Ticino

La 'cacerolada' del Molino alle Orsoline

Gli autogestiti protestano con fischietti e percuotendo pentole in occasione della seduta di Gran Consiglio. Dimostrazione finora pacifica.

(Ti-Press)
21 giugno 2021
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Il Molino ha deciso di farsi sentire davanti a Palazzo delle Orsoline, oggi che all’interno si riuniva il Gran Consiglio. Lo ha fatto coi fischietti e con coperchi e padelle usati a mo’ di percussioni. Un centinaio di persone pacifiche ha rivendicato così il diritto all’esistenza dell’autogestione dopo la demolizione parziale dell’ex macello. Niente polizia in divisa, solo tre custodi discreti a buttare un occhio all’ingresso dell’assemblea.

Oltre al baccano della ‘cacerolada’ ci sono tanta musica, due striscioni – ‘Sblocchiamo Lugano’, ‘Il Molino vive nelle strade’ – e un piccolo muro, costruito con macerie per sottolineare la differenza tra il centro sociale e chi lo avrebbe demolito. Ovvero la politica della «violenza di palazzo», come ha detto una ragazza nell’inaugurare una serie di discorsi sporadici, e più precisamente il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi: «Troviamo che col suo silenzio confermi di essere tra gli artefici dello sgombero, delle ruspe, della demolizione».

Di rientro dalla pausa caffè, alcuni deputati leghisti e liberali sono stati subissati dai fischi e da qualche insulto, ma  l’atmosfera generale è rimasta rumorosamente tranquilla. Passate le sei di sera un violento acquazzone ha costretto la maggior parte dei presenti ad abbandonare la piazza: solo una dozzina di stoici, bagnati fradici, è rimasta sul posto. La serata prosegue alle 19.30 con un’assemblea pubblica al Liceo di Bellinzona.

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