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Test per entrare in ospedale, gli istituti sono favorevoli

Dillena (Acpt): ‘Tutti questi provvedimenti sono in primo luogo di competenza delle autorità di salute pubblica e non delle singole strutture’

(Ti–Press)

Un test per tutti coloro – personale in primis – che vogliono accedere alle strutture sanitarie. È quanto raccomanda l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) e che Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica del Dss, afferma sia una misura già presa in considerazione dal Dipartimento. «Riguardo ai test per il personale sanitario non vaccinato non ho niente in contrario al fatto che vengano eseguiti sistematicamente», afferma Giancarlo Dillena, presidente dell’Associazione cliniche private ticinesi (Acpt), raggiunto da ‘laRegione’. «Dipende però dalle situazioni dei singoli istituti. In alcuni si conta l’88 per cento di personale vaccinato e direi che siamo già a buon punto per arrivare a una relativa sicurezza».

Anche Spitex e l’associazione degli ospedali H+ sono favorevoli ai test obbligatori. H+ chiede però che il finanziamento di questi “compiti supplementari” venga chiarito in anticipo, questo vale anche nel caso in cui i visitatori di ospedali e cliniche debbano far controllare il certificato Covid o effettuare un test. «Per quanto concerne i tamponi per i visitatori si tratta di una decisione tecnica – prosegue Dillena –, perché chiunque potrebbe essere portatore di un contagio, soprattutto alla luce dell’esperienza fatta con le diverse varianti. Potrebbe apparire una nuova mutazione e accorgersene troppo tardi non sarebbe una buona cosa». In generale, però, «se la situazione si dovesse evolvere in modo meno grave nelle prossime settimane, potremmo anche pensare di non introdurre il sistema dei tamponi. Tutti questi provvedimenti sono comunque in primo luogo di competenza delle autorità di salute pubblica e non dei singoli istituti».

I Cantoni restii ad assumersi l’impegno

A essere riluttanti ad assumersi l’impegno per i test obbligatori sono “al momento” i Cantoni, scrive la Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds). Gli operatori sanitari che non sono stati vaccinati e non hanno mai fatto il Covid dovrebbero essere testati regolarmente, afferma la Cds, precisando che considera un dovere dei datori di lavoro fornire test regolari, soprattutto nelle case di cura. La Conferenza, inoltre, intende continuare a fare affidamento sulla vaccinazione volontaria, poiché ritiene che questo sia il modo migliore per garantire la protezione nel sistema sanitario. I non vaccinati devono essere convinti illustrando il bilancio positivo fra benefici e rischi. Anche il presidente dell’Acpt è d’accordo su quest’ultimo punto: «Siamo abbastanza restii a introdurre l’obbligo vaccinale, sia per una ragione di principio sia perché il rapporto con il personale deve essere prima di tutto fondato sulla fiducia e sul dialogo. Cercherei di convincere le persone che è più vantaggioso per loro vaccinarsi che sottostare ad altre misure. Se la situazione dovesse peggiorare rapidamente, con un aumento del numero dei casi e dei ricoveri, allora bisognerebbe pensare a provvedimenti più incisivi».

Alcuni, ma pochi, casi di infezione con vaccinazione completa

Nel frattempo in Svizzera si contano 391 casi di infezione da Covid malgrado una vaccinazione completa. Secondo l’Ufsp, il numero è basso e rientra nelle previsioni. Infatti finora sono stati somministrati nella Confederazione quasi 8,95 milioni di dosi di vaccino. Il 47,66 per cento delle persone che si possono vaccinare ha ricevuto le due dosi. Delle quattrocento che si sono infettate nonostante l’immunizzazione, 92 hanno dovuto essere ricoverate e 18 sono morte. L’Ufsp sottolinea anche che la prima cifra è sottostimata. Ci sono persone ammalate che non sono state registrate né in un ospedale né come pazienti ambulatoriali. I dati reali dovrebbero essere quindi un po’ più alti. Nonostante questa incertezza – prosegue l’Ufficio – il numero di casi di persone completamente vaccinate che si infettano è basso ed è in linea con le attese.