Culture

Risparmi alla Rsi, in 6 rischiano il licenziamento

Il piano di risparmio da 8 milioni prevede una riduzione di 45 posti, di cui 6 esclusi da piano sociale e pensionamenti. Sindacato e direzione sperano di ridurre l’impatto

Il direttore Mario Timbal ha presentato un piano di riorganizzazione aziendale (Ti-Press)
7 settembre 2021
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Inizia il processo di trasformazione della Rsi di Mario Timbal: oggi il direttore della radiotelevisione svizzera di lingua italiana ha presentato al personale la riorganizzazione di processi decisionali e di produzione, un progetto che ha anche il compito di attuare le misure di risparmio annunciate, a livello Ssr, nel corso del 2020

Una riduzione di 8 milioni e 45 posti di lavoro a tempo pieno, 11 dei quali già soppressi grazie alla fluttuazione naturale del personale; dei rimanenti 34 posti che dovranno essere tagliati entro la fine del 2022, a non rientrare tra pensionamenti e piano sociale della Ssr sono 6 persone che rischiano quindi il licenziamento. «Speriamo di poter ridurre questo numero» ci spiega Maria Chiara Fornari, presidente del sindacato Ssm Ticino. «Ma la preoccupazione non riguarda solo questi 6 colleghi ma tutti i tagli che non prendiamo alla leggera perché rischiano di ridurre la qualità e la professionalità, soprattutto in alcuni settori come il Dipartimento operazioni».

Il sindacato ha ora alcuni giorni per analizzare le misure decise dalla direzione e proporre correttivi. «Anche nel 2018 avevamo potuto elaborare un piano alternativo alle proposte della direzione – spiega Fornari – solo che non era andata benissimo perché non avevamo avuto accesso a informazioni importanti: alla fine siamo dovuti andare in conciliazione davanti a Christian Vitta». Questa volta? «Vedremo: c’è un altro direttore, ma la responsabile delle risorse umane è la stessa. Partiamo pieni di speranza e di voglia di impegnarci in questo esercizio del piano alternativo».

Ottimista sulla riuscita della consultazione è anche il direttore della Rsi Timbal. «Da quando sono arrivato ci sono già stati un po’ di alti e bassi, nei rapporti con il sindacato, ma mi piace pensare che queste schermaglie siano servite a conoscerci l’un l’altro, a prendere le misure. In queste ultime settimane abbiamo avviato un buon dialogo e sono fiducioso che si possa arrivare a ridurre ulteriormente l’impatto di queste misure. Avranno tutto il nostro supporto».

Uno dei temi di confronto tra azienda e sindacati riguarda chi paga il conto più salato dei tagli, tra dirigenti e dipendenti. «Queste misure toccano il 3,5% dei dipendenti con contratto collettivo ma arrivano quasi al 5% dei quadri perché c’è una semplificazione dell’organigramma di due dipartimenti» spiega Timbal. Riorganizzazione che, così come presentata, il sindacato accoglie positivamente. Tuttavia, precisa Fornari, «non dimentichiamo che i lavoratori Ccl hanno già pagato molto negli ultimi anni, anni in cui invece i quadri sono addirittura aumentati di numero». I dati dell’Ufficio cantonale di statistica mostrano che nel 2020 direttori e quadri sono aumentati di cinque unità (da 74 a 79), mentre il totale del personale è passato da 1142 a 1123.

Per quanto riguarda i collaboratori esterni? «Le misure toccheranno anche loro» risponde Timbal. «Sappiamo che si tratta di una situazione complicata perché siamo in una regione in cui per certe professioni c’è poco mercato. Chiaramente non possiamo applicare il piano sociale Ssr con personale a prestito o ditte esterne ma siamo riusciti a realizzare un accantonamento che ci permette di lavorare sui termini di disdetta: le ore che saranno tolte».