistema e la Città perde la sua forza, manca una visione complessiva e si fatica a intuire il potenziale della Città». Come valuta l’iniziativa del Municipio di puntare su criptovalute e Bitcoin? «Potrebbe essere una buone scelta, come una carrozza di un treno, non mi sembra in grado di avere funzioni trainanti come una locomotiva», risponde l’ex sindaco.

Secondo Giudici «bisogna ridurre il numero di membri dell’esecutivo di Lugano da 7 a 5: l’avevo già proposto prima dell’ultima tornata aggregativa (avvenuta nel 2013, ndr). Per una città come Lugano, ci vuole un Municipio snello, altrimenti ci sono troppi solisti, ognuno vuole apparire e si continua, come negli ultimi nove anni, a proporre progetti a spot. La compagine municipale non pare lavorare in sintonia come un coro, emergono solo piccole proposte di cabotaggio».

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