I tre voti contrari alla sperimentazione dell’Mps sono stati decisivi. Il coordinatore ribatte colpo su colpo alle accuse da sinistra: serve vera riforma
Il tabellone del Gran Consiglio al termine della votazione che, mercoledì notte, ha sancito lo stop alla sperimentazione del superamento dei livelli chiesta con un emendamento al Preventivo dal Consiglio di Stato parlava chiaro: c’erano tre pallini rossi, in alto a sinistra. Tre voti contrari, quelli del Movimento per il socialismo, che alla fine sono risultati decisivi per l’affossamento della proposta del direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli. Tre tasti rossi premuti che hanno provocato una tempesta a sinistra, dentro e fuori dal parlamento. «Non era in discussione una riforma della scuola media né l’abolizione dei livelli, si discuteva di un progetto che la maggioranza dei docenti e pure l’Mps ha ritenuto critico. Era nostro pieno diritto votare contro», dice a colloquio con ‘laRegione’ il coordinatore del Movimento per il socialismo Giuseppe Sergi. Conscio, come tutti - a partire da famiglie, docenti e allievi - che i problemi restano sul tavolo e vanno risolti.
Bocciata la proposta del Decs, il sindacato Vpod pare pronto a lavorare a un’iniziativa popolare che chiede la cancellazione dei livelli. Voi come vi posizionate?
Non siamo stati invitati a questa assemblea, ma di principio non siamo contrari. Anche se nella documentazione ho letto che per quanto riguarda il passaggio alle scuole medie superiori sarebbero queste a decidere i criteri, nel caso i livelli venissero davvero aboliti. Questo per noi sarebbe problematico. Saremmo favorevoli se, oltre a mettere al centro la questione dei livelli, ci fossero anche elementi di riforma della scuola media.
Ad esempio?
La prima cosa da affrontare è una vera riforma che tenga conto dei problemi della scuola media, che non sono solo i livelli, e che tenga conto di cosa c’è a monte e anche a valle. Non a caso nelle due prese di posizione delle scuole medie superiori c’era molto scetticismo, dal momento che non si prevedeva come integrare il problema dei livelli col proseguimento nel medio superiore. Noi riteniamo, e vedremo se entrerà nell’ottica della Vpod, che bisogna togliere tutte le limitazioni sia nell’ambito della formazione professionale sia nell’ambito scuole medie superiori, e che i livelli vadano aboliti come certificazione. Poi, non meno importante, occorre sviluppare una formazione d’integrazione all’interno della scuola che sostituisca i livelli. Il mondo degli insegnanti era estremamente critico sul progetto del Decs: Ocst, Movimento della scuola, collegi docenti. Non bisogna ripetere l’errore di non ascoltare chi la scuola la fa ogni giorno.
Bertoli in aula ha rivendicato il fatto che la scuola media funziona bene, però.
La scuola media fa acqua da tutte le parti e, ripeto, non solo perché ci sono i livelli. Non si può fare, come voleva Bertoli, una riforma dei livelli e toglierli senza occuparsi del problema dei programmi d’insegnamento. Un solo esempio: se qualcuno è soddisfatto dell’insegnamento delle lingue nella scuola media alzi la mano. Le statistiche sui licei e il fatto che siamo il cantone col più alto numero di scioglimento di contratti di apprendistato vuol dire che il biennio di orientamento non funziona.
Domanda secca, risposta secca: voi avete un problema personale con Manuele Bertoli?
No, non abbiamo alcun problema personale col direttore del Decs. L’emendamento era del Consiglio di Stato, non di Bertoli. Noi, due anni fa, abbiamo chiesto le sue dimissioni unite a quelle del direttore della Divisione della scuola Berger non perché volevano riaprire le scuole, ma criticando il fatto che avevano deciso la cosa infischiandosene realmente e radicalmente del punto di vista dei docenti. Questo modo di fare non è più accettabile perché non è democratico né inclusivo, dicevamo. Ecco, oserei dire che in questo contesto, sui livelli, si è sviluppato lo stesso concetto. Eravamo molto arrabbiati per questo modo di agire.
E avete votato contro, d’accordo. Molte volte, però, i vostri deputati Pronzini, Arigoni e Lepori non votano, non partecipano, si astengono… Con tre astensioni la sperimentazione sarebbe passata, vi dicono anche da sinistra.
La nostra è stata una chiara scelta, di cui eravamo convinti fin dall’inizio. Niente di personale, ripeto.
Sì, però su Facebook sono stati più di qualcuno i commenti, anche direttamente nelle pagine dell’Mps e di Matteo Pronzini, che vi hanno accusato di aver votato con la destra, di aver bloccato da sinistra qualcosa che famiglie e studenti auspicavano invece andasse avanti. Anche alcuni vostri militanti, a quanto si legge, sono parecchio delusi. Ps e Pc vi hanno attaccati frontalmente. Come risponde?
Rispondo che all’epoca non c’erano i social, ma le mail e le lettere che abbiamo ricevuto al momento delle votazioni sulla libera circolazione erano dello stesso tono: ‘Ma come, voi internazionalisti fate campagna per il no assieme a Bignasca o alla Lega?’. Il nostro no era diverso, era di sinistra. Come è andata a finire sul dumping e le misure di accompagnamento è lì da vedere. In questo caso la configurazione è simile, con un no di sinistra. Penso che qualcuno possa essere arrabbiato e pensare che abbiamo sbagliato, va bene, ma noi abbiamo una linea di opposizione al governo e siamo coerenti. Così come abbiamo una linea diversa anche dall’altra famiglia della sinistra, come la definiamo noi.
Non teme un boomerang elettorale, a un anno e poco più dalle Cantonali?
No. E anche se fosse, le nostre posizioni non le costruiamo per ragioni elettorali come fa qualcun altro.