Nel Ppd ci si fa portavoce dei timori per l’arrivo del deposito di pneumatici a Segoma. Lanciato un appello al Comune, al Gran consiglio e al Dt
Sono bastate ventiquattro ore o su per giù. Neanche un giorno dopo la pubblicazione all’albo della domanda di costruzione, infatti, Riva San Vitale già era in fermento. La voce dell’arrivo di un deposito per la raccolta e il riciclo di pneumatici usati è corsa per il Borgo sulle rive del Ceresio, soprattutto all’interno della sezione del Ppd locale. Il gruppo politico per mano di Fabian Oehen, Abramo Civatti e Roberto Vassalli - i primi firmatari - ha già lanciato una petizione, online (sulla piattaforma change.org) e in forma cartacea, a nome delle cittadine e dei cittadini del Mendrisiotto.
Il suo obiettivo è chiaro: impedire l’insediamento nel Comune, un capannone già esistente in zona Segoma, dell’attività. In realtà ad attirare l’attenzione dei promotori più del progetto in sé è la ditta stessa, che ha appena traslocato da Mendrisio a Riva, la Pm Ecorecycling, vittima di due incendi (peraltro di carattere doloso) e delle sue disavventure. Una eredità pesante, quella che si porta appresso, e che ha messo sul chi va là il drappello di abitanti. Anche il Comune, da nostre informazioni, sta seguendo da vicino il dossier e metterà in atto tutto quanto è nelle sue competenze affinché la procedura edilizia venga rispettata.
A preoccupare i fautori della raccolta firme, che oggi si appellano al Comune, al Gran consiglio e al Dipartimento del territorio - che tra all’altro sarà chiamato con i suoi servizi a esaminare la richiesta -, è, come si legge nel testo della petizione, "l’elevato rischio dell’attività". A testimoniarlo, agli occhi dei firmatari, sono proprio i due roghi - innescati, del resto, da mano rimasta sin qui ignota, nel dicembre del 2016 e nel dicembre del 2020 - e l’impatto che hanno avuto sul territorio. Pur usando il condizionale si evocano, insomma, gli "enormi problemi ambientali e di sicurezza pubblica" che questa presenza potrebbe "causare di nuovo".
"Come purtroppo ben sappiamo - ripercorrono ancora i promotori -, i due incendi di natura dolosa subiti dall’azienda a Mendrisio hanno causato grossi problemi di sicurezza pubblica e ambientali su tutto il territorio del Mendrisiotto. Infatti, tutti ci ricordiamo bene le notevoli quantità di polveri fini e sostanze irritanti nell’aria generati da questi due disastri!". Va detto che le ricadute maggiori, come rilevato dai servizi cantonali, si erano verificate nel 2016. All’epoca, nel corso della notte dell’incendio erano stati misurati valori massimi superiori a mille microgrammi per metro cubo di polveri sottili. Gli effetti sono stati giudicati, per contro, più "contenuti" in concomitanza con il secondo episodio del 2020. In quella occasione, come certificato a livello cantonale, la stazione dell’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana - posta nelle vicinanze dello svincolo autostradale di Mendrisio - aveva registrato una punta di 212 microgrammi per metro cubo di Pm10.
Certo quanto accaduto già a suo tempo non ha mancato di far discutere. " Sappiamo anche - ribadiscono i fautori della petizione -, che questi episodi hanno generato grande preoccupazione nella popolazione e discussione a livello politico comunale e cantonale". Un confronto che, a quanto pare, sul piano politico e pubblico non si è ancora esaurito. Prima di tirare le conclusioni, però, bisognerà lasciare che l’incarto faccia il suo corso.