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Qualità dell’aria, nel 2023 il miglior dato

Risultato positivo cantonale legato a condizioni meteo in linea con i cambiamenti climatici e favorevoli alla diluizione degli inquinanti atmosferici

In sintesi:
  • Buone notizie per tutti e tre gli inquinanti principali, ovvero diossido d’azoto, ozono e polveri fini
  • Nonostante il marcato miglioramento della qualità dell’aria, anche nel 2023 vengono ancora superati alcuni limiti di legge
‘Sempre più determinante negli ultimi anni anche il progresso tecnologico’
(Ti-Press)
24 luglio 2024
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La qualità dell’aria nel 2023 è stata la migliore dall’inizio delle misurazioni. È quanto emerge dal rapporto ‘Qualità dell’aria in Ticino’ pubblicato dal Dipartimento del territorio, in cui viene spiegato come, “nella serie di risultati positivi per la qualità dell’aria inanellati nel corso degli ultimi anni, il 2023 si presenta per tutti e tre gli inquinanti principali – diossido d’azoto, ozono e polveri fini – e in gran parte delle località monitorate come il miglior anno dall’inizio delle misurazioni”.

‘Raggiunti nuovi minimi storici’

Il risultato positivo dello scorso anno è da ricondurre a condizioni meteorologiche in linea con i cambiamenti climatici ed eccezionalmente favorevoli alla diluizione degli inquinanti atmosferici. Fattori che, stando al rapporto, hanno portato al raggiungimento di “nuovi minimi storici, dopo che nel 2022 si era registrato un temporaneo aumento delle immissioni di ozono e di polveri fini, nonché una stagnazione delle concentrazioni di diossido di azoto, con molti valori peraltro sempre vicini ai minimi storici registrati negli anni precedenti”. Non solo. “Oltre all’evidente influsso delle condizioni meteorologiche sulle concentrazioni di inquinanti perlopiù positivo nel 2023 – viene evidenziato –, sempre più determinante negli ultimi anni è però anche quello attribuibile al progresso tecnologico nei principali ambiti delle attività umane (traffico, settore industriale, economie domestiche), nel contesto di un’evoluzione positiva in atto ormai da diversi decenni”.

Ancora superati però alcuni limiti di legge

In tal senso, non va però dimenticato come, nonostante il marcato miglioramento della qualità dell’aria, anche nel 2023 vengano ancora superati alcuni limiti di legge: “In tutte le zone del Cantone (urbane, suburbane e rurali) – rimarca lo studio – per quanto riguarda l’ozono e in alcune zone del Sottoceneri per quanto riguarda le polveri fini. Per il diossido di azoto la situazione è invece conforme nelle zone rurali e periferiche, mentre permane non conforme negli agglomerati del Sottoceneri e lungo i tratti di strada più trafficati”. Resta però “particolarmente incoraggiante per l’evoluzione delle concentrazioni la marcata diminuzione dei valori registrati nel 2023 rispetto alla media dei cinque anni precedenti, a ulteriore dimostrazione del fatto che ci si trova di fronte a una solida evoluzione positiva dettata da soprattutto un’effettiva diminuzione delle emissioni piuttosto che da condizioni meteorologiche favorevoli”.

‘Osservati costanti progressi’

In trentacinque anni di misurazioni della qualità dell’aria in Ticino, rileva quindi lo studio, “si sono osservati costanti progressi”. E spiega: “Le concentrazioni dei principali inquinanti hanno fatto registrare riduzioni importanti”. La tendenza al miglioramento è dunque chiara, seppur con differenze importanti a dipendenza della sostanza inquinante: “Le concentrazioni degli inquinanti emessi direttamente da una fonte di emissione – viene chiarito –, i cosiddetti inquinanti primari, quali il diossido di zolfo, il monossido di carbonio, il diossido di azoto, e parzialmente primari, come le polveri fini, sono diminuite in modo notevole”. Per quanto concerne invece l’ozono, un inquinante a carattere secondario che si forma in un secondo tempo a partire da altre sostanze inquinanti, non mostra una chiara tendenza. “I processi chimici che portano alla creazione dell’ozono – osserva il rapporto – sono molteplici e perlopiù complessi, con una conseguente grande variabilità dei valori rilevati di anno in anno”.

L’ozono e le polveri fini hanno infatti un tipico andamento stagionale, che dà origine rispettivamente allo smog estivo, del quale l’ozono è il principale indicatore, e allo smog invernale, caratterizzato da elevate concentrazioni di polveri fini. Oltre che dalle condizioni meteorologiche, si legge, “le concentrazioni di inquinanti nell’aria che respiriamo sono determinate dalle emissioni locali e dallo stato dell’aria a livello regionale, nazionale e continentale”.

‘Anche l’inquinamento atmosferico ha una dimensione economica’

Come detto, i cambiamenti climatici alterano la frequenza, l’intensità e la distribuzione sull’arco dell’anno delle condizioni meteorologiche che influenzano la qualità dell’aria. “Condizioni stabili di alta pressione durante il periodo estivo, combinate con temperature elevate, – illustra il rapporto – favoriscono la formazione dell’ozono. In inverno le inversioni termiche durature possono invece portare a un aumento delle concentrazioni di polveri fini e di diossido di azoto”. Tant’è che, secondo gli scenari climatici elaborati in ambito scientifico, in futuro le condizioni stabili di alta pressione sull’Europa centrale potrebbero verificarsi più frequentemente, con un conseguente prolungamento dei periodi con alte concentrazioni di ozono, i quali oltre al periodo estivo comprendono sempre di più anche la primavera e l’autunno. Ma anche. “A causa dell’aumento della temperatura – viene messo in luce – è probabile che gli episodi invernali di elevato inquinamento atmosferico si verifichino meno frequentemente e con minore intensità”. Le temperature medie più elevate prolungano poi il periodo di vegetazione: “Il periodo in cui l’aria è inquinata dai pollini delle piante allergeniche – emerge – potrebbe di conseguenza prolungarsi”. Non da ultimo. “Così come altri effetti derivanti dai cambiamenti climatici – osserva l’analisi – anche l’inquinamento atmosferico ha una dimensione economica: per esempio, oltre ai costi derivanti dagli effetti sulla salute, l’aumento delle concentrazioni di inquinanti nell’aria ha un impatto negativo sulle rese agricole”.