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Verdi, Nicola Schoenenberger si dimette da tutte le cariche

Il co-coordinatore e capogruppo in Gran Consiglio e a Lugano sarà direttore del Giardino botanico di Ginevra: ‘Non avrò rimpianti, ma tanta nostalgia’

‘Con i Verdi mi lascio senza alcuno screzio, auguro loro il meglio e so che lo otterranno’
(Ti-Press)
24 febbraio 2022
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«Ho già mandato la lettera di dimissioni al Consiglio comunale di Lugano e in questo momento, prima che lei mi chiamasse, stavo scrivendo quella per il Gran Consiglio, che partirà a brevissimo». Il co-coordinatore dei Verdi, capogruppo in Gran Consiglio e nel legislativo luganese Nicola Schoenenberger saluta il Ticino e chiude con la politica attiva. Manterrà la carica nel partito fino alla sua sostituzione per garantire continuità e il passaggio di consegne. «Un capitolo davvero importante della mia vita», risponde raggiunto dalla ‘Regione’ pochi minuti dopo l’ufficializzazione della sua nomina alla direzione del Giardino botanico di Ginevra.

Schoenenberger, con quali sentimenti sta vivendo la fine della sua esperienza nella politica attiva e l’inizio di una nuova fase nella sua vita?

Mi è successo già diverse volte di rivoluzionare completamente sia il luogo di residenza, sia la professione che ho svolto. E devo dire che bisogna sempre mollare qualcosa quando c’è un’opportunità interessante prima di essere delusi e prima di essere stanchi. Il mio entusiasmo per la politica non si è minimamente incrinato, la mia partenza non ha nulla a che vedere con la passione che ho per la politica attiva che mi piace e mi diverte, compreso tutto il lavoro commissionale, in parlamento, con i media. Però parto per qualcosa per cui ho una passione ancora più grande: il mondo vegetale, che è la mia vocazione da sempre. Il Giardino botanico di Ginevra è uno dei più prestigiosi istituti a livello europeo e mondiale a livello di cultura e sapere botanico. Il mio sentimento è quello di un bambino che scopre qualcosa di nuovo e sta cominciando un nuovo viaggio grande nella propria vita. Quello di cui sono sicuro, perché l’ho già vissuto, è che non avrò rimpianti ma avrò tanta nostalgia. La politica mi ha dato esperienza, vicende di vita favolose, ne faccio tesoro e non le perdo. Sono bei ricordi e belle persone che restano nel mio cuore.

La sua partenza, per forza di cose, dovrà essere assorbita dai Verdi. Perdere in un colpo solo co-coordinatore e capogruppo in parlamento non è da poco. Si è lasciato bene con il partito e le persone con cui ha condiviso anni e anni di battaglie politiche?

Assolutamente sì, non c’è alcuno screzio. E ogni persona è sostituibile. Io quando ho cominciato nel 2014 non ero nessuno. Poi se si vuole si cresce, e come sono cresciuto io lo faranno altri all’interno del partito.

Cosa si sente di dire ai suoi compagni di partito? Qual è il suo auspicio per il futuro, cosa augura loro a un anno dalle Cantonali e a un anno e mezzo dalle Federali dove andrà difeso il seggio al Nazionale di Greta Gysin?

Il mio augurio è che riescano, ma ne sono certo, a continuare a crescere non solo nei numeri, ma nella credibilità e nel lavoro di qualità che è stato fatto anche se non si vede sempre, perché è dietro le quinte. E, attraverso questa credibilità, attirare nuove leve. Mi auguro che arrivino persone nuove, entusiaste, che si affaccino alla politica e che abbiano il coraggio di mettersi addosso l’etichetta dei Verdi. In un contesto di grande unità, quell’unità che il partito ha saputo ritrovare negli ultimi anni e che, conoscendo le persone, sono sicuro perdurerà a lungo.

Cosa si porta dietro di questi quasi otto anni in politica, anche ad alto livello?

La conoscenza dei meccanismi del potere, questa è la vera esperienza: vedere e toccare come funziona il potere nello Stato, come funziona una democrazia nel buono e nel cattivo. Ma anche le conoscenze approfondite su alcuni dossier che ho avuto l’occasione di seguire, senza dimenticare ciò che è più importante: le persone. Cioè l’aver potuto dibattere, lottare, combattere insieme o contro persone che sono quelle che stanno facendo la storia recente del nostro Cantone, e il legame personale non sarà mai perso perché un amico o una persona stimata magari la si vede meno spesso, ma resta. E questo vale all’interno e all’esterno del partito, pure con persone che la pensano all’opposto della linea dei Verdi, perché il valore di una persona non è il suo partito.

Lei ha detto che non avrà rimpianti. Ma un rammarico per qualcosa che avrebbe voluto fosse andato diversamente? Qualcosa che se si guarda indietro dice ‘peccato...’?

Dal punto di vista politico è chiaro, ingenuamente uno vuole sempre cambiare il mondo. Ma concretamente si sa pure che non lo si può fare da soli. Quindi il nostro ruolo è quello di essere una voce fuori dal coro, di mettere in evidenza, o provarci, le contraddizioni che ci sono e di mobilitare la società civile. I rimpianti, a livello politico e non personali, sono quelli di non essere stati in grado come comunità politica di affrontare di petto la crisi climatica, la crisi della biodiversità, di andare a rilento sulla questione del mercato del lavoro, tanti temi che sono i nostri. Come delusione, invece, mi porto dietro le elezioni comunali rimandate nel 2020. Rimane un po’ di amarezza perché trovo che sia un po’ una macchia nella storia della democrazia ticinese.