Drastica la diminuzione di ossidi di azoto. I livelli degli inquinanti sono comunque oltre i limiti stabiliti
Le condizioni meteorologiche dello scorso anno avrebbero potuto favorire l’accumulo d’inquinanti nell’aria, ma grazie al lockdown si è registrata una drastica diminuzione delle emissioni di ossidi di azoto. È quanto emerge dal rapporto 2020 ‘Qualità dell’aria in Ticino’ a cura del Dipartimento del territorio (Dt).
Diminuzioni che comunque non permettono di rispettare tutti i limiti stabiliti dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico (OIAt): nel mirino il diossido di azoto (NO2), l’ozono (O3) e le polveri fini (PM10). Il primo ha registrato il calo più importante. Il 70 per cento degli ossidi di azoto viene prodotto dal traffico stradale, calato in alcuni periodi del 2020 a causa delle misure di contenimento contro la pandemia di Covid–19. “Ciò si traduce nel raggiungimento, per il terzo anno consecutivo, di nuovi minimi storici per le medie annue del diossido di azoto – scrive il Dt –. Per l’ozono e le polveri fini, la cui origine dipende da più fonti, la relazione tra le misure di contenimento e la variazione del rispettivo carico ambientale è invece meno marcata, con l’influsso della meteorologia che risulta essere preponderante”. I primi tre mesi del 2020 sono stati caratterizzati “dall’inverno più mite registrato dall’inizio delle misurazioni, con i mesi di gennaio e febbraio eccezionalmente privi di precipitazioni”. Queste condizioni “hanno favorito un aumento generalizzato delle medie annue di polveri fini (PM10 e PM2.5), mentre un’estate meno calda e soleggiata ha portato a una diminuzione delle ore di superamento del valore limite orario per l’ozono”.
Per far fronte a questa situazione non conforme alla legge e contrastare l’inquinamento occorre “implementare i provvedimenti adottati nel 2018 dal Consiglio di Stato tramite il Piano di risanamento dell’aria – viene scritto nello studio –. Due sono le strade da percorrere: da un lato il ricorso a provvedimenti tecnici in grado di diminuire le emissioni alla fonte, dall’altro la riduzione dei consumi, per esempio i chilometri percorsi in auto”. Rispetto agli anni Novanta le misure di risanamento hanno avuto dei buoni risultati, con la riduzione “di circa la metà delle emissioni”.
L’inquinamento atmosferico presenta però delle “differenze regionali e locali notevoli, poiché è caratterizzato dal tipo di sostanza inquinante e dipende dalle fonti di emissione, dalla posizione geografica, dall’orografia e dalle condizioni meteorologiche”, si legge nel rapporto. Inoltre la rete di rilevamento viene “continuamente adeguata alle mutevoli situazioni di carico (dovute per esempio alla realizzazione di impianti) e alle esigenze riguardanti la salute pubblica che ne derivano. Si riconsiderano i vecchi compiti e si definiscono nuovi obiettivi e strategie, organizzando per esempio campagne di misura mirate. La scelta dei luoghi di rilevamento è accuratamente ponderata per garantire la massima rappresentatività nel monitoraggio”.
I dati vengono trasmessi e pubblicati praticamente in tempo reale ed è possibile consultarli tramite il sito www.ti.ch/oasi o sull’applicazione gratuita per smartphone ‘airCHeck’. “Questa velocità di trasmissione e di elaborazione delle informazioni permette inoltre d’intervenire immediatamente in caso di forte inquinamento – prosegue il rapporto –. Da una parte le autorità possono adottare il concetto di ‘misure d’urgenza’ nel caso di episodi di smog acuto, mentre dall’altra la popolazione può informarsi e adattare i propri comportamenti in funzione dei livelli d’inquinamento atmosferico presenti”.