Campione d'Italia e molti clienti anche ticinesi e svizzeri piangono Aldo Molina da cinquant’anni nel negozio di piazza Roma, morto improvvisamente mercoledì
Sotto le sue forbici e i suoi pennelli da barba sono passati dai bambini agli anziani. Uomini che in cinquant'anni si sono affidati alla cura di capelli e baffi in quella piccola bottega di piazza Roma, da sempre punto di incontro per chi, fra un taglio e uno shampoo, amava scambiare con "l'Aldo" i commenti di un post-partita o le bizze della meteo. Oggi un intero paese, Campione d'Italia, e non solo – moltissimi i clienti anche ticinesi – lo piangono. Mercoledì in serata un infarto lo ha portato via, chiudendo per sempre quel negozio dove Aldo Molina, classe 1945 con lo spirito di un ragazzino, ha lavorato per circa mezzo secolo. Dai tempi dello storico gerente, Antonio 'Antoine' Presti, fino a pochi giorni fa, quando la serrata è stata imposta dalla zona rossa lombarda, Aldo ha fatto della sua professione un vero e proprio stile di vita: cordiale, disponibile, attento alle esigenze e alle richieste della clientela, sempre sorridente, paziente con i ritardatari, «amico di tutti», come lo ricorda Engin Keles, che da anni condivideva con lui lo spazio di una manciata di metri, giusto la distanza fra la porta del Bar Campione e l'entrata del noto barbiere.
«Aldo era uno dei simboli del nostro Comune – è il commosso ricordo di Engin a 'laRegione' –. Era una persona dolcissima, da lui potevi presentarti anche senza appuntamento e lui ti trovava sempre un posto, un momento libero per rispondere ai tuoi desideri. Si prendeva il tempo anche di chiacchierare ed era molto amato. Aveva clienti che una volta al mese arrivavano persino dalla Svizzera interna, da Zurigo, da Basilea, dall'intero Ticino, e che non hanno mai smesso di venire da lui. Personalità anche note, avvocati, magistrati, personaggi televisivi. Aveva, infatti, un suo stile di lavoro unico. Ricordo ancora, poco tempo fa, quando ha dovuto assentarsi per qualche settimana: in molti mi chiamavano al bar chiedendomi di lui, di quando avrebbe riaperto. Tutti i giorni, da tanti anni ormai, veniva da noi in attesa dei primi clienti del mattino, o fra un cliente e l'altro, e noi gli preparavamo il 'suo caffè'. Ci resterà nel cuore con, purtroppo, tanta amarezza per questa morte così inattesa... Un pezzo grande di Campione, e non sono parole di circostanza, se ne è andato davvero...».
Davanti alla sua bottega si sono così riuniti in giornata alcuni suoi clienti e amici più affezionati. Faticano a credere che "Aldo non ci sia più". Era su quella piazza una presenza costante, un centro prezioso di aggregazione, soprattutto negli ultimi tempi, quando l'enclave si è vista, nel giro di pochi mesi, la vita ribaltata dalla chiusura del casinò, dall'entrata nello spazio doganale europeo e da tutto il resto. In molti si sono guardati negli occhi, costretti oggi dalle mascherine antivirus che, impedendo i contagi, celano anche i solchi della tristezza comparsi sui visi. In molti hanno avvertito il dolore reciproco e l'incapacità di comprendere quell'addio che nessuno si aspettava, non adesso, quando Aldo meditava di andarsene in pensione e godersi di più la famiglia. «È stata una figura molto importante per tutta la nostra comunità – ci ricorda il sindaco Roberto Canesi, che insieme a tutta l'Amministrazione comunale ha espresso il profondo cordoglio di tutti i campionesi –. Lo ricordiamo alla sua postazione, ancora insieme ad Antoine e in seguito pronto e impegnato a prendere in mano l'attività, sempre con il consueto entusiasmo e attaccamento per il nostro paese. Il suo negozio era fra quelli considerati storici, e per questo avvertiamo ora tutti un grande vuoto».
Quel silenzio riempito in giornata dai ricordi postati sui social, come quello di Germano: «Il nostro Aldo, un'icona del nostro paesello e parte di tutti noi... Oggi è come se avessero strappato un pezzetto del nostro cuore. È parte di noi... Ci mancherai moltissimo!». Chi, poi, ritorna indietro di decenni, quando bambina accompagnava il papà per la consueta sforbiciata: «Era frequentato naturalmente solo da uomini, ma non mi sono mai sentita 'fuoriluogo'. Bastava mi sedessi sul divanetto e Aldo arrivava a offrirmi una caramella. Mi piaceva molto quando prendeva il lungo rasoio e si dedicava all'incolta barba del cliente di turno, sembrava un pittore intento a riempire una tela. Quanto affetto e riconoscenza riservavano tutti ad Aldo, era un personaggio!». Lui che aveva le sue radici a Varese, dove viveva con la moglie e la figlia (alle quali, insieme ai familiari, presentiamo le sincere condoglianze della nostra redazione), aveva infatti trovato a Campione una ‘seconda casa’. Quella “dell’Aldo” appunto, come tutti lo chiamavano e come tutti oggi, campionesi e ticinesi, lo ricorderanno.