Ticino

In Ticino nel 2021 quasi il 50% di reati informatici in più

Nel 2021 i crimini informatici in Ticino sono stati 338, in aumento rispetto ai 237 del 2020. In maggioranza si tratta di reati a sfondo economico

(Keystone)
6 aprile 2022
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In Ticino nel 2021 sono stati registrati 338 reati informatici, una cifra in aumento rispetto ai 237 del 2020. È quanto emerge dai dati forniti per la prima volta in Svizzera dalla Statistica federale a livello nazionale e cantonale. Di questi, 255 nel 2021 e 160 nel 2020 sono ascrivibili alla categoria della cybercriminalità economica, in 65 e 53 casi (2021 e 2020) si tratta di cyber-reati a sfondo sessuale, mentre rispettivamente 18 e 24 si riferiscono a lesioni della reputazione e pratiche sleali. Un quadro più chiaro della problematica verrà stilato dopo alcuni aggiustamenti, anche procedurali, che nei prossimi anni permetteranno di affinare la raccolta dei dati.

Nel corso del 2021 la Sezione Analisi Tracce Informatiche (SATI) della Polizia cantonale ha sviluppato 36 inchieste, svolto 72 perquisizioni in supporto ad altri servizi, effettuato 1’095 analisi informatico-forensi, elaborato 43 analisi criminali operative, collaborato durante 27 ricerche d’urgenza ed evaso 250 richieste e-mail giunte da utenti o altre autorità. Inoltre, ha fornito importante supporto alla Polizia giudiziaria e alla Gendarmeria nelle indagini classiche in cui vi erano delle componenti informatiche in gioco.

Le attività illecite più frequenti sono tuttora le truffe Business Email Compromise (BEC) e gli attacchi ransomware. I BEC consistono in un accesso illecito a una casella di posta elettronica, solitamente attraverso le tecniche del social engineering, che permette di scoprire una relazione finanziaria. Acquisiti i dati essenziali, i truffatori si fanno passare per un creditore o per un dirigente dell’azienda chiedendo alla vittima di indirizzare un versamento su delle false coordinate bancarie. Le 9 inchieste aperte lo scorso anno hanno permesso di appurare un danno economico pari a circa 550’000 franchi. La seconda tipologia, il ransomware, consiste in attacchi mirati con i quali vengono criptati e resi illeggibili i dati contenuti nei dispositivi, per lo sblocco dei quali viene chiesto un riscatto, sempre più spesso in criptovalute. Gli autori operano prevalentemente dall’estero mantenendo facilmente l’anonimato tramite tecniche complesse.

La prevenzione riveste quindi estrema importanza e la popolazione ha la possibilità di informarsi consultando i siti della Polizia cantonale www.polizia.ti.ch, del gruppo cantonale Cyber Sicuro www.cybersicuro.ch e della Prevenzione svizzera della criminalità (PSC) https://www.skppsc.ch/it/temi/internet/. Per quanto riguarda invece le segnalazioni è attivo il Centro nazionale per la cibersicurezza (NCSC) all’indirizzo https://www.ncsc.admin.ch/ncsc/it/home.html.

Infine, sono state evase diverse richieste provenienti da autorità estere che, in base alla Convenzione sulla criminalità informatica di Budapest, che fornisce una base giuridica per la cooperazione internazionale in ambito di indagini, chiedono la conservazione dei dati presenti su server di società ticinesi.

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