Il Consiglio di Stato ha condannato a pena pecuniaria la ditta alla quale sono stati subappaltati i lavori di falegnameria
Sul cantiere pubblico della banchina di Riva Vela a Lugano è stata commessa una “grave violazione della Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb)”. A due anni dai fatti e dall'apertura delle inchieste, arriva una prima condanna. Il Consiglio di Stato (Cds) ha condannato a una pena pecuniaria la Edil Global Services (Egs) Sa: 900 franchi, ossia il 10% del valore della commessa interessata, ai quali se ne aggiungono 100 di pagamento di spese e tassa di giustizia. La società non è invece stata condannata all'esclusione dell'aggiudicazione di appalti pubblici, ossia l'altra possibile sanzione in casi di malaedilizia come questo, in quanto nel frattempo è fallita. Politicamente, una nuova tegola, sul Municipio di Lugano, in un periodo già non facile a causa delle segnalazioni conseguenti alla controversa demolizione del centro sociale autogestito Il Molino.
La vicenda risale al 2019 ed è stata scoperchiata da Unia. Durante l'estate sono avvenuti i lavori di costruzione dell'ampio pontile. Un'opera necessaria per più ragioni: dotare la città di un attracco temporaneo in pieno centro, la riqualifica della zona e non da ultimo l'edificazione di una struttura che potesse ospitare piccoli eventi giornalieri. Costo complessivo: 230'000 franchi. Il mandato diretto era stato attribuito allo studio dell'architetto Bruno Huber, che a sua volta aveva promosso tre procedure a invito per la falegnameria, la metalcostruzione e i lavori edili speciali. Col beneplacito del committente, ossia la Città, lo studio d'architettura ha scelto l'offerta meno costosa premiando la Franco Dell'Oro Sa, che offriva prezzi inferiori del 33,5% rispetto alla concorrente più cara e del 18,5% rispetto all'altra. La Dell'Oro tuttavia è attiva prevalentemente in arredamento d'interni per bar e ristoranti e ha subappaltato infatti i lavori di falegnameria alla Egs. Un'offerta, sottoposta al Municipio, inizialmente di 66'000 franchi, lievitati poi a quasi 71'000. Il valore delle opere subappaltate è invece di 9'300 franchi circa.
Ad accorgersi che qualcosa non quadrasse, il sindacato: durante alcuni controlli effettuati nell'estate del 2019, Unia ha rilevato sul cantiere unicamente la presenza di operai della Egs, segnalando il caso all'Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche (Uvcp), che da lì a poco ha avviato un procedimento nei confronti della Dell'Oro. Quest'ultima si è difesa sostenendo che si trattasse di prestito di manodopera e non di subappalto. Quest'ultimo infatti, in questo caso, era da considerarsi illecito. “Dai fatti emersi si ravvisa un caso di subappalto e/o cessione del contratto non autorizzato e, in ogni caso, vietato” dalla LCPubb, sottolinea il governo. Inoltre, come ricostruito dal Cds, la committente è venuta a conoscenza del subappalto solo a lavori già conclusi, mentre lo studio d'architettura a lavori iniziati. Intanto, lo scorso settembre, l'Uvcp ha esteso il procedimento amministrativo alla Egs.
E l'esecutivo cantonale ha chiarito: “Le prestazioni fornite dalla ditta Edil Global alla ditta Dell'Oro non possono in nessun modo essere considerate prestito di manodopera”, stroncando in tal modo la difesa iniziale. “Dal profilo oggettivo la violazione del divieto di subappalto, come pure la cessione del contratto, è da considerarsi grave – evidenzia il Cds –. La ditta Edil Global è intervenuta sul cantiere in subappalto e/o cessione del contratto senza consenso del committente. Inoltre tali prestazioni non possono essere considerate marginali, in quanto risulta che sul cantiere abbiano operato unicamente gli operai della stessa (dell'Egs, ndr). In più sono state subappaltate opere che corrispondono a circa il 13% dell'intera commessa. Dal profilo soggettivo non si può dedurre che la ditta Global Edil conosca perfettamente i meccanismi governanti l'aggiudicazione delle commesse pubbliche nel Canton Ticino. Inoltre occorre rilevare che la ditta Edil Global è, nel frattempo, fallita”.
Un fallimento contro il quale Unia ha puntato il dito sin dall'inizio, inserendolo nel solco dei «fallimenti a scopo di lucro», come sostiene il sindacalista Matteo Poretti. Prima della Egs – che secondo il sindacato ha lasciato un buco di circa 1,2 milioni di franchi fra salari non corrisposti, mancati pagamenti di Iva, oneri sociali e imposte alla fonte – era fallita nel 2018 anche la Ringhio Sa, con uno scoperto quantificabile fra 600'000 e 1'000'000 di franchi, e anch'essa riconducibile alla stessa proprietà. Debiti dovuti, secondo il sindacato, a prezzi fuori mercato per accaparrarsi i concorsi e riversati poi sulle spalle dei contribuenti. E proprio contro il titolare Unia ha sporto denuncia penale nell'autunno del 2019, in quanto avrebbe giocato d'azzardo appropriandosi dei contributi della previdenza professionale. «Il procedimento è ancora pendente, non abbiamo più saputo nulla», ci dice a tal proposito Poretti. Come nulla si sa, per ora, per il procedimento aperto dall'Uvcp nei confronti della Dell'Oro Sa: «Si potrà conoscere solo l'eventuale pena finale, una volta che la sentenza sarà cresciuta in giudicato». Sul caso, a suo tempo, si era espressa a suo tempo anche l'Associazione svizzera fabbricanti mobili e serramenti, che in una lettera inviata a Municipio e Consiglio comunale aveva domandato l'istituzione di un'inchiesta indipendente. “Almeno una ventina di ditte locali potevano svolgere il lavoro richiesto” aveva sottolineato l'associazione di categoria, riferendosi ai lavori subappaltati.
Sulla vicenda della banchina l'esecutivo cittadino si era già mosso convocando un audit interno che aveva confermato le irregolarità. E pur non avendo aperto procedure amministrative, la Città aveva richiamato ufficialmente con due distinte lettere l'alto funzionario e l'architetto (seppur un esterno) coinvolti. «Ma ciononostante, anche dopo l'apertura dell'inchiesta, la Città ha continuato ad affidare lavori alla Dell'Oro Sa – evidenza il sindacalista –: dall'11 novembre al 31 dicembre ha ricevuto ben sette incarichi diretti, per una cifra complessiva di circa 101'000 franchi». L'inchiesta era stata aperta ma, e ancora oggi non se ne ha notizia, non è stata conclusa e vale pertanto la presunzione d'innocenza. Si pone comunque una questione di opportunità, che abbiamo girato al vicesindaco di Lugano Michele Foletti. «Se una ditta presenta tutta la documentazione corretta in base alla LCPubb, vuol dire che gli può essere conferito il mandato. Dal punto di vista legale, finché non c'è una condanna con un'inibizione a partecipare a concorsi, non ci sono motivi per escluderli – spiega il municipale responsabile delle procedure dei concorsi pubblici della Città –. Inoltre, in quel settore, determinati prodotti li hanno pochissime aziende nel nostro cantone». Di avviso opposto Poretti: «La presunzione d’innocenza legale non cancella il dovere di responsabilità politica del Municipio: informato da settembre 2019 dell’apertura di un’inchiesta, per altro palese, l’esecutivo avrebbe dovuto almeno attendere la sua fine prima di premiare la Dell’Oro SA con nuove commesse, addirittura su incarico diretto. Questo modo di agire non aiuta assolutamente chi cerca di combattere fenomeni quali il dumping, il subappalto illegale, la distorsione della concorrenza. Il Municipio non ha dato un messaggio positivo in questo senso…».