Ticino

Livelli, ‘era urgente promuovere un’iniziativa popolare’

Il Comitato cantonale socialista appoggia all’unanimità il testo della Vpod per il superamento dei corsi A e B che verrà lanciato venerdì

(Archivio Ti-Press)
29 marzo 2022
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«Immobilismo o controriforma non li possiamo accettare. Sono due scenari che si prospettano se non facciamo nulla». È con queste parole che il copresidente del Ps Fabrizio Sirica ha invitato il parlamentino socialista a formalizzare il sostegno all’iniziativa popolare "Basta livelli nelle scuole medie". Proposta accolta all’unanimità. A due mesi dalla lunga ed estenuante discussione notturna andata in scena a Palazzo delle Orsoline e finita con l’affossamento della sperimentazione per il superamento dei livelli nelle scuole medie proposta dal Dipartimento educazione cultura e sport (Decs), il Partito socialista è tornato sul tema dedicandovi una riunione speciale del proprio Comitato cantonale. Al centro dell’attenzione, l’iniziativa popolare promossa dal sindacato Vpod e sostenuta dal Ps e da altre sigle della sinistra – ForumAlternativo, Gioventù socialista, Partito comunista, Giso, Sisa, Più Donne – per la quale il 1° aprile partirà la raccolta firme.

I contenuti dell’iniziativa

L’iniziativa popolare mira a "creare più giustizia sociale e culturale nella scuola dell’obbligo ticinese, abolendo la separazione precoce degli allievi in terza e quarta media nelle lezioni di tedesco e matematica". Con l’obiettivo di andare all’essenziale, sono stati tolti i riferimenti ai laboratori. Nocciolo centrale è l’insegnamento fatto tramite "gruppi eterogenei di allievi", formati da studenti con capacità differenti. Sarà poi il Consiglio di Stato a definire le forme didattiche insieme al mondo della scuola. La messa in pratica avverrà in maniera graduale, tramite sedi pilota, per poi essere estesa a tutte e 36. In questo periodo il Consiglio di Stato creerà un gruppo d’accompagnamento rappresentativo degli organi scolastici. «Il nostro obiettivo – ha detto Sirica – è raccogliere 3’000 firme (in totale ne servono 7’000, ndr) da consegnare a metà giugno, con la fine delle scuole. Sarebbe un segnale importante».

Tornando a quanto avvenuto in Gran Consiglio, per il copresidente Ps la sperimentazione presentata dal Decs «era una proposta sensata e basata sull’esperienza empirica e che seguiva la logica dei piccoli passi. Una proposta che però è stata combattuta aspramente da una parte del parlamento per meri calcoli politici. Si è assistito a una politichetta dell’attaccare sul personale senza entrare nel merito dei contenuti della proposta per affibbiare una sconfitta politica all’avversario». Strategie politiche che secondo Sirica «hanno annullato una proposta di merito. In questo scontro sono stati gli allievi e i docenti a venire presi in ostaggio». Per questo motivo la direzione ha reputato «urgente e imprescindibile promuovere un’iniziativa popolare. Non fare nulla significherebbe buttare via altri decenni e lasciare che il futuro di migliaia di giovani sia condizionato da un criterio regressivo come i livelli A e B».

Bertoli: l’importante è togliere di mezzo i livelli

Nel suo intervento il direttore del Decs Manuele Bertoli ha sostenuto che «per il nostro partito quello medio è un segmento della scuola che rimane principale. Si tratta del cuore della scuola essendo quello dove tutti i ragazzi si ritrovano obbligatoriamente nella dinamica di gruppo». In questi anni, ha continuato Bertoli, «il mio dipartimento si è mosso in maniera precisa per migliorare le condizioni quadro di apprendimento e insegnamento della scuola che la politica può mettere a disposizione di docenti e allievi. Si tratta di aspetti centrali, che delineano il contesto dentro cui si determinano le probabilità di riuscita». Dopo la bocciatura in votazione popolare della "Scuola che verrà", ha detto il direttore del Decs ripercorrendo i passi successivi, «si è andati avanti con altri ragionamenti, come chiesto da più parti. Abbiamo preso la questione in mano con un messaggio più modesto: si è ridotto il numero medio di allievi, sono stati introdotti laboratori. Restava uno dei nodi da sciogliere: la questione del superamento dei livelli». A seguito della bocciatura, «credo che il tema rimanga importante, la separazione in livelli resta l’ultimo baluardo della segregazione degli allievi decisa dalla scuola. Una divisione di fatto socioeconomica. Cosa metterci al loro posto lo si può discutere, ma l’importante è togliere di mezzo i livelli. È una questione di giustizia, di opportunità e di libertà».

Il dibattito

Durante la serata è stato organizzato un dibattito con ospiti il presidente del Plr Alessandro Speziali e il copogruppo democentrista in parlamento Sergio Morisoli, entrambi contrari all’iniziativa popolare; a difenderne i propositi sono invece stati la deputata socialista Anna Biscossa e il presidente del comitato docenti Vpod Adriano Merlini. Per Morisoli, «bisogna mantenere la questione del merito e la scuola non deve assumersi tutto il peso dell’umanità. Inoltre la riforma scolastica deve rispondere innanzitutto alla domanda perché sia necessario cambiare, a cosa serve abolire i livelli? Una questione che non si è ancora approfondita. Una riforma è pronta solo se la si mette in un corpo ricettivo, come con i trapianti, e questo non è ancora il caso». Biscossa da parte sua ha detto che «la scuola inclusiva non è una scuola buonista, come alcuni cercano di far passare. Può essere molto esigente e può avere ambizioni di conoscenza molto elevate. E questo non è in contrapposizione con la richiesta di far crescere le opportunità di chi è svantaggiato culturalmente. La scuola che vogliamo è quella che forma un cittadino libero, competente, capace di decidere e articolare la propria posizione, non asservito all’economia». Speziali ha invece detto di non sostenere l’iniziativa «perché significa cristallizzare per legge qualcosa che non ha convinto la maggioranza del parlamento, anche se risicatissima. La nostra posizione di scetticismo o contrarietà non è per ostruzionismo fine a se stesso. Ma ci siamo fatti interpreti di una parte del mondo della scuola e di alcune preoccupazioni di aziende intese anche come formatrici. Non si tratta di essere asserviti». Mentre Merlini ad affermato che «la richiesta viene soprattutto dai genitori, non dai docenti. Togliendo i livelli e ritardando la scelta si dà ai ragazzi più tempo per maturare. Inoltre l’eterogeneità è più produttiva per tutti, anche per i più bravi»