laR+ Mendrisiotto

‘Scontro’ tra giovani e polizia al campus

‘In una ventina si sono scagliati contro gli agenti’. Ma gli studenti contestano: ‘Non è andata così’

Villa Argentina, luogo di ritrovo anche nelle settimane scorse (Ti-Press)
19 giugno 2021
|

Una festa tra ragazzi, come tante altre, per suggellare la fine del corso di laurea per alcuni degli ormai ex studenti dell’Accademia di architettura. Il tutto condito con l’euforia del momento, forse qualche bicchiere, e la musica a tutto volume nello scenario del campus universitario a Mendrisio. Una serata andata oltre l’orario limite, certo, ma soprattutto finita male, tra manganelli e spray al pepe. Tutto parte da una segnalazione, con tutta probabilità di un vicino, che lamenta schiamazzi e decibel sopra il sopportabile alle tre di notte. Ciò è sufficiente a far dirigere sul posto due pattuglie della Polizia della Città. Morale: per una notte il Parco si trasforma in un terreno di scontro nella versione istituzionale, nella scena di un’azione sopra le righe da parte della Polizia agli occhi dei ragazzi. Secondo la ricostruzione della Polizia cantonale, da una parte c’era una ventina di giovani – come detto studentesse e studenti –, dall’altra la Polizia, a dar man forte al Corpo cittadino, la Cantonale e la Polizia comunale di Chiasso. Solo così, fanno sapere in una nota ufficiale, si è riusciti a riportare la normalità. Il caso, però, non è chiuso. Aperta un’inchiesta, si è registrato il ferimento di sette persone e due arresti. Ma al di là del bilancio numerico, per i giovani non è andata proprio così.

Vista dalle istituzioni

Agli occhi delle istituzioni è bastato il tentativo degli agenti di verificare quanto stava accadendo per far prendere una brutta piega alla situazione. In quel momento, secondo quanto riferisce la Polizia, “una ventina di giovani, con ruoli diversi, si sono ripetutamente avventati contro gli agenti, impedendone l’operato e lanciando dei sassi”. Il bilancio? Nella colluttazione quattro agenti della Polizia della Città, due agenti in formazione della Polizia di Lugano, presenti a Mendrisio per uno stage formativo, e uno dei giovani hanno riportato delle ferite che hanno richiesto il trasporto al Pronto soccorso per accertamenti medici. Il ragazzo finito all’ospedale è una delle persone poi messe in stato di arresto, un 26enne cittadino francese. Il quale, stando a nostre informazioni, ieri è stato prelevato dalla struttura ospedaliera per essere trasferito in carcere. Con lui è finito in manette anche un 29enne romando.

Identificati diversi dei protagonisti

Se per conoscere l’esatta dinamica dei fatti, occorrerà, quindi, attendere le risultanze dell’indagine, quanto avvenuto al campus universitario ha già portato, come detto, a interrogatori e misure restrittive. La Polizia cantonale fa sapere altresì che diversi altri protagonisti sono già stati identificati. La loro posizione adesso si trova al vaglio degli inquirenti. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono pesanti: aggressione, rissa, lesioni semplici, vie di fatto, violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, impedimento di atti delle autorità.

Erez: ‘La violenza non è mai accettabile’

E a reagire, anche duramente, nel corso della giornata di ieri è stato pure il rettore dell’Università della Svizzera italiana Boas Erez, autore di una mail indirizzata a studenti e collaboratori. “Una aggressione fisica ad agenti di polizia che stavano svolgendo il proprio lavoro, perché chiamati nel cuore della notte per disturbo alla quiete pubblica, è un fatto grave e preoccupante”, si legge nello scritto. L’Usi ha espresso solidarietà agli agenti intervenuti e si è messa a disposizione degli inquirenti per fare chiarezza sui fatti. “Saremmo molto dispiaciuti – annota Erez – di apprendere che studenti dell’Accademia fossero direttamente implicati”. E prosegue: “Sappiamo che anche essere giovani è complesso in questo periodo storico, ma ciò non giustifica simili comportamenti: la violenza non è mai accettabile”. L’invito, quindi, rivolto alla comunità accademica coinvolta è quello di collaborare e “riportare la conversazione sui binari di un dialogo costruttivo”.

Maffi: ‘Ne parleremo con l’Usi’

Il capo dicastero Sicurezza Samuel Maffi è ancora sorpreso per come, in un attimo e con grande facilità (sottolinea), si sia passati dalle parole ai fatti. E aver visto i postumi dello scontro sui suoi uomini ha corroborato quel pensiero. «Quanto è successo – commenta a ‘laRegione’ – è qualcosa di grave, ma anche di eccezionale. Un evento che non è riconducibile al fenomeno del disagio giovanile. Durante il confinamento a causa del Covid-19 il Municipio ha messo in campo una strategia, attivando gli operatori sociali, facendo leva sulla Polizia di prossimità e introducendo anche la figura dei City Angels, proprio nell’ottica di monitorare la situazione e preferire il dialogo». Cambierà il vostro atteggiamento? «Su Villa Argentina non vi sarà una particolare strategia. Si terrà semmai la guardia alta». Si prevedono misure? «Se ne discuterà, immagino, in seduta. Ci sarà piuttosto una presa di contatto con l’Università della Svizzera italiana – il rettore e il sindaco Samuele Cavadini si sono già sentiti, ndr – in nome del buon vivere comune, dell’istituzione, del Comune e della cittadinanza».

Gli studenti

‘Non è andata così’

«Sì stavamo festeggiando la fine del diploma, ma nello spiazzo cementato all’ingresso del Canavée, sede dell’Accademia di architettura». Parlano alcuni degli studenti che nella notte su venerdì erano lì, al campus. «La Polizia – spiegano a ‘laRegione’ – è giunta sul posto e abbiamo subito spento la musica. Gli agenti si sono annunciati, testualmente, con un ‘avete rotto i coglioni con questa musica’. Al che una di noi si è rivolta loro chiedendo di usare toni più consoni e professionali. A quel punto il ragazzo francese (poi arrestato, ndr) ha applaudito, battendo due volte le mani». E lì cosa è successo? «Quattro agenti gli si sono avvicinati. E lui, spaventato, ha iniziato a correre nel parco di fronte, seguito dai poliziotti. Alcuni studenti hanno seguito la scena per accertarsi che i modi fossero leciti. Il ragazzo è però inciampato davanti al muro vicino all’entrata, sul retro del bar Vignetta. Poi è stato placcato dagli agenti armati di manganelli telescopici, e trattenuto a terra. Nel frattempo, c’era chi supplicava di farlo rialzare. Il nostro amico stava sanguinando e sembrava sotto shock. Per tutta risposta, per disperderci hanno spruzzato lo spray al peperoncino e ci hanno intimidito usando i manganelli». Il ragazzo francese, intanto, ci raccontano, riesce a rialzarsi e riprende a correre verso il parcheggio delle bici. «Ma è stato nuovamente placcato e lo hanno portato in macchina». In quel momento arrivano i rinforzi. «Lì è iniziata una discussione animata da entrambe le parti per cercare di capire le ragioni delle aggressioni – ricostruiscono –. Durante queste discussioni due ragazzi sono stati ripetutamente spintonati a terra perché stavano filmando, ed è stato loro sottratto il telefono». Anche fra gli studenti, dicono, in nove hanno riportato evidenti lesioni. In due hanno avuto reazioni allergiche e sono finiti al Pronto soccorso. Mentre non hanno visto agenti all’ospedale. I ragazzi contestano con forza anche di aver lanciato oggetti contro gli agenti. Sul posto, certificano, non c’erano né sassi né bottiglie. E la lettera del rettore? «Affrettata e unidirezionale».