Un ulteriore atto formale (l'ultimo?) verrà intimato dal Municipio al centro sociale. La vicenda torna all'ordine del giorno del Gran Consiglio
Sembrano allungarsi i tempi per lo sgombero degli autonomi del Molino dall'ex Macello di Lugano, loro sede 'provvisoria' da oramai quasi vent'anni. Il Municipio di Lugano ne ha discusso nella sua seduta settimanale di mercoledì: la procedura di sfratto, per farla breve, si starebbe rivelando del tutto simile a quella prevista nei normali contratti di affitto, anche se qui siamo di fronte a un accordo sottoscritto nel dicembre 2002 dal Consiglio di Stato, dalla Città e da rappresentanti dell'autogestione sotto forma di convenzione che equivale a una concessione. Da quanto è emerso, occorre l'invio di un ulteriore atto formale agli occupanti di una parte del sedime situato lungo il fiume Cassarate, prima di procedere con l'esecuzione dello sgombero.
L'entrata in carica di due nuovi membri a Palazzo civico non avrebbe peraltro cambiato gli equilibri all'interno dell'esecutivo, dove restano contrari allo sgombero i soli Roberto Badaracco (Plr) e Cristina Zanini Barzaghi (Ps). Da quanto è trapelato, la nuova municipale liberale-radicale Karin Valenzano Rossi, toccata dal dossier in quanto titolare del Dicastero sicurezza e Spazi urbani, dopo aver lanciato un appello al dialogo, avrebbe manifestato l'intenzione di proseguire nell'iter di sgombero, sulla strada tracciata dalla maggioranza del precedente Municipio (e dal suo precedessore, il vicesindaco Michele Bertini). Come noto, ormai tutti e tre i municipali della Lega dei ticinesi sono favorevoli allo sfratto, mentre l'altro neoeletto, il popolare democratico Filippo Lombardi, non si sarebbe ancora espresso. Questo è almeno ciò che è filtrato dalla sala di Palazzo Civico, in attesa di comunicazioni meglio dettagliate da parte del Municipio che non avrebbe proceduto a una nuova votazione dopo quella di metà marzo.
Dunque, si procede sulla strada tracciata un mese prima delle elezioni comunali, ossia l'allontanamento dall'ex Macello, se necessario forzato, degli autonomi che, dal canto loro, non ne vogliono sapere di lasciare gli spazi ottenuti nel 2002. Tutta da ri-verificare a questo punto la tempistica, dal momento che la cosiddetta esecuzione forzata comporta un ulteriore step. E un inevitabile allungamento della tempistica. Senza contare che la questione è all'ordine del giorno della prossima seduta di Gran Consiglio, con una votazione annunciata su rapporto unico firmato una ventina di giorni fa a quattro mani dai deputati Tiziano Galeazzi (Udc) e Raoul Ghisletta (Ps) della Commissione Sanità e sicurezza sociale. Un rapporto che chiede al Consiglio di Stato di fare la sua parte cercando un mediatore fra le parti che possa andare bene a tutti, attivandosi concretamente per la ricerca di una soluzione nel delicato ambito dell'autogestione ticinese. Nel frattempo, l'Aida (Associazione idea autogestione) e il ForumAlternativo hanno rilanciato il tema del riconoscimento dell'autogestione da parte dell'autorità, quale primo passo per avviare un dialogo fra le parti in vista di trovare un accordo.
Il Municipio è nel frattempo stato investito da una polemica proveniente dal Movimento per il socialista (Mps) che gli contesta di aver organizzato un sondaggio popolare sul Polo sportivo e degli eventi, in contemporanea (e in conflitto) con la fase di raccolta delle firme contro il Pse promossa dallo stesso Mps insieme a Verdi e Associazione traffico e ambiente. "Condotto da un’azienda specializzata nazionale (intervista.ch) sarebbe stato commissionato, come si può leggere nell’invito, “dai responsabili di progetto” (la lingua, come si vede, zoppica un po’ e sembra misconoscere l’uso delle preposizioni articolate: ma è normale visto che l’ampio sito di intervista.ch non ha una sezione in italiano…). Si può dedurre quindi che a commissionare questo sondaggio sia stato l’esecutivo della città: anche perché i nominativi dei cittadini e delle cittadine che hanno ricevuto l’invito a partecipare sono stati sicuramente forniti dall’autorità comunale. E invece, ci risponde Roberto Badaracco, capo del Dicastero Cultura, sport ed eventi, "Non è un sondaggio organizzato dalla Città e non vengono impiegati soldi pubblici. E comunque non ci permetteremmo mai di interferire con un referendum o la raccolta delle firme" dice Badaracco: Il Municipio sarebbe fondamentalmente all'oscuro di questa iniziativa, presa a quanto pare da un gruppo di sostegno al progetto di Polo sportivo.