Intragna, inchiesta interna e segnalazione alla Procura per la “bravata” nel reparto Alzheimer di alcuni dipendenti. Due si sono già licenziati
Si sono divertiti ad imitare goffamente un ospite del reparto Alzheimer della casa anziani. Poi hanno condiviso il video, girato con il telefonino, sulla chat di reparto. Indignato, un (o una) collega ha segnalato l'abuso a chi di dovere. Il risultato è a cascata: avvio di un'indagine amministrativa interna, segnalazione del caso al Ministero pubblico, due dimissioni fra il personale di cura (per evitare il licenziamento), nonché una sospensione che potrebbe scaturire in un ammonimento o addirittura nella disdetta del contratto di lavoro.
Sono i contorni della nuova tegola che si è abbattuta in questi giorni sull'istituto per anziani San Donato di Intragna. Protagonisti sono degli assistenti geriatrici, ma anche, a quanto appurato dalla "Regione”, un caporeparto di recente riassunto dalla struttura. Si tratterebbe di due frontalieri e di una persona domiciliata nel Locarnese. La bravata del video ai danni dell'anziano ospite è stata compiuta durante i turni lavorativi. Chi ha visto il filmato può raccontare di immagini, girate nelle camere e nei corridoi, in cui l'ospite della casa anziani viene imitato, deriso, di fatto umiliato. Un trattamento già di per sè molto grave – grottesco, se consideriamo che l'anziano ridotto a zimbello alloggia nel reparto Alzheimer – ma che assume contorni ancora più inaccettabili visto che la presa in giro è stata postata su una chat di reparto, e data così in pasto anche ad una maggioranza di colleghi che con derive del genere non vuole avere niente a che fare.
E niente a che fare con una situazione simile, c'è da giurarci, vorrebbe avere anche il Consiglio di Fondazione (CdF) della casa anziani, tra l'altro ampiamente rinnovato di recente. Un CdF che da noi interpellato conferma comunque integralmente i fatti. Lo fa tramite il suo presidente, Ottavio Guerra: «È in atto un’inchiesta amministrativa a carico di alcuni nostri collaboratori, rei di aver partecipato, durante il tempo di lavoro, come ”attori” e “registi” a un filmato, trasmesso su una “chat” del reparto, nel quale sembrano imitare il comportamento di un residente. La Direzione congiunta si è immediatamente attivata informando del caso l’Ufficio del medico cantonale. Questi, come da prassi, ha provveduto a una segnalazione al Ministero pubblico; l’inchiesta è tutt’ora in corso, per questo motivo non posso aggiungere altro. La Direzione congiunta ha pure informato i membri del Consiglio di Fondazione, i quali all’unanimità sostengono al 100% l’operato dei vertici. Nel frattempo tre collaboratori sono stati sospesi dalle loro funzioni». Oltre all'Ufficio del medico cantonale (che, raggiunto dalla “Regione”, non ha voluto commentare la vicenda), del caso è venuto a conoscenza anche l'Ufficio anziani del Dipartimento sanità e socialità.
I fatti risalgono agli scorsi giorni. La famiglia dell'ospite preso di mira dal personale di cura è stata tempestivamente informata dell'accaduto.
Mentre il Ministero pubblico procede con gli approfondimenti del caso, i vertici della struttura hanno dunque subito preso importanti provvedimenti. È comunque importante precisare che analizzando le immagini e la documentazione, è stato possibile dedurre che non è stata assolutamente usata violenza psicofisica nei confronti della vittima. Il fatto di aver girato il video, e di averlo poi diffuso, sono però considerati comportamenti incompatibili con gli standard etici, con la condivisione attraverso i social di immagini e video di una persona ricoverata nell'istituto. La salute dell'anziano non sarebbe comunque mai stata messa in pericolo. Si è trattato di un episodio isolato, che ha interessato il solo reparto della struttura nel quale i dipendenti finiti sotto inchiesta erano attivi. Non sembrano infine esserci altri video dello stesso tenore sulla chat. Saranno comunque le verifiche in corso a confermare (o smentire) queste supposizioni.
La notizia è ovviamente destinata a creare ulteriore scalpore dopo le polemiche che hanno coinvolto la struttura per anziani (che, lo ricordiamo, da lavoro a un centinaio di dipendenti tra assistenti di cura, infermieri, medici e personale della cucina) con la storia dei vaccini somministrati, a inizio anno, a membri del Consiglio di Fondazione che non ne avevano urgente bisogno.
L'uso e l'abuso dei telefonini fra il personale sanitario non è una novità in Ticino. Un caso eclatante è quello emerso all'Obv di Mendrisio fra gli addentellati dell'inchiesta scattata dopo l'arresto di un ex infermiere attivo nel reparto di Medicina 1, che avrebbe somministrato sovradosaggi medicamentosi tali da causare la morte di 17 pazienti, tutti malati terminali. Nell'indagine erano rimaste coinvolte altre persone: due collaboratori erano stati licenziati e altri tre ammoniti per violazione del codice interno, proprio in merito all'uso dei telefonini. Alcuni si erano scambiati immagini e video di pazienti anziani e allo stato terminale, e lo avevano fatto con commenti giudicati eticamente intollerabili. Altri tre avevano fatto commenti, sempre via WhatsApp, che violavano il codice di comportamento, etico e dentologico, promosso dall'Eoc.