Il certificato proverà la vaccinazione, la negatività al test o la presenza di anticorpi e riguarderà I Paesi dell'Ue e dell'area Schengen
Liberi di viaggiare. A trasformare in realtà quello che per il momento è solo una chimera potrebbe essere il nuovo Pass Covid studiato dalla Commissione europea che spera così di salvare la libertà di movimento in Europa e aiutare l'economia e il turismo a riprendersi dopo l'annus horribilis della pandemia. Svizzera inclusa. Per il pass manca ancora l’unanimità degli Stati membri dell'Unione, ma trapela ottimismo per una formula che di fatto ridarebbe fiato all'economia e un senso di maggior libertà a cittadini ormai da un anno alle prese con le restrizioni.
Il certificato proposto da Bruxelles – e che verrebbe adottato anche da Svizzera, Liechtenstein, Islanda e Norvegia – sarà gratuito per i cittadini e consisterà in un Qr code da tenere nello smartphone o da stampare su carta, come quelli utilizzati per i biglietti aerei, con tre alternative per dimostrare di poter viaggiare: essersi sottoposti alla vaccinazione, essere risultati negativi a un tampone, oppure essere guariti dal Covid-19 e avere sviluppato gli anticorpi.
C'è, insomma, la possibilità di scegliere che strada percorrere per varcare le frontiere nazionali. E questo perché, hanno spiegato il commissario Ue per la Giustizia Didier Reynders e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, “non si tratta di un passaporto vaccinale” ma più semplicemente di una green card “per evitare divisioni e blocchi" tra i Paesi Ue "e facilitare gli spostamenti”.
Avere ricevuto il vaccino non sarà dunque un pre-requisito per viaggiare, elemento ritenuto chiave da più parti per evitare discriminazioni nei confronti di coloro che non avranno potuto vaccinarsi. Se la proposta sarà approvata così com'è dai leader Ue (e anche dalla Svizzera, che sarà parte attiva nei colloqui) nei prossimi mesi, i governi nazionali saranno obbligati a consentire l'ingresso e la libera circolazione di coloro che potranno esibire il pass. E questo varrà per tutti i vaccini approvati dall'Ema, ma non solo: anche gli altri antidoti sul mercato finora privi di autorizzazione europea, come lo Sputnik e il Sinovac, sono ammessi nel certificato, sarà poi facoltà delle autorità nazionali del Paese d'arrivo decidere se riconoscerne la validità. Per rendere operativo il pass a giugno e salvare la stagione turistica servirà tuttavia trovare un accordo come sempre non scontato tra i Ventisette. A insistere sull'urgenza dello strumento sono soprattutto la Grecia e i Paesi il cui Pil dipende in modo preponderante dal turismo. E proprio Atene nei giorni scorsi ha deciso di anticipare i tempi, annunciando isole Covid-free e assicurando che dal 14 maggio tutte le persone in possesso di vaccino o tampone negativo potranno trascorrere li le proprie vacanze. Una fuga in avanti seguita anche da Vienna, che ha fatto sapere che il suo certificato arriverà già ad aprile. “Non vogliamo attendere l'introduzione a livello europeo”, ha sollecitato il cancelliere Sebastian Kurz. Senza una strategia comune, il rischio è che si creino corridoi sanitari turistici che Bruxelles vorrebbe scongiurare. “Spero che si arrivi a una sintesi comune perché nessuno abbia vantaggi competitivi a scapito di altri”, ha ammonito il ministro del Turismo italiano Massimo Garavaglia.
In Svizzera gli ambienti turistici e dell'industria metalmeccanica vedono di buon occhio l'introduzione del certificato di vaccinazione europeo. In primis l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), che si è dichiarato “interessato a un'azione coordinata”. Oltre al passaporto di vaccinazione dell'Ue, la Confederazione terrà tuttavia presente anche i lavori in corso dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con il suo progetto "Smart Vaccination Certificate". Verranno esaminati “attentamente i risultati e le soluzioni per una possibile applicazione a livello nazionale”. Già ieri si è discusso della novità Ue in Consiglio Nazionale, riunito per la Legge Covid 19 che dovrebbe essere votata domani.
La Federazione svizzera del turismo ha ribadiato di sostenere “ogni volta che è possibile misure che riportano al turismo elvetico gli assolutamente necessari ospiti”. Questo perché i viaggi internazionali sono in crisi e il settore del turismo ha bisogno di poter pianificare per poter tornare a operare in modo ordinato. Solo in questa maniera, “può essere evitato un danno ancora maggiore”. La Svizzera, insomma, deve partecipare al passaporto vaccinale, “soprattutto per evitare svantaggi competitivi”. La Federazione, infine, chiede uno strumento che sia "il più semplice possibile da gestire, sia per la popolazione sia per le autorità".
Anche l'associazione dell'industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica Swissmem ha accolto con favore l'introduzione del pass valido a livello europeo e chiede “fin da subito che la Svizzera vi prenda parte”, ha detto ieri il direttore dell'organizzazione Stefan Brupbacher.
Per rassicurare anche i Paesi di partenza dei turisti più cauti sull'idea, come Germania e Francia, alcuni aspetti restano da chiarire. A partire dalla privacy, motivo di preoccupazione anche per l'Italia. I dati condivisi con il QR code sono ridotti all'essenziale, ha assicurato Bruxelles, precisando che riguardano la firma digitale dell'ente sanitario che ha eseguito la vaccinazione o dell'istituto che ha effettuato il tampone per garantirne la veridicità. Vi è poi da determinare la validità del certificato, che dipenderà dalle informazioni condivise. Per l'avvenuta guarigione l'indicazione dell'Ue è di concedere una validità massima di 180 giorni, mentre la durata si riduce per la regolarità di un risultato negativo da tampone. Più complessa la questione sull’immunità data dai vaccini: nell'auspicio che il 70% dei cittadini riceva la sua dose entro l'estate, l'Ue attende dati certi. Sperando che il pass possa servire solo fino a quando l'Oms non dichiarerà chiusa la pandemia.