Oggi si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione del nuovo edificio a Bellinzona. Una giornata di festa che permette di guardare ‘al futuro con ottimismo’
Si è conclusa con il tradizionale taglio del nastro, seguito da scroscianti applausi e innumerevoli sorrisi, la cerimonia ufficiale per l’inaugurazione della nuova sede degli Istituti di ricerca scientifica in via Chiesa a Bellinzona. Cerimonia che si è tenuta oggi, 27 novembre, alla presenza di circa 230 persone, fra autorità, ricercatori e persone note del mondo politico e accademico provenienti da tutta la Svizzera. Una «giornata di festa» che simboleggia «un sogno che si è realizzato», ha affermato Gabriele Gendotti, presidente dell’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb). Un giorno importante che permette di guardare «al futuro con ottimismo», ha aggiunto da parte sua Franco Cavalli, presidente dell’Istituto oncologico di ricerca (Ior).
Ad aprire la serie di numerosi oratori intervenuti durante la cerimonia che si è tenuta in un capannone accanto al nuovo edificio è stato il presidente del Consiglio di Stato ticinese Manuele Bertoli, che ha espresso tre preoccupazioni riguardanti il mondo scientifico e la ricerca. La prima riguarda «la capacità di convincere la popolazione di quanto sia determinante investire in questo campo». Bertoli è infatti rimasto «sorpreso» dalle reazioni, seppur minoritarie, contrarie alla campagna vaccinale per combattere la pandemia di coronavirus. Un fenomeno che «certamente non va assecondato» al quale bisogna «reagire con tranquilla fermezza, cercando di capirlo appieno per contrastarlo efficacemente». La seconda preoccupazione riguarda «la brusca interruzione delle discussioni con l’Unione europea» sull’accordo quadro che potrà avere ripercussioni anche sul mondo della ricerca. È quindi necessario «superare rapidamente» questa situazione grazie anche al «pragmatismo che ha contraddistinto la Svizzera in passato» facendole raggiungere «compromessi virtuosi». E in questo senso «il mondo della ricerca deve farsi sentire in modo limpido». Il terzo interrogativo è più di carattere filosofico: se da un lato la ricerca migliora le cure, dall’altro rischia di «illudere» alcune persone «che la vita possa essere allungata all’infinito». L’auspicio è che il mondo accademico «approfondisca» questa questione per far sì che la popolazione, appunto, non si illuda.
Benefici per la salute della popolazione
«Ce l’abbiamo fatta», ha poi affermato un raggiante Gendotti. E questo grazie in particolare a «due elementi scatenanti: l’affiliazione all’Università della svizzera italiana e all’aiuto, oltre che del Cantone e della Città di Bellinzona, della Fondazione Helmut Horten». Un traguardo che, grazie alle attività di ricerca riconosciute a livello nazionale e internazionale, porterà benefici «a favore della salute della popolazione». Ora la speranza è che questo sviluppo continuo sfoci in futuro in «un centro di ricerca nazionale riconosciuto da Confederazione e Fondo nazionale» nell’ambito delle scienze della vita. Insomma, si tratta di un bel giorno «per tutti coloro che credono e hanno fiducia in una Svizzera italiana aperta che guarda con fiducia a un futuro votato al progresso». Da parte sua Cavalli, evidentemente emozionato, ha ricordato i tre aspetti «fondamentali» che hanno portato a questo traguardo: «porre l’asticella della qualità in alto», «l’istituzione dell’Usi» e in particolare della «Facoltà di scienze biomediche» e gli «accordi bilaterali» con l’Ue.
Dopo un primo intermezzo musicale di due musicisti del Conservatorio della Svizzera italiana è intervenuto il sindaco di Bellinzona Mario Branda il quale ha sottolineato come la Città abbia sempre «creduto in questo progetto». Ha quindi parlato di «un giorno di festa» che rafforza anche «il diritto alla speranza» che ognuno deve poter avere. Alla cerimonia era pure presente il vicepresidente del Consiglio di Stato grigionese Markus Caduff, che ha definito «impressionante» il lavoro fatto negli ultimi anni, visto che è stato «fonte di scoperte e di metodi innovativi». Un lavoro che «promuove, oltre al Bellinzonese, anche la Mesolcina». A rappresentare la Confederazione è poi stata Nicole Schaad del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca, che ha dapprima confermato che gli investimenti fatti a Bellinzona soddisfano le condizioni per un finanziamento pubblico, visto che sono «necessari». Ha poi sottolineato come questo nuovo edificio consenta di aprire «una finestra di opportunità», riunendo sotto un unico tetto istituti ed enti che possono «beneficiare gli uni degli altri e viceversa». Inoltre, «la Confederazione si aspetta che questi istituti portino avanti una ricerca d’avanguardia», curando «una buona rete di relazioni e contatti a livello nazionale e internazionale». Insomma bisogna approfittare di questo nuovo centro per «sviluppare ulteriormente sinergie». E, grazie alla collaborazione con l’Usi, questo «potenziale è immenso». «Irb, Ior e Usi hanno imparato a lavorare e pianificare assieme», ha confermato Giovanni Pedrazzini, decano della Facoltà biomedica, definendo questo traguardo come il «risultato di una grande storia di un piccolo cantone che ha trovato la via dell’eccellenza». «I sogni si avverano perché le persone li fanno accadere e le istituzioni come Irb, Ior ed Eoc concorrono a creare le giuste premesse», ha affermato dal canto suo Paolo Sanvido, presidente dell’Ente ospedaliero cantonale. Detlef Günther, vicepresidente del settore Ricerca al Politecnico federale di Zurigo, ha poi ricordato l’importanza della ricerca contro il cancro, ambito nel quale Irb e Ior collaborano strettamente, in particolare nel campo dell’immunoterapia. Inoltre, l’inaugurazione di questo nuovo edificio dedicato alla ricerca «getterà le basi per nuove collaborazioni con le nostre istituzioni».
Durante la cerimonia sono anche intervenuti rappresentanti dei benefattori principali di Irb e Ior (rispettivamente la Fondazione Helmut Horten e Flora Gruner) che con le loro donazioni hanno contribuito in modo essenziale allo sviluppo dei due istituti e a raggiungere questo importante traguardo. Quale ringraziamento hanno ricevuto rispettivamente da Gabriele Gendotti e Franco Cavalli un cristallo della Leventina. Ricordiamo che il nuovo edificio è costato 60 milioni di franchi: 48 milioni per lo stabile e 12 per la strumentazione all’avanguardia. Edificio costruito dal Team di architetti Aurelio Galfetti.
In conclusione hanno preso la parola anche i direttori dei tre enti presenti nel nuovo edificio: Andrea De Gottardi (Laboratori di ricerca traslazionale dell’Eoc) ha descritto questa «giornata importante» con le parole «gratitudine» e «partecipazione». Una partecipazione che permette di «costruire ponti» grazie alla «collaborazione con Irb e Ior». Da parte sua Carlo Catapano (Ior) ha sottolineato come questa «nuova casa per la ricerca in biomedicina» rappresenti «un punto fondamentale» per lo sviluppo della «ricerca nel campo delle scienze della vita in Ticino». Infine, Davide Robbiani (Irb) ha sottolineato che «l’ambizione è quella di continuare a migliorare e crescere», ricordando che attualmente quasi la metà dei gruppi di ricerca dell’istituto sono coinvolti in studi sul coronavirus. Questo da una lato per «capire» e dall’altro per «curare», due semplici parole su cui si basa la complessa ricerca biomedica.